"Norma", da una Maria all'altra

A Parigi con Maria Agresta e Sonia Ganassi. Fischiato Braunschweig

Recensione
classica
Théatre des Champs-Elysées
Vincenzo Bellini
08 Dicembre 2015
Anche il Théâtre des Champs Elysées ha il suo fantasma: Maria Callas. La direzione giura di averlo chiaramente avvistato in occasione di questa produzione di "Norma", tanto attesa. A tal punto da promettere che Maria Agresta, scelta per la parte, fosse una reincarnazione (almeno vocale) del soprano greco. Possibile che non si possa produrre nel 2015 il capolavoro belliniano senza scomodare i numi tutelari della tradizione? Eppure le incursioni di Fabio Biondi e più recentemente di Cecilia Bartoli hanno almeno avuto un merito: proporre scelte esecutive nuove, liberate dal fardello delle convenzioni posticce. Ad esempio, la scelta dei tempi. Quelli della Callas sono già lenti, quelli della Agresta ancora più rallentati. Riccardo Frizza ce la mette proprio tutta per dilatare le scelte agogiche: tutto si arena, spezzando l’opera in blocchi: la tensione drammaturgica si perde e si ha l’impressione di assistere ad una successione di numeri scuciti. Eppure basterebbe basarsi sull’autografo dei “Puritani” in cui Bellini scrisse di suo pugno tutte le indicazioni metronomiche. Per fortuna la Agresta ha i mezzi vocali e tiene anche questi tempi sospesi. Anche se il soprano regge, non si impone, soprattutto all’atto I. Invece, impeccabile dall’inizio alla fine è la convincentissima Adalgisa di Sonia Ganassi: la vera stella della serata. Vocalmente impacciato è apparso il tenore Marco Berti, fischiato alla fine e non senza ragione. La vera bestia nera del pubblico è stato comunque il regista Stéphane Braunschweig, travolto da fragorose dimostrazioni di disappunto. Circa tre ore di una scena fatta di blocchi grigiastri, solo a momenti variata da un letto girevole preso in prestito da Feydeau, senza alcuna direzione degli attori meritavano certamente una raffica di rumorosi fischi.

Interpreti: Maria Agresta (Norma), Sonia Ganassi (Adalgisa), Marco Berti (Pollione), Riccardo Zanellato (Oroveso), Sophie Van de Woestyne (Clotilde), Marc Larcher (Flavio)

Regia: Stéphane Braunschweig

Scene: Stéphane Braunschweig

Costumi: Thibault Vancraenenbroeck

Coreografo: Johanne Saunier

Orchestra: Orchestre de chambre de Paris

Direttore: Riccardo Frizza

Luci: Marion Hewlett

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