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Arena di Verona, trionfa il "Gianni Schicchi" di Leo Nucci - Foto

di Mara Pedrabissi

22 Agosto 2020, 09:58

 

 «Gianni Schicchi» trova casa all'Arena di Verona. L'atto unico di Giacomo Puccini su libretto di Forzano, capolavoro di sarcasmo e modernità, rappresentato fin dal suo debutto nel dicembre 1918 al Met di New York  come terza parte del Trittico, ormai vive spesso di vita propria o in abbinamenti  per analogia e non più per autore.

Con la dignità di un titolo a se stante, «Gianni Schicchi» è stato proposto la sera del 21 agosto all'Arena di Verona, nel cartellone del Festival d'estate 2020, perfettamente distanziato e disinfettato.  Evento tra i più attesi per la duplice presenza di Leo Nucci, ideatore scenico e interprete principale nei panni del Toscanaccio del titolo, esempio rampante della "gente nova". Applausi scroscianti e convinti per Nucci che, riconfermandosi indiscussa eccellenza per ruoli e caratteri  baritonali, aggiunge una sua personale cifra di gusto, di competenza musicale e storica, nel contestualizzare, in un'Arena ancora più "aperta" per distanziamento, l'atto unico che si svolge, di fatto, tra le quattro mura  di una camera da letto.  

Il soggetto musicato da Puccini prende spunto da un breve episodio del XXX Canto dell'Inferno, in cui il protagonista è condannato come "falsatore di persone". Dante si ispira a un fatto realmente accaduto: Schicchi, della famiglia dei Cavalcanti, sostituendosi al cadavere di Buoso Donati, detta un falso testamento a favore del figlio del defunto, diseredato dal padre, tenendo per sé una cavalla di pregio.

 Il libretto di Forzano amplia la trama, aggiungendo pennellate e sfumature. Resta centrale il tema dell'avidità degli eredi, oggetto di sarcasmo sottolineato dai timbri delle voci nelle più svariate sfumature (bravissima la Zita/Rossana Rinaldi), dal tratto ironico all'esasperazione grottesca. Ma il sarcasmo non risparmia la medicina (la scuola di Bologna!) o la legge (il notaio), la disamina sociale (i privilegi della casta e l'arrivismo furbesco della gente nova), fino all'amore contrastato tra i due giovani, Lauretta (un trionfo per Lavinia Bini) e Rinuccio (applauditissimo Enea Scala).  

Bravo e in armonia tutto il cast vocale. Senza dubbio le difficoltà maggiori, tra distanziamento e acustica all'aperto,  le ha patite l'Orchestra dell'Arena di Verona, pur guidata dalla mano esperta di Francesco Ivan Ciampa.  Alla fine applausi, generosi, per tutti, ripagati da un'ampia porzione di bis e un fuori programma dal «Barbiere di Siviglia», altro cavallo di battaglia di Leo Nucci.

Dopo il Gala pucciniano con un cast di nomi di richiamo di sabato 22 agosto, il Festival torna nel prossimo fine settimana con Placido Domingo solista (28 agosto) e sul podio dell'orchestra dell'Arena (29 agosto), solisti Vittorio Grigolo e Sonya Yoncheva.

© Riproduzione riservata

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