Milano, Teatro alla Scala: “Idomeneo”

Milano, Teatro alla Scala, Stagione d’opera e balletto 2018/2019
“IDOMENEO

Dramma per musica in tre atti su libretto di Giambattista Varesco.
Musica di Wolfgang Amadeus Mozart
Idomeneo BERNARD RICHTER

Idamante MICHÈLE LOSIER
Ilia  JULIA KLEITER
Elettra  FEDERICA LOMBARDI
Arbace GIORGIO MISSERI
Gran sacerdote di Nettuno KREŠIMIR SPICER
La voce EMANUELE CORRADO
Due cretesi SILVIA SPRUZZOLA – OLIVIA ANTOSHKINA
Due troiani MASSIMILIANO DI FINO – MARCO GRANATA
Solisti di danza MARTA ROMAGNA – SAMUELE BERBENI
Orchestra, coro e corpo di ballo del Teatro alla Scala
Direttore Diego Fasolis
Maestro del coro Bruno Casoni

Regia Matthias Hartmann
Scene Volker Hintermeier
Costumi Malte Lübben
Luci Mathias Märker
Coreografia Reginaldo Oliveira
Milano, 19 maggio 2019
Idomeneo”, oltre ad essere l’opera del raggiungimento della piena maturità mozartiana e a costituire uno dei passaggi fondamentali di tutta la cultura musicale, è anche un’opera atipica nel fondere il modello del genere serio italiano con le influenze dell’opera francese rielaborata da Gluck in senso fortemente teatrale ma sempre ricca di cori e ballabili estranei al gusto italiano e che devono la loro importanza nel capolavoro mozartiano proprio a queste suggestioni. Questi elementi trovano ampio spazio nella nuova produzione scaligera che sul piano visivo presenta aspetti da autentico kolossal. La regia di Matthias Hartmann punta direttamente su una dimensione marinaresca: se i costumi sono sostanzialmente atemporali, è il mare a dominare la scena insieme all’inquietante presenza del divino. Una spiaggia su cui si posano conchiglie gigantesche gettate dalle profondità oceaniche e lo scheletro roso dal tempo di una grande nave dominano circa metà della scena, mentre l’altra metà corrisponde allo spazio del sacro rappresentato da una gigantesca protome di toro volutamente non realistica ma che nella lavorazione del pellame e nelle corna metalliche richiama i rytha a protome taurina centrali nella ritualità minoica. Il toro è anche strettamente legato anche a Poseidone; è infatti il Dio a evocare tanto quello che suscita la mostruosa passione di Pasifae tanto quello che devasterà Maratona prima di essere ucciso da Teseo. Pilastri con bucrani circondano la grande protome a definire l’area sacra. Il palcoscenico, girando, definisce i vari spazi e l’ottimo gioco di luci curato da Mathias Märker crea effetti di grande suggestione. Sobri ed essenziali i costumi di Malte Lübben sostanzialmente atemporali pur con qualche suggestione classica salvo l’immancabile pastrano di Idomeneo, ossessione apparentemente irrinunciabile per i registi tedeschi. Efficaci le coreografie sia per quanto riguarda gli spiriti del mare con le loro movenze liquide che tormentano Idomeneo nel corso di tutta l’opera sia nei festosi tripudi del popolo che festeggia nel finale le nozze regali. Sontuosa – ma è quasi pleonastico ripeterlo – la prova del coro scaligero. A reggere la parte musicale l’alto magistero di Diego Fasolis subentrato al previsto von Dohnány. Primo merito del maestro svizzero è stata la riduzione dei pesanti tagli originariamente previsti riportando la partitura non alla sua integralità maa una forma di completezza 
così che a mancare sono state – a parte l’intermezzo “Nettuno s’onori” – principalmente recitativi e riprese. Fasolis fornisce inoltre un’ottima prestazione sia sul piano prettamente musicale che su quello teatrale. L’orchestra scaligera suona con strumenti moderni ma seguendo la prassi delle compagini “storicamente informate” raggiungendo un mirabile equilibrio di presenza di suono e senso filologico. Come sempre Fasolis mostra grande cura per i contrasti dinamici, sceglie agogiche molto teatrali, costruisce netti contrasti di luce e ombre con cui far sbalzare la tensione come in un rilievo ellenistico. La scrittura orchestrale di Mozart raggiunge in quest’opera alcune dei suoi apici – la disponibilità degli straordinari complessi di Mannheim, la miglior orchestra del tempo, appositamente assoldata dal principe, lo aveva particolarmente ispirato – virtuosismo che Fasolis esalta in pieno. Forse