Netrebko: la sua Tosca vive d’arte e vive d’amore

Ovazioni per il soprano a Piazza Plebiscito | d.ascoli.corriere@gmx.com - CorriereTv

Che si tratti di un’anteprima e non di una prova generale aperta non sfugge all’occhio dello spettatore smaliziato posto di fronte a Orchestra e Coro del San Carlo in abiti da concerto. Che si tratti di un’anteprima molto attesa lo si percepisce da una tensione palpitante di tutte le maestranze artistiche e tecniche impegnate, in piedi, mano sul cuore, al risuonare dell’Inno di Mameli. Che si tratti di un evento atteso lo si coglie dagli sguardi volti a catturare l’arrivo della diva, quella Anna Netrebko, avviata a diventare Tosca per eccellenza nell’immaginario dell’appena iniziato decennio. Il pubblico speciale di medici e sanitari, disposto in Piazza Plebiscito, forse anche con entusiasmo liberatorio dopo mesi di estenuante guerra in trincea contro il covid-19, tributa un applauso dalle suggestioni catartiche al primo svolazzare delle sete del soprano russo sul gigantesco palco in Largo di Palazzo. Domenica sera un pubblico numeroso, ma non accalcato assiste ad una esecuzione in forma di concerto di Tosca di Puccini con, oltre ad Anna Netrebko nel ruolo del titolo, il tenore e compagno nella vita e sulla scena Yusif Eyvazov a dare voce a Cavaradossi e il baritono Ludovic Tézier a interpretare Scarpia. Pregevole anche la comunicativa prestazione di Sergio Vitale a dar vita al Sagrestano e sempre impeccabile l’interpretazione di Francesco Pittari in Spoletta. Rompe il ghiaccio dalla rotonda voce di Riccardo Fassi nel ruolo di Angelotti, la musica scorre via senza intoppi, conducendo l’attenzione verso i momenti clou del melodramma. Trionfo del soprano russo in un’intensa “Vissi d’arte”, «Ma io al passato remoto, parlando di vita e di arte, preferisco il presente arricchito di tanto amore», aveva affermato Netrebko, che nel finale scende tra il pubblico entusiasta. E di presente, di vita e di amore ne fluisce tanto tra la sua Tosca e il Cavaradossi del tenore-marito Eyvazov, forse più innamorato che disperato con un “E lucevan le stelle” in cui l’ora fugge… troppo lentamente. Più affabile che satanico lo Scarpia di Tézier, talvolta “poco distanziato”; notevoli anche lo Sciarrone di un Domenico Colaianni, sempre convincente, un brunito Rosario Natale (Carceriere) e all’opposto un argenteo pastorello del piccolo Lorenzo Narcisi. Valida resa del Coro diretto da Gea Garatti Ansini, rapido nell’adattarsi ad un’insolita disposizione, inconsueta come quella dell’Orchestra, di cui si può lodare l’attenzione al gesto di Juraj Valčuha, inevitabilmente condizionato dall’amplificazione, nelle dinamiche, ma capace di creare equilibri convincenti. Dario Ascoli ® Riproduzione Riservata

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