ALCINA di Händel a Salisburgo – Review

ALCINA di Händel a Salisburgo – Review by William Fratti – Quest’anno il Festival di Pentecoste di Salisburgo rende omaggio all’arte dei castrati –


9 giugno 2019 -Nell’anno in cui il Festival di Pentecoste di Salisburgo vuole rendere omaggio all’arte dei castrati, Alcina – uno dei capolavori assoluti di Georg Friedrich Händel – è la compagna perfetta del Polifemo di Nicola Porpora, rappresentato nella stessa città e periodo, Londra 1735.

Cecilia Bartoli è una Alcina strabiliante! Ogni volta che interpreta un ruolo, il celebre soprano si cala pienamente nel personaggio, portando in palcoscenico una recitazione intensa e sentita, arricchita da un fraseggio che non ha eguali. La sua Alcina è innamorata e spietata, impaurita e addolorata, ferita e terrorizzata. La voce è sempre piegata all’effetto scenico, pur mantenendo un suono cristallino, con una dizione e un uso dell’accento eccelsi. Al termine di “Sì, son quella, non più bella” il pubblico in lacrime esplode in una vera ovazione.

Philippe Jaroussky è un Ruggiero eccellente. Il controtenore dalla voce unica e avvolgente si prodiga in una esecuzione piuttosto appassionata ed emozionante, tanto da rinunciare alla sua consueta omogeneità in favore di un effetto drammatico davvero viscerale.

Kristina Hammarström offre una performance molto ben riuscita, particolarmente efficace nell’interpretazione prima del sanguigno Ricciardo, poi dell’innamorata Bradamante. La voce vellutata e la linea di canto morbida sono corroborate da impeccabili fioriture, soprattutto nell’avvincente “È gelosia, forza è d’amore”.

Ottima anche la Morgana di Sandrine Piau che presenta un personaggio ricco di pathos, dotata di vocalità luminosa e brillante.

Molto bene anche l’Oronte di Christoph Strehl e il Melisso di Alastair Miles, entrambi ben focalizzati sia nell’interpretazione scenica che in quella vocale.

Infine è da premiarsi l’esecuzione di Oberto da parte del giovanissimo Sheen Park dei Wiener Sängerknabe, che canta con ottima intonazione e preparazione tecnica al punto da non essere per nulla inferiore ai colleghi adulti.

Lo spettacolo di Damiano Michieletto centra il punto alla perfezione. Le storie di Ruggiero, Bradamante, Morgana e degli altri protagonisti sono raccontate con la giusta enfasi, ma ciò che più colpisce è che ogni scena dipinge una piccola sfaccettatura del carattere di Alcina, come se ogni cosa presente sul palcoscenico raccontasse un pezzo dell’intimo della maga. Molti sono i simboli e i richiami utilizzati, dai più fiabeschi a quelli cinematografici, perfettamente amalgamati così da creare un effetto molto originale.

Bellissima la scenografia mobile di Paolo Fantin che, sapientemente illuminata da Alessandro Carletti, mostra di volta in volta i diversi piani del moderno antro della fattucchiera. Eccellente il video di rocafilm che assieme alla coreografia di Thomas Wilhelm crea ulteriori ambientazioni e momenti metafisici davvero emozionanti. Assolutamente in linea con l’avvincente spettacolo sono i costumi di Agostino Cavalca. Bravissimi i danzatori e i mimi, con particolare menzione per Roxana Rigaud, Angelika Nieder e Wolfgang Rauscher.

Infine è da premiarsi la direzione di Gianluca Capuano – alla guida dei precisissimi Les Musiciens du Prince-Monaco, con Robin Michael al violoncello continuo, Miguel Rincón alla tiorba continua, Marta Graziolino all’arpa continua e lo stesso Capuano e Davide Pozzi al cembalo continuo – che si prodiga in una lettura che mette sempre in primo piano l’accento, così da narrare e descrivere con particolare intensità i vari stati d’animo attraversati dai protagonisti. Eccellente anche il Bachchor Salzburg guidato da Markus Obereder.

William Fratti

PHOTOS :  © Cencic Runj e Marco Borrelli | Festival di Salisburgo