L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Elisir al chiaro di luna

di Antonino Trotta

Nel cortile di Palazzo dell’Arsenale prende il via il Regio Opera Festival del Teatro Regio di Torino: grande successo per L’elisir d’amore inaugurale che schiera un cast di assoluto livello.

Torino, 20 giugno 2021 – Non è la prima volta, a Torino, che l’opera lirica lascia i confortevoli velluti del Mollino per rivolgersi, spostandosi all’aperto, a un pubblico più ampio: prima che Chiara Appendino ascendesse al trono sabaudo, d’estate il Regio era spesso protagonista di allestimenti d’opera en plein air – l’imminente Madama Butterfly arriva proprio da lì – che affollavano piazza San Carlo di agguerriti veterani – c’era chi si portava la sedia da casa – e neofiti curiosi, sul posto già delle ore più cocenti del pomeriggio per accaparrarsi un posto di buona visibilità. Certo l’opera all’aperto, si perdoni la lapidaria banalità, perde molto, tuttavia in ogni occasione si ha sempre l’impressione che essa perda anche, diciamo così, quella puzza sotto il naso che poi è solo un infondato pregiudizio attribuitagli da chi a teatro evidentemente non ci va mai. Così anche l’ultima recita di L’elisir d’amore – riproposto dopo lo streaming del 22 aprile [leggi la recensione] –, titolo inaugurale della rassegna estiva Regio Opera Festival ospitata dal meraviglioso cortile del Palazzo dell’Arsenale – fresco fresco di restauro –, sembra riempirsi di un pubblico diverso, più pop, più giovane, persino più interessato, che ci auguriamo diventi, in tempi brevi, un’ulteriore risorsa per la massima istituzione musicale torinese.

L’allestimento è quello ben noto di Fabio Sparvoli, con scenografie Saverio Santoliquido e costumi di Alessandra Torella, spettacolo che a onor del vero mai ci ha convinti per il taglio stralunato e piacione del testo ma che, in questo contesto di fruizione diversa del melodramma, non sembra poi una scelta tanto avventata: con i sopratitoli proiettati su due pannelli optometrici ai lati del palcoscenico e la bellezza dell’edificio ospite a distrarre lo sguardo, i frizzi e i lazzi della regia aiutano a catturare e a mantenere l’attenzione del pubblico. Unica differenza rispetto al solito: Dulcamara rinuncia alla macchina d’epoca e arriva sulla scena a bordo di una sfiziosa Ape Piaggio.

Sul versante musicale, c’è da sottolinearlo, da anni al Regio non si ascoltava dal vivo un parterre di così alto profilo in tutta la sua interezza e in definitiva si confermano tutte le impressioni riferite a proposito dello streaming di due mesi fa. Mariangela Sicilia è Adina con tanto sale in zucca: si esprime benissimo in ogni passaggio dell’opera, centra il personaggio e lo fa evolvere nel canto e sulla scena, arricchendolo di vivace femminilità: dà sfogo ai vezzosi capricci con una coloratura elegante e sorvegliata, ritrae gli artigli – nemmeno tanto affilati – e piega la voce a sfumature flessuose che, unitamente al legato d’alta scuola e al fraseggio ricercato, sembrano riassumere i canoni l’arte del bel canto. In Bogdan Volkov, Nemorino dalla voce limpida e luminosa, si ritrova quel benedetto senso della misura che restituisce il personaggio in una corretta prospettiva e si apprezzano, con felice sorpresa rispetto all’esperienza dello streaming, anche le articolate dinamiche che corredano un po’ dappertutto la tornita linea vocale. Di Marco Filippo Romano, Dulcamara, si lodano sempre le qualità di mattatore della scena e di culture della parola incastonata nel canto, talvolta dimenticandosi di specificare che dietro l’artista c’è anche un cantante di valorose capacità tecniche, dalla voce omogenea e piena, ben appoggiata sul fiato e ben emessa che risponde con virtuosa prontezza alle richieste dell’interprete. Giorgio Caoduro, Belcore, ha mezzi vocali di indiscutibile valore: gagliardo e aitante in una colonna di suono che sembra non aver limiti né nel grave né nell’acuto, sfoggia stavolta, grazie anche a Matteo Beltrami che spinge il piede sull’acceleratore, quella vocalizzazione al fulmicotone tanto apprezzata nel suo ultimo album di arie rossiniane. Completano correttamente il cast Ashley Milanese (Giannetta) e il mimo Mario Brancaccio. Ottima la prova del Coro, istruito dal maestro Andrea Secchi.

Sul podio Matteo Beltrami confeziona una lettura assai accattivante per agogiche e dinamiche. Se da un lato l’amplificazione, più problematica “in buca” rispetto a quella sul palcoscenico, ha smussato quale finezza orchestrale, e al netto di qualche lieve scollamento negli attacchi delle strette, Beltrami si muove con proprietà di stile in quello stretto solco tra commedia e opera seria in cui Donizetti caratterizza l’Elisir, trovando un sereno ed efficace equilibrio tra l’involo lirico e la piazzata istrionica.

L’appuntamento è ora a luglio per una Madama Butterfly che ha come protagonista una delle migliori Cio Cio San sulla piazza.


 

 

 
 
 

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