Catania, Teatro Massimo Bellini: “Il Pirata”

Catania, Teatro Massimo Bellini, Stagione d’opera e di balletto 2019
“IL PIRATA”
Melodramma in due atti su libretto di Felice Romani.
Musica Vincenzo Bellini
Gualtiero  FILIPPO ADAMI
Imogene FRANCESCