Tra devastazioni e conferenze le sorti del clima infiammano la Scala

MILANO

QUINDICI minuti di applausi. C-O2 di Giorgio Battistelli, la nuova opera della Scala ha avuto successo pieno. Ha conquistato lo spettacolo di Robert Carsen, ha convinto la partitura vivida di Battistelli diretta dal giovane Cornelius Meister, sia nella scrittura orchestrale sia nella scelta di fidarsi "operisticamente" della voce usata in modo naturale seppure camaleontico. La partitura si apre con la lunga tirata, solo parlata e senza musica, sui pericoli del cambiamento climatico e si conclude con la declamazione intonata e rassegnata dello stesso protagonista, il prof. David Adamson, al secolo l'eccellente basso Anthony Michaels-Moore. In mezzo le voci soliste e in gruppo (con grande impegno dei cori) sono trattate in modi diversi: dal canto all'onomatopea, dai modi antichi al madrigalismo moderno, sempre con minuziosa identificazione drammaturgica.

Al climatologo Adamson lo scaltro e moralistico libretto-sceneggiatura di Ian Burton affida il ruolo di appassionato denunciante dei guasti che l'eccesso di CO2 provoca alla salute della terra. A ogni capo d'accusa corrisponde uno dei nove scenari dell'opera che riassumono la storia dell'uomo: dagli Eden indù e biblici alle devastazioni naturali e industriali di oggi, dalla mela di Eva a quella che fa migliaia di chilometri e usa tonnellate di carburante per arrivare al supermercato sotto casa. Il didascalismo ambientalista diventa splendore scenico ammiccante, incalzante e cosmopolita in palcoscenico. L'estro non meno ecologicamente schierato di Carsen lo trasforma in un gigantesco labtop da cui scattano immagini suggestive, coreografie iperrealistiche, effetti speciali, riproduzioni fotografiche e proiezioni, resi plausibili da una rara precisione e disciplina di recitazione della ventina di cantanti solisti e dei vivacissimi coristi.

A farne una sorta di spettacolobandiera di Expo 2015, la musica di C-O2 contribuisce in modo decisivo. Battistelli compone una partitura che segna i campi espressivi delle diverse scene con appropriate e inattese soluzioni di carattere timbrico-strumentale, echeggiando il musical, il jazz e le musiche orientali o antiche, irrobustendo la scrittura di una tensione ritmica insistente, non meccanica ma screziata nei colori. La ricerca di una linea musicale semplice paga poco, ma nel complesso la condivisione dei toni catastrofisti del testo ispira visioni sonore efficaci e varie, in grado di "narrare" con raffinata e matura violenza espressiva.

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Angelo Foletto