ancor più ricco è il gioco cromatico che passa dalle terse atmosfere delle arie di Ilia al turbinare magmatico con cui sono accompagnate quella di Elettra fino alla cupa caligine attraversata da improvvisi bagliori della grande scena del tempio di stampo tutto gluckiano e forse mai ascoltata così simile nelle atmosfere alla scena delle furie di “Orfeo ed Euridice”. Fasolis utilizza i colori orchestrali anche nella definizione dei personaggi, specie di Idomeneo per il quale trova colori cupi, polverosi, spenti, come se una nube di sofferenza lo circondasse. La compagnia di canto è pienamente all’altezza in quasi tutte le sue componenti. Non convince pienamente solo il protagonista. Bernard Richter non canta male ma manca qualche cosa per convincere fino in fondo. La voce è troppo chiara e giovanile per il ruolo, manca della gravità del re e del padre anche se l’accento ben definisce il tormento interiore del personaggio. La voce è sonora e squillante anche se il timbro manca un po’ di morbidezza, le colorature sono risolte con discreta facilità ma senza l’aplomb dell’autentico belcantista. Una prestazione corretta e professionale ma che resta come a metà del guado. Decisamente superiore il terzetto femminile. Recente vincitrice del premio Abbiati e autentica mattatrice è stata Federica Lombardi. La giovane cantante romagnola apre bocca e quell’arcano sfuggente che è il soprano drammatico mozartiano prende corpo. Voce impressionante per robustezza e volume, squillante in acuto e ricca di armonici nel settore grave della vocalità, imperiosa e sferzante ma sempre morbida, perfettamente controllata sul fiato. La Lombardi s’impone con imperiosa sicurezza sul tempestoso oceano che Fasolis scatena in orchestra nelle arie di furore – e non è solo virtuosismo perché notevole è il lavoro interpretativo come nel senso di progressivo scivolare nell’alienazione che ben si percepisce nell’ultima aria. La sua Elettra non è però solo una furia, è una donna colma di dolcezza in cui il furore è la conseguenza di progressive rotture dell’anima. Di qui il rilievo dato a “Idol mio, se ritroso” e alla successiva scena con coro. Grande prestazione cui l’imperiosa presenza scenica dava l’ultima pennellata. Personale e molto ben caratterizzata la Ilia di Julia Kleiter, voce luminosa ma mai esangue e accento appassionato. La Kleiter ripulisce Ilia di ogni bamboleggiamento, come si nota già nel recitativo d’entrata che ha un’autorevolezza e un senso drammatico non molto distanti da quelli di Elettra se non per il rigore con cui i sentimenti sono espressi. Se il canto si addolcisce con il prosieguo della vicenda, nel sublime recitativo del III atto “Innocente è Idamante” emerge con tutta la dovuta chiarezza l’indole eroica e regale della figlia di Priamo. Nelle arie si asprezza una voce morbida e flautata, omogenea e sicura su tutta la gamma, curata nell’emissione e nell’accento cui si perdona facilmente qualche fissità nel settore acuto. Michèle Losier (Idamante) è vocalmente più un soprano che un autentico mezzosoprano anche se certe bruniture della voce conferisco al timbro un sapore androgino che ben si adatta al giovane principe e che ritroviamo anche nella figura scenica. Voce non grande ma ottimamente controllata e sorretta da un’impeccabile musicalità, si fa apprezzare per le qualità interpretative, per un fraseggio ricco e puntuale che coglie ogni sfumatura del complesso personaggio – e non si insisterà mai abbastanza sulla ricchezza delle espressioni emotive che Mozart dona al principe cretese – arricchendo ulteriormente l’ottima prova musicale. Bel timbro e buona presenza vocale per l’Arbace di Giorgio Misseri, un po’ al limite nelle impervie colorature della riaperta “Se il tuo duol, se il mio desio” e molto più a suo agio nella cantabile nobiltà di “Se cola ne’ fati e scritto”. Krešimir Spicer (Gran sacerdote di Nettuno) ha una voce più che ragguardevole per volume e proiezione ma fin troppo eterodossa sul piano del controllo tecnico per risultare godibile. Funzionale la Voce divina di Emanuele Corrado e molto bravi i solisti del coro scaligero nei ruoli duplici delle troiane e dei cretesi.