Milano: Don Giovanni si specchia nel teatro

Torna con grande successo al Teatro alla Scala la produzione di Don Giovanni firmata dal regista canadese Robert Carsen. 

Andato in scena per la prima ambrosiana del 2011, suscitando non pochi e accesi dibattiti fra il pubblico meneghino, oggi questo spettacolo -che già allora mi aveva positivamente colpito e convinto- risulta non solo fresco e godibilissimo ma soprattutto sempre più intelligibile e ricco di stratificati livelli di lettura.

I piani su cui si fonda la geniale drammaturgia dell’intramontabile duo Mozart-Da Ponte vengono sottolineati da Carsen con sottile ironia, senza mai scadere nel déjà-vu (nonostante sia la terza ripresa), né mai eccedere in forzate costrizioni registiche, ma mantenendo una linea costante rivelatoria degli intrecci fra i rapporti umani e sentimentali dei personaggi.

Complice di questa importante e ormai promossa regia la direzione dello spagnolo Pablo Heras-Casado, maestro dal repertorio eclettico che spazia con disinvoltura dal Rinascimento al Novecento.

La sua lettura è rapida, vitalistica, baroccheggiante a tratti, sia nei recitativi, incisivi, che nelle arie e nei momenti d’assieme. Heras-Casado non si abbandona mai, ma mette in luce quella caratteristica -tutta mozartiana- di non sapersi mai dare pace, anche nelle anse di maggior respiro. Don Giovanni è una partitura mastodontica, un vero tour de force e non è assolutamente scontato trovare il giusto equilibrio che possa allineare il serrato divenire delle azioni all’interno di una concertazione che possa trovare il tempo anche per respirare.

Anche negli ottimi recitativi accompagnati magistralmente al fortepiano da Paolo Spadaro Munitto e da Simone Groppo al violoncello Da Ponte non prevede sosta alcuna.

Ne sono consapevoli i cantanti che hanno affrontato con intelligenza il capolavoro mozartiano.

Se nella stagione 2006 ad indossare i panni di Masetto era un giovanissimo Alex Esposito, ora lo ritroviamo, come nel 2010,  a rivestire eccellentemente il ruolo di Leporello. Dizione chiara, ottimo nello stile così come scenicamente, Esposito incarna un Leporello estremamente umano, eloquente, mai debole, piuttosto esacerbato dalla sua ingiusta ma affezionata sorte.

Al suo fianco Christopher Maltman è un Don Giovanni vissuto, malinconico e sarcastico, consapevole a priori del proprio e altrui destino. Il suo canto non è nobile, volutamente, e neppure luciferino, ma piuttosto inquietante. 

Le donne di Don Giovanni sono un vero trattato di psicologia femminile e la Donna Anna di Hanna-Elisabeth Müller emerge con raffinata eleganza mettendo in luce tutto il fragile tormento del personaggio. 

Al contempo Emily D’Angelo è una Donna Elvira più che convincente: dotata di uno splendido timbro brunito, risolve con estrema intelligenza la scrittura mozartiana, senza mai cedere alla tentazione di abbandonarsi a suoni più consoni alla sua natura mezzosopranile.

Brillante scenicamente e vocalmente è la Zerlina di Andrea Carrol il cui squillo ricorda alcune voci  leggere ma ben proiettate del passato. 

Elegantissimo Bernard Richter dipinge un Don Ottavio particolareggiato nel fraseggio, favorito da un’emissione sempre morbida e aderente alla scrittura. 

Fabio Capitanucci tratteggia un Masetto mediterraneo e Jongmin Park è un Commendatore risoluto come dev’essere.

Bene, come sempre, il coro istruito da Alberto Malazzi.

Teatro al completo per questa ripresa di Don Giovanni con un pubblico molto attento e partecipe che, ancora una volta, conferma la grandezza di Mozart.

Gian Francesco Amoroso 

(5 aprile 2022)

La locandina

Direttore Pablo Heras-Casado
Regia Robert Carsen
Scene Michael Levine
Costumi Brigitte Reiffenstuel
Luci Robert Carsen e Peter Van Praet
Coreografia Philippe Giraudeau
Personaggi e interpreti:
Don Giovanni Christopher Maltman
Commendatore Jongmin Park
Donna Anna Hanna-Elisabeth Müller
Don Ottavio Bernard Richter
Donna Elvira Emily D’Angelo
Leporello Alex Esposito
Zerlina Andrea Carroll
Masetto Fabio Capitanucci
Orchestra e coro del Teatro alla Scala
Maestro del Coro Alberto Malazzi

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