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Eliogabalo è un’opera scritta nel 1667 da Francesco Cavalli, mai rappresentata fino al 1999, quando il Teatro dell’opera di Crema ha deciso di resuscitarla (Cavalli era di Crema). Lo stile è pre-barocco, e anche pre-Monteverdi, in un certo senso, anche se Cavalli aveva trent’anni di meno. Suona davvero come il “recitar cantando”: i personaggi parlano tra loro in recitativi interminabili, che solo raramente finiscono in un’aria.

Sicuramente quasi tutti ora penserete che sta roba è noiosissima, ma cosa vi devo dire, ha il suo fascino. Io mi sono veramente divertita. E’ un godimento diverso di quello delle opere successive, ma io trovo l’estetica di questa musica estremamente affascinante.

palais_garnier_drittaL’opera si dava al Palais Garnier, e per me era la prima volta. Che roba! Questo teatro è incredibile. Avevo visto molte foto, ma non ero affatto pronta all’opulenza e il lusso senza vergogna di questo edificio. Perfino le poltrone sono diverse da tutte quelle che ho mai visto: non si ripiegano in su, come in tutti i teatri del mondo, bensì sono come poltroncine vecchio stile, e sono molto confortevoli (c’è perfino un poggiapiedi, molto apprezzato). C’è il problema che, se qualcuno in mezzo alla fila vuole uscire, alzarsi in piedi non aiuta affatto: bisogna tutti uscire dalla fila, far entrare il ritardatario, e rientrare nella fila uno alla volta. Insomma, un casino.

La messa in scena era visivamente molto forte; l’avevo già vista nello streaming dal vivo la settimana scorso, quindi sapevo cosa aspettarmi. Nella sala era molto meglio (anche perché il regista cretino, come tutti, continuava a fare dei primi piani e si perdeva tutta l’idea di cosa si vede in scena), ma non è per tutti i gusti. A me è piaciuta molto. I costumi erano molto colorati ed eccentrici. Le mie amiche di Twitter li hanno detestati, durante lo streaming, ma io li ho trovati stupendi!

La storia si basa sulla vita di Eliogabalo, un bimbo-minkia diventato imperatore dell’impero romano a 14 anni o giù di lì. Ovviamente perse la testa. Si contornava di orde di ragazzi e ragazze a cui dispensava i suoi favori, e spendeva enormi quantità di danaro in feste e orge. Sesso, droga e rock and roll, come farebbe qualunque adolescente. Finì ucciso a 18 anni dai suoi stessi soldati di guardia, stufi marci delle sue esagerazioni.

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Franco Fagioli

Quindi l’opera racconta la storia di lui che corre dietro a diverse donne, molestando e violentandone diverse, e pianifica l’omicidio dei loro fidanzati, e in genere si comporta come un criminale idiota e debosciato. Franco Fagioli è stato assolutamente magnifico, in questa parte. Sembra un ragazzino, e ha recitato la parte dell’adolescente fuori controllo con facilità e faccia tosta. La sua voce è veramente bellissima, e, nelle poche arie che gli sono toccate, mi ha veramente toccato il cuore. La sua voce originale è sempre più affascinante. Capisce la musica antica, e la sua interpretazione è stata commovente, nonostante il personaggio sinceramente insopportabile.

Come ogni opera antica che si rispetti, c’erano un milione di personaggi. Il personaggio femminile principale era Flavia Gemmira, il primo oggetto delle brame di Eliogabalo, interpretata da Nadine Sierra. Sierra ha un timbro meraviglioso, la sua voce è rotonda e vellutata, e i suoi acuti sono molto sicuri. Mi è veramente piaciuta, la voglio sentire ancora. La sua padronanza della parola è veramente notevole, per una non madrelingua, e il suo personaggio è venuto fuori in 3 dimensioni, molto più degli altri, secondo me.

