Milano, Teatro alla Scala: “Ariadne auf Naxos”

Teatro Alla Scala, Stagione Lirica 2021/2022
“ARIADNE AUF NAXOS”
Opera in un prologo e un atto su libretto di Hugo von Hofmannsthal
Musica di Richard Strauss
Der Haushofmeister GREGOR BLOÉB
Ein Musiklehrer MARKUS WERBA
Der Komponist SOPHIE KOCH
Der Tenor/Bacchus STEPHEN GOULD
Ein Offizier HYUN-SEO DAVIDE PARK
Ein Tanzmeister NORBERT ERNST
Ein Perückenmacher PAUL GRANT
Ein Lakai SUNG-HWAN DAMIEN PARK
Zerbinetta ERIN MORLEY
Primadonna/Ariadne KRASSIMIRA STOYANOVA
Harlekin SAMUEL HASSELHORN
Scaramuccio JINXU XIAHOU
Truffaldin JONGMIN PARK
Brighella PAVEL KOLGATIN
Najade CATERINA SALA
Dryade RACHEL FRENKEL
Echo OLGA BEZSMERTNA
Orchestra del Teatro alla Scala
Direttore Michael Boder
Regia Sven-Eric Bechtolf (ripresa da Karin Voykowitsch)
Scene Rolf Glittenberg
Costumi Marianne Glittenberg

Luci Jürgen Hoffmann
Coproduzione Wiener Staatsoper con Salzburger Festspiele
Milano, 26 aprile 2022
Ariadne Auf Naxos, geniale capolavoro metateatrale dell’accoppiata Strauss / Hofmannsthal non certo annoverato tra i titoli più battuti nei cartelloni italiani, torna a sorpresa in Scala a soli tre anni di distanza vedendo nuovamente protagonista Krassimira Stoyanova, stavolta nell’allestimento ormai storico di Sven-Eric Bechtolf, ripreso da Karin Voykowitsch.Concepito dieci anni fa per il debutto a Salisburgo dove si propose l’opera nella sua prima versione del 1912, lo spettacolo venne in seguito riadattato da Bechtolf per la Staatsoper di Vienna dove andò invece in scena la seconda versione del 1916, versione che ascoltiamo anche oggi a Milano.La produzione è di stampo tradizionale, scorrevole nell’ironica conduzione registica delle interazioni tra i cantanti e piacevolmente incorniciata dalle eleganti scene di Rolf Glittenberg. Il Prologo si apre su un salone vetrato novecentesco che si affaccia su un rigoglioso giardino, per poi trasformarsi in un’enorme stanza adibita a camerino condiviso, arredato con una serie di specchi contornati dalle tipiche lampadine tonde da trucco che subito ci catapultano nel frenetico mondo di un backstage fatto di gelosie, capricci e frenesia, nel colorito ritratto con cui Strauss e Hofmannsthal dipingono fedelmente la realtà teatrale con tutti i suoi retroscena. L’atto unico è invece illuminato da sontuosi lampadari di cristallo che sovrastano la piccola platea dedicata agli ospiti pronti ad assistere all’Opera, rivolti verso il proscenio e posti specularmente rispetto a noi spettatori, chiudendo di fatto “il palcoscenico sul palcoscenico” in una sorta di anfiteatro d’impostazione classica, perfettamente in linea con la rappresentazione del mito.Molto interessante anche la soluzione non didascalica pensata per la scenografia dell’isola di Nasso, rappresentata concettualmente da alcuni pianoforti a coda distrutti, simbolo di abbandono (la devastazione emotiva di Arianna dopo la partenza di Teseo) e una probabile metafora di decostruzione musicale che nella scrittura di Strauss si compie nel fluido rimescolamento di generi distanti come lo stile eroico e l’opera buffa, cifra caratteristica che fa dell’Ariadne un titolo di straordinario fascino.Completano il quadro i costumi colorati ed eccentrici – sconfinanti talvolta nel kitsch – firmati da Marianne Glittenberg e le efficaci luci di Jürgen Hoffmann.
Uno spettacolo nel suo complesso godibile e intelligente in alcuni dettagli nascosti, senza esagerati slanci creativi ma apprezzabilmente funzionale nell’ambientare con discrezione le sublimi pagine straussiane. La concertazione di Michael Boder – per la prima volta alla guida dell’Orchestra scaligera – non brilla forse per mordente ma scorre tutto sommato in modo piacevole, bilanciando con garbo e misura le due nature che convivono nell’opera (il turgore del tragico e la leggerezza del buffo) con sonorità e agogiche sempre equilibrate.
Nel ruolo della protagonista, come anticipato, ascoltiamo nuovamente Krassimira Stoyanova. Convincente nel ruolo di Primadonna e intensa nel trasmettere il dolore dell’infelice Arianna a partire dal sofferto Monologo, il soprano bulgaro si disimpegna con vocalità possente e salda su tutta l’estensione, con una prova di densa drammaticità. Spicca su tutti per brillantezza interpretativa la Zerbinetta di Erin Morley, l’unica riuscita a strappare durante la serata uno scrosciante applauso a scena aperta al termine della sua funambolica aria “Großmächtige Prinzessin”. Sovracuti vertiginosi, trilli, salti d’ottava, volatine e picchiettati non sembrano impensierirla minimamente, ma la forza del soprano americano sta non solo nell’ammirevole gestione tecnica delle follie belcantistiche riservate al suo ruolo, ma nella rara capacità di dare forma a tutto tondo al suo personaggio: non solo frivolezza e cinismo dunque, ma anche quella malinconia celata che fa di Zerbinetta uno dei ruoli femminili più affascinanti e complessi nella storia dell’opera.Non è tuttavia da meno Sophie Koch, un Komponist di vocalità preziosa e dal fraseggio sempre elegante e variegato. Ormai interprete globalmente acclamata di Octavian nel Rosenkavalier, non è un caso che il mezzosoprano francese sia così a suo agio anche nel ruolo del compositore, assai vicino per scrittura musicale al suo altro cavallo di battaglia straussiano. Possente vocalmente e scenicamente il Bacchus / Tenor di Stephen Gould, al suo debutto milanese. Torrenziale nell’emissione, occorrerebbe forse talvolta più misura: le risalite in acuto non sono certo un capolavoro di pulizia, fattore che compromette di molto la resa del lungo duetto finale con Ariadne. Markus Werba, già parte del cast nel 2019, è un Musiklehrer spigliato e disinvolto, nonché abile fraseggiatore dal piacevole timbro brunito. Ben cantate anche le quattro maschere a partire dall’Harlekin di Samuel Hasselhorn, ben affiancato da Jinxu Xiahou (Scaramuccio), Jongmin Park (Truffaldin) e Pavel Kolgatin (Brighella).Eteree e vocalmente limpide le tre ninfe Caterina Sala (Najade), Rachel Frenkel (Dryade) e Olga Bezsmertna (Echo). Molto bene anche il resto dei comprimari e incisivi gli interventi del bravo attore austriaco Gregor Bloéb nei panni dell’Haushofmeister. Al calare del sipario calorosi applausi per tutti, con rinnovate ovazioni per Erin Morley. Spettacolo in replica fino al 3 maggio. Foto Brescia e Amisano