Martina Franca: Slapstick Barock in masseria

Vedove scaltre, malati immaginari, finti medici e travestimenti; questi gli elementi che connotano e fungono da punti di contatto per i due intermezzi proposti dal Festival della Valle d’Itria in varie masserie nei dintorni di Martina Franca, le cui corti si rivelano scatole sonore ideali ad ospitare lavori dall’organico ridotto.

A noi è toccata l’incantevole masseria San Michele.

Il cotè in cui nascono i due intermezzi, L’ammalato immaginario – che Leonardo Vinci compone nel 1726 per essere eseguita durante la sua opera seria Ermelinda – e La vedova ingegnosa – scritto da Giuseppe Sellitti nel 1735 ad inframezzare il Demofoonte di Leonardo Leo – coincide col periodo di massimo fulgore della Scuola Napoletana, incarnandone pienamente lo spirito e le linee estetiche fondamentali.

Anche nella più comica delle situazioni si ravvisa una vena sottile di malinconia e il sole partenopeo si vela di una nuvola rapida.

Davide Gasparro, regista giovane e talentuoso, dà prova di come con pochi mezzi ma con tante idee e soprattutto con grande senso del teatro si possa dar vita ad uno spettacolo godibile e intelligente.

Il concetto di fondo – sostenuto dalle scene e dai costumi di Maria Paola Di Francesco in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Bari e dalle luci di Manuel Frenda – è quello di un carrozzone di guitti itineranti capace di trasformarsi in letto, quello dell’”Ammalato”, per cambiare poco dopo diventando un ring per il pugilato.

Ritmi incalzanti che richiamano quelli delle Slapstick del cinema muto, ammiccamenti, gestualità esasperata offrono un servizio impeccabile e perfettamente attinente allo spirito della musica e dei libretti.

La Cappella Musicale Santa Teresa dei Maschi, i cui archi soffrono il caldo della notte e necessitano di accordature frequenti, offre una prova complessivamente convincente sotto la direzione forse un po’ troppo accorta di Sabino Manzo, la quale punta più sul rigore che non su una prassi incardinata su una maggiore libertà espressiva, per altro consentita dalla musica stessa.

Protagonisti di ambedue gli intermezzi Lavinia Bini – Enrighetta e Drusilla – e Bruno Taddia –, con l’inserimento di Maria Silecchio chiamata a doppiare nel canto la Bini colpita da un’improvvisa afonia.

Lo sdoppiamento dovuto alla presenza delle due cantanti ha generato situazioni di ulteriore e meravigliosa comicità; sull’ottimo canto della Silecchio la Bini si è dapprima sincronizzata per passare poi ad un’azione scenica in contrasto in stile “ombra di Peter Pan” che ha generato momenti irrestibili.

Bravo anche Bruno Taddia – Don Chilone e Strabone – che con arte consumata tratteggia entrambi i personaggi con il giusto carico di comicità e senza mai eccedere.

Bravissimi i due attori-mimi, i cui nomi non compaiono purtroppo in locandina, che danno corpo ai due servitori muti Sergio e Volpino.

Pubblico divertito, plaudente e rinfrancato del Primitivo di Manduria paradisiaco servito prima della rappresentazione.

Alessandro Cammarano
(1 agosto 2019)

La locandina

Leonardo Vinci
L’AMMALATO IMMAGINARIO
Giuseppe Sellitti
LA VEDOVA INGEGNOSA
Direttore Sabino Manzo
Regia Davide Gasparro
Scene e costumi Maria Paola Di Francesco in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Bari
Luci Manuel Frenda
Personaggi e interpreti:
Erighetta/Drusilla Lavinia Bini, Maria Silecchio
Don Chilone/Strabone Bruno Taddia
Cappella Musicale Santa Teresa dei Maschi

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