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Eliogabalo cerca di sedurre Flavia Gemmira

Il fidanzato di Gemmira, Alessandro (cugino di Eliogabalo), era il tenore Paul Groves: una voce acuta e sicura, un’interpretazione un po’ rigida, ma di nuovo un ottima padronanza dell’italiano. La sua voce ha notevole volume, senza passaggio discernibile; mi è piaciuto molto, e anche lui va sentito ancora.

Poi c’è un’altra donna bramata da Eliogabalo, che la violenta all’inizio dell’opera. Eritea era il soprano Elin Rombo, una voce più sottile di quella della Sierra, acuta e brillante. Buona, ma niente di che.

Il suo fidanzato, il capitano della guardia di Eliogabalo, Giuliano, era Valer Sabadus, un controtenore di cui ho sentito molto parlare, ma non l’avevo mai sentito dal vivo. La sua voce è quella di un controtenore più “standard”, un po’ deboluccia, temo, e metallica, ma senza le durezze di tanti altri controtenori. Ha cantato molto bene, e il suo personaggio è venuto fuori. Mi è piaciuto, ma non viaggerei solo per sentire lui.

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Eliogabalo fa il bagno nell’oro, circondato da bei ragazzi

Poi abbiamo una donna innamorata di Alessandro, Attilia, interpretata da Mariana Flores. La sua voce è rotonda e morbida, acuta, molto flessibile, ma la sua interpretazione era un po’ poco memorabile. Non ha una parte in cui sia facile brillare, a essere onesti.

Eliogabalo ha due servitori/consiglieri che lo sostengono e lo aiutano in tutte le sue pazzie, suggerendo inganni e perfidie per realizzare i suoi piani criminali. Matthew Newlin, tenore, era Zotico. Un buon attore, strillava un po’, ma sempre intonato. E’ sul palco dall’inizio alla fine, ma non ha arie. L’altra consigliera è Lenia, la vecchia balia, parte interpretata da un uomo, com’era costume nelle opere antiche per il personaggio comico della vecchia zitella (perfino Haendel ha uno di questi personaggi nel Giulio Cesare). Il cantante era Emiliano Gonzales Toro, che ha fatto un ottimo lavoro. Lenia ha due o tre arie, che gli sono riuscite molto bene. La sua recitazione cercava di essere comica, ma senza esagerazioni, e tutto sommato è stato uno dei migliori.

Il basso Scott Conner ha interpretato sia Nerbulone (un tizio di cui Lenia è innamorata) sia Tiferne (un gladiatore assoldato da Eliogabalo per assassinare Alessandro). Non c’è molto da dire, è bravo, ma non proprio memorabile

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Eritea, Lenia, e Flavia Gemmira

L’orchestra era la favolosa Cappella Mediterranea! Un’orchestra barocca, ovviamente, con magnifici cornetti al posto delle trombe. Il continuo, con due tiorbe, un arciliuto, due viole da gamba, e un paio di cembali, era costantemente al lavoro, essendo l’opera composta principalmente da recitativi, e hanno fatto un lavoro superbo. Il direttore Leonardo Garcia Alarcón fungeva anche da cembalista, ed è riuscito a tenere la macchina in movimento, senza mai lasciar cadere il fluire della musica. Questo è estremamente importante, in un’opera così a rischio di noia mortale. È stato bravissimo!

L’opera finisce con Eliogabalo che cerca di stuprare Flavia Gemmira e finisce ucciso dai suoi stessi soldati, con il suo corpo smembrato dalla folla inferocita. La stessa folla inferocita lincia Zotico e Lenia, e incorona Alessandro imperatore. Segue un quartetto (o piuttosto, un doppio duetto) delle due coppie riunite, cioè Gemmira e Alessandro, e Giuliano ed Eritea, ed è una delle cose più belle di tutta l’opera. Ricorda molto da vicino il duetto finale de L’incoronazione di Poppea, di Monteverdi, sia nel testo, sia nella realizzazione musicale. I quattro cantanti sono stati di grande spessore emotivo, in questo doppio duetto, che è insieme patetico e sensuale.

Una splendida serata di musica antica, con un magnifico Fagioli, un grande cast, e una meravigliosa orchestra.

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