Les Pêcheurs in casa di riposo

Anversa: Il collettivo FC Bergman firma una riuscita rilettura dell’opera di Bizet

Les Pêcheurs de perles
Les Pêcheurs de perles
Recensione
classica
Opera di Anversa
Les Pêcheurs de perles
14 Dicembre 2018 - 31 Gennaio 2019

Sono giovanissimi, non si sono mai occupati d’opera prima, eppure il collettivo teatrale di Anversa FC Bergman è riuscito benissimo a dare una rilettura ricca, intensa, cruda ma allo stesso tempo molto poetica dell’opera giovanile di Bizet facendola rivalutare agli occhi del pubblico che gli ha tributato alla fine dello spettacolo una convinta standing ovation. I quattro creatori - Stef Aerts, Marie Vinck, Thomas Verstraeten e Joé Agemans – hanno curato regia, scene e luci immaginando una piattaforma rotante che fa continuamente oscillare l’azione tra una casa di riposo, rappresentata in tutta la sua triste realtà, comprese le celle frigorifere dell’obitorio, dove si trovano adesso i protagonisti, e una Ceylon suggerita soltanto da una grandissima, onirica, onda. L’idea geniale è di avere voluto anche degli interpreti, nelle due parti maschili, non più giovanissimi e quindi con la voce che ha risentito del tempo che passa, sopratutto è il caso di Nadir interpretato dal tenore americano Charles Workman che ha qualche problema di spessore nel raggiungere le note più alte. Ma, inaspettatamente, una tale debolezza non disturba perché è assolutamente funzionale all’idea alla base dell’allestimento e, al contrario, rende il canto di Nadir ancora più struggente, realistico e commovente. La parte dell’amico-rivale in amore Zurga è affidata al baritono Stefano Antonucci, voce ancora piena e godibilissima, solo dal timbro più maturo e dunque , anche in questo caso, ancora più toccante nel ricordo delle vicende di gioventù. Léila è invece la giovane soprano russo lirico di coloratura Elena Tsallagova, invecchiata, entra portata in processione a spalla sulla sedie a rotelle, fa ancora la diva in casa di riposo. La voce di Léila è sempre magnifica, come se nel ricordo degli uomini che l’hanno amata fosse rimasta immutata, e il soprano Tsallagova la interpreta con molta bravura, infine anche il suo corpo torna giovane, spogliandosi della finta carne raggrinzita, nel trionfo della passione d’amore. Un crescendo d’intensità a cui è stato sacrificato, senza alcun rimpianto, l’intervallo, essendo l’opera in tre atti quindi proposta efficacemente senza alcuna interruzione. Anche il coro è partecipe dell’invecchiamento generale del contesto ed è efficace sia vocalmente che visualmente. La direzione musicale è stata affidata al giovane maestro belga David Reiland che all’inizio spiazza con un lettura dura, dai tempi staccati netti, della partitura, ma in perfetta corerenza con le prime immagini forti di vecchietti che muoiono uno dopo l’altro, per poi privilegiare una fluidità che va di pari passo con l’inanellarsi dei ricordi e, sopratutto, con la poesia dello svolgersi dell’azione sotto la grande onda sovrastata da gabbiani, infine al suolo pure loro morti come i protagonisti. Nella parte finale solo un po’ di macchinosità per far salire Léila sull’onda a causa del cavo di sicurezza. Una citazione meritano infine anche Stanislav Vorobyov, Bianca Zueneli e Jan Deboom che hanno rispettivamente incarnato Zurga, Léila e Nadir giovani, molto delicata ed elegante in particolare  la danza d’amore in nudo tra i giovani Leila e Zurga. 

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

I poco noti mottetti e i semisconosciuti versetti diretti da Flavio Colusso a Sant’Apollinare, dove Carissimi fu maestro di cappella per quasi mezzo secolo

classica

Arte concert propone l’opera Melancholia di Mikael Karlsson tratta dal film omonimo di Lars von Trier presentata con successo a Stoccolma nello scorso autunno

classica

Piace l’allestimento di McVicar, ottimo il mezzosoprano Lea Desandre