Napoli, Teatro di San Carlo: “La Traviata”

Napoli, Teatro di San Carlo, Stagione d’opera e danza 2020/21
“LA TRAVIATA”
Melodramma in tre atti su libretto di Francesco Maria Piave dal dramma “La dame aux camélias” di Alexandre Dumas figlio
Musica di Giuseppe Verdi
Violetta Valéry ALEKSANDRA KURZAK
Flora Bervoix, sua amica MARIANGELA MARINI
Annina, cameriera di Violetta MICHELA PETRINO
Alfredo Germont PIERO PRETTI
Giorgio Germont GEORGE GAGNIDZE
Gastone, visconte de Letorières LORENZO IZZO
Il barone Douphol NICOLÒ CERIANI
Il marchese d’Obigny DONATO DI GIOIA
Il dottor Grenvil ENRICO DI GERONIMO
Orchestra e Coro del Teatro di San Carlo
Direttore Karel Mark Chichon
Maestro del Coro José Luis Basso
Regia Marina Bianchi
Esecuzione in forma semiscenica
Napoli, 16 maggio 2021
Siam potuti tornare al San Carlo. E ciò dovrebbe bastare per contentarsi di questa Traviata che, però, s’è svolta soltanto semi-scenicamente. “Croce e delizia”, ahinoi! Poiché, paradossalmente, alla cosiddetta forma di rappresentazione “semi-scenica”, sarebbe sempre preferibile uno spettacolo in forma di concerto. Nel nostro caso, però, ciò sarebbe servito doppiamente a poco. Ma, c’arriveremo tra un po’. Nella regia di Marina Bianchi, l’azione è pressoché assente. Vi è soltanto un andare e venire. Per spettacolo “semi-scenico” cosa s’intende, quindi? Soltanto un proscenio addobbato con arredi da salotto? Perfetta era, invece, la rarefazione delle luci, utile per occultare la presenza – quando superflua – di coristi, fisicamente distanziati, e – peraltro – ottimamente preparati da José Luis Basso.
È vero: una “buona Traviata”, per ovvi motivi, non si sarebbe potuta dare. Però, l’insopportabile frattura tra parola scenica ed azione s’è comunque compiuta. Ed anche la forma concertistica c’avrebbe oltremodo scontentato. E ciò perché la musica s’è rifiutata d’assolvere alla sua funzione. Funzione della musica sarebbe dovuta essere quella di agire sul nervo ottico, di farsi “immagine”; c’avrebbe dovuto consentire di “vedere” coll’udito. Ma, un’atmosfera smorta ed esangue ha affossato la drammaticità della verosimiglianza del teatro verdiano! E, così – sotto la direzione di Karel Mark Chichon –, il lirismo appare alquanto affettato. Situazioni espropriate d’ogni significato drammatico. Il Valzer dell’atto I – sopra cui avviene la confessione d’amore di Alfredo – non è eseguito dalla banda interna, ma dall’Orchestra del San Carlo medesima. Stessa cosa per il Baccanale dell’atto III. Ciò ci ha fatto nitidamente godere dell’ubriacante e febbrile strumentazione di queste musiche. Una gioia!, come ricompensa all’abuso fatto del rallentando, del ritardando, e ai tagli inflitti a tutte le arie e cabalette. E, così, Traviata vacilla, zoppica. Ma, coi cantanti, va un po’ meglio.
Avvolta in un sontuoso abito di Roberto Capucci, il soprano Aleksandra Kurzak (Violetta) affronta con metodo quell’eccesso di follia che è la coloratura dell’atto I e tutta l’opera è affrontata con solida professionalità. Però, dobbiamo dirlo, ci è parso venire meno, qua e la, il senso di “affanno”, l’intensità patetica ed espressiva, soprattutto in certe declamazioni e inflessioni. L’invocazione “Amami Alfredo” (atto II), come esplosione vocale e musicale, non ci è arrivata. Il tenore Piero Pretti sfoggia un canto elegantemente declamatorio. Ne conosciamo le qualità timbriche, ricchezza di suono ed una notevole facilità d’emissione nei centri: tutte qualità che si domanderebbero ad un Alfredo dall’aspetto raramente irruento e liricamente impetuoso. Interpretazione che c’appare come di suggestiva riflessione. Con solida vocalità e buone capacità attoriali, Il baritono George Gagnidze adotta uno stile quasi “declamatorio” e minaccioso, soprattutto nell’enunciato “Un dì quando le Veneri” (atto II), qualificandone drammaticamente le pause fra una sillaba e l’altra. Affronta con una sorta di greve sentimentalismo l’aria “Di Provenza, il mare il suol”, mostra la capacità di Germont  nel dissimulare la l’ipocrisia.  E ciò accade anche quando, nel finale dell’opera, Germont “sembra” davvero un uomo in preda al rimorso.
Complessivamente buone, poi, le prove vocali di Mariangela Marini (Flora Bervoix), Michela Petrino (Annina), Lorenzo Izzo (Gastone, visconte de Letorières), Nicolò Ceriani (il barone Douphol), Donato Di Gioia (il marchese d’Obigny), Enrico Di Geronimo (il dottor Grenvil). Applausi frettolosissimi. Giù il sipario. Tutti a casa.