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La Kungliga Operan riprende una produzione del Barbiere di Siviglia di qualche anno fa, con un cast di giovani cantanti locali. Mi piacciono molto le messe in scena d’altri tempi dell’opera di Stoccolma, con gli scenari di cartone sul palco non tanto grande: sono una boccata d’aria fresca, dopo le pazzie che vedo in giro per il mondo. Quindi, una produzione molto tradizionale, con costumi settecenteschi, e un’ottima regia: la recitazione era veramente godibile.

L’orchestra dell’opera di Stoccolma, al solito, era un po’ ad alti e bassi, e Rossini è veramente spietato. Gli archi a tratti cigolavano un po’, ma tutto sommato non mi posso lamentare. Gli ottoni e i legni hanno fatto un ottimo lavoro (inclusa un’entrata quasi perfetta dei corni nell’overture, che è una delle mie fissazioni). In particolare ho notato una buona prestazione delle percussioni, che sono sempre a rischio di diventare troppo tonanti nell’overture, e invece hanno suonato con grazia. La direzione era di Eun Sun Kim, una giovane coreana. E’ stata di polso, e senza paura. I cantanti si sono persi qua e là, nei momenti di più grande concitazione, e lei è riuscita a tenerli insieme. Ha anche dimostrato un certo senso della grazia e dell’eleganza necessarie in Rossini, e globalmente mi è piaciuta, nonostante i limiti dell’orchestra. Una cosa che non ho capito sono stati certi tempi inutilmente troppo veloci, che hanno portato i cantanti al limite delle loro possibilità. Non è successo troppo spesso, fortunatamente.

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Eun Sun Kim in azione

I cantanti, come dicevo, erano tutti giovani, e di qua. Come sappiamo, Rossini è ancora più spietato con le voci che con gli strumenti, quindi i nostri eroi sono stati veramente messi alla prova, e hanno fatto del loro meglio, con buoni risultati, globalmente. La recitazione era molto allegra; nel primo atto Figaro e il Conte sembrano veramente due ragazzotti che complottano, ridacchiando, e inventando piani per introdursi in casa di Rosina. Rosina, dal canto suo, sembra veramente una ragazzina, e i due amanti sono adorabili quando si sbaciucchiano alla fine dell’opera. La rappresentazione aveva una freschezza e un fascino che a volte mancano, con cantanti più esperti.

Figaro, secondo me, è stato il migliore del gruppo. Jens Persson è riuscito a creare un barbiere sicuro di se’ e buffo al punto giusto. La sua voce non è trascinante, ma ha una buona tecnica e un’ottima interpretazione. Mi sembra che potrebbe diventare molto bravo, con un po’ più di esperienza.

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Guarda guarda il mio talento che bel colpo seppe far

Il Conte Almaviva era Joel Annmo, che ha solo 29 anni, quindi cercherò di non infierire. Ha una voce molto acuta, gli acuti gli vengono con grande facilità, e ottima intonazione. La sua voce manca di squillo, non c’è metallo per niente, e il risultato è un tenorino molto leggero. C’è speranza che la voce si irrobustirà e prenderà sicurezza, ma, ora come ora, nel momento in cui ha aperto la bocca e ha detto “Fiorello, olà”, io sapevo che non avrebbe cantato Cessa di più resistere. Non ce la può fare, non ancora, perlomeno, e, saggiamente, ha evitato. Inoltre, di tutto il cast, è stato quello che sembrava meno preparato. Si è scordato le parole nella serenata, e si è messo a dire cose a caso; si è perso un paio di volte nella melodia, cantando cose simili ma non proprio giuste. Quindi, diciamo che c’è spazio per migliorare, e spero veramente che migliori, perché’ gli acuti ci sono, e sono un capitale che sarebbe un peccato sprecare.

Vivianne Holmberg, un soprano di coloratura, ha dato voce a Rosina. E’ sempre un po’ strano, di questi tempi, sentire una Rosina soprano, ma lei ci ha dato un’ottima  interpretazione. Ha recitato come una ragazzina, ed è stata convincente e buffa. La sua voce è sicura e molto acuta, e la sua coloratura, se non ottima, è comunque molto buona. Gli acuti tendono a vibrare un po’ troppo, secondo me dovrebbe cercare di controllare il vibrato nel registro alto. Non è un problema grosso, e, tutto sommato, la sua voce è bella e ben impostata.

Don Bartolo era John Erik Eleby, e sembrava nettamente più stagionato del resto dei cantanti. E’ riuscito ad arrivare in fondo alla sua aria, ma era veramente al limite. D’altra parte, l’aria A un dottor della mia sorte è veramente difficilissima, e il tempo dell’allegro finale è stato brutale (inutilmente brutale, come dicevo). Ha inciampato un pochino, ma alla fine ne è uscito a testa alta.

Lennart Forsén è stato un Don Basilio vecchio stile: ha urlato un po’, ha gorgogliato un po’, ha mostrato poca eleganza. Non terribile, eh, ma è così facile fare Don Basilio con cattivo gusto… Non ha mai perso l’intonazione, ne’ il supporto, ed è già tanto.

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Brutto scimmiotto! Birbo malnato!

Ivonne Fuchs, che interpretava Berta, è stata forse la cantante meno soddisfacente. Non sembrava avere pienamente il controllo della sua voce, che suonava un po’ usurata. Ora, Berta è una signora anziana, ma insomma. E’ stata molto brava nei momenti d’insieme però, ha veramente fatto la sua parte. La recitazione durante la sua aria è stata assurda: lei canta “O vecchiaia maledetta, son da tutti disprezzata, e vecchietta disperata mi convien così crepar”, e intanto ride e balla con tre o quattro valletti. Mah.

Kristian Flor ha fatto la sua parte come Fiorello e l’ufficiale, molto bene devo dire.

Una cosa interessante è che i difficilissimi concertati (Mi par d’esser con la testa, o Freddo ed immobile) sono venuti benissimo, con pochissimi svarioni, che la direttrice è stata bravissima a tamponare, frustando l’aria con la sua bacchetta e riportando tutti all’ordine. Chiaramente sono stati preparati benissimo.

In ogni modo, mi sono veramente divertita! Rossini è sempre una gioia, e la rappresentazione era godibile e deliziosa.

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