Bologna: alla Turandot del 2070 manca il Do

Un po’ di Blade Runner, un pizzico del Quinto elemento, una spolverata di Dolce&Gabbana, un pizzico di Oliviero Toscani ed ecco servita la “Turandot del Futuro”.

Più o meno queste appaiono le intenzioni di Fabio Cherstich che, con il fondamentale apporto del collettivo russo AES+F trasporta l’azione nella Pechino del 2070, tutta grattacieli e piccole astronavi, dove la protagonista si sposta a bordo di un drago volante al cui interno si conservano gli sfortunati pretendenti – rigorosamente in mutande – che hanno fallito le risposte ai temibili indovinelli.

Le proiezioni, ripartite su tre schermi a fondo scena, sono intriganti nella loro psichedelicità in HD, ma finiscono per essere più installazioni autonome che non supporto drammaturgico all’azione, anche perché a fronte di tanta tecnologia l’idea registica di Cherstich è datatissima nella sua staticità e nell’imporre i protagonisti immobili al proscenio.

Il mondo notturno di Turandot è annientato a favore di una violenza ostentata e gratuita, la frigidità traumatica della principessa soccombe sotto un diluvio di immagini che in sostanza fanno perdere il filo del racconto e rischiano di distogliere gli spettatori meno accorti dalla musica.
Scontato il finale nel suo ostentato “volemose bene” con coppie e trii – sempre in mutande –variamente amoreggianti.

Tragicamente brutti i costumi, anch’essi firmati AES+F, con Calaf mascherato da Carlo Verdone che imita Rambo, Liù travestita da infermiera dei Pokémon, Timur mascherato da Re di Bastoni, le guardie imperiali armate di Calippo fluorescente, Turandot prudentemente avvolta in carta di cioccolatino e il coro malamente variopinto.

A tanta incongruenza maldestra si oppone fieramente il versante musicale, a cominciare dalla direzione di Valerio Galli, tutta giocata su tempi stingenti e guizzi dinamici affabulanti, senza tuttavia mai perdere di vista lo slancio melodico. Turandot spalanca la strada al Novecento e Galli, cogliendone pienamente la sostanza, ne esalta ogni più recondita preziosità.

La Turandot disegnata da Hui-He si distingue, per l’accorata drammaticità e per il peso specifico della voce ma pure nell’evitare qualsiasi Do Puccini le abbia riservato in partitura; il “grido” diventa dunque un “gridolino”, giusto per fare un esempio.

Gregory Kunde ha la fortuna, rara, di possedere mezzi vocali da trentenne usati con l’esperienza di chi ha virato la boa dei sessanta. Il suo Calaf è cesellato in ogni accento, la singola parola trova il suo senso più pieno dando vita ad un fraseggio vibrante e appassionato.  Calaf uomo e non eroe, capace di essere padre del suo stesso padre e di Liù; “Non piangere Liù” è teneramente rassicurante, bella e commovente come forse non l’avevamo sentita mai, così come spiazza il suo “Nessun dorma”, qui privato di qualsiasi velleità eroica e proiettato in una dimensione di intima riflessione.

Incredibilmente brava anche Mariangela Sicilia, Liù tutt’altro che remissiva, cantata con voce rigogliosa e ammaliante nei colori, capace di mezzevoci rapinose e di scatti volitivi.

In-Sung Sim è Timur di buona caratura, mentre ben centrati vocalmente appaiono il Ping di Vincenzo Taormina, il Pang di Francesco Marsiglia e il Pong di Cristiano Olivieri.

Bene fa anche il veterano Bruno Lazzaretti nei panni di Altoum, che la regia vuole racchiuso in una teca trasparente, così come Nicolò Ceriani è un Mandarino risolto con classe.
Completano il cast Massimiliano Brusco, Principe di Persia preciso, e le corrette Ancelle di Silvia Calzavara e Lucia Viviana.

Alberto Malazzi conduce il Coro ad una prova ottima, così come Alhambra Superchi prepara benissimo le Voci Bianche.

Successo per tutti, con ovazioni per Galli, la Sicilia e Kunde, al quale il pubblico batte anche i piedi e riserva un applauso “à la russe”.

Alessandro Cammarano
(4 giugno 2019)

La locandina

Direttore Valerio Galli
Ideazione Fabio Cherstich / AES+F
Regia Fabio Cherstich
Video, scene e costumi AES+F
Progetto luci Marco Giusti
Personaggi e Interpreti
Turandot Hui He
Altoum Bruno Lazzaretti
Timur In-Sung Sim
Calaf Gregory Kunde
Liù Mariangela Sicilia
Ping Vincenzo Taormina
Pang Francesco Marsiglia
Pong Cristiano Olivieri
Un mandarino Nicolò Ceriani
Il principe di Persia Massimiliano Brusco
Orchestra,Coro e Coro di Voci Bianche del Teatro Comunale di Bologna
Maestro del Coro Alberto Malazzi
Maestro del Coro di voci bianche Alhambra Superchi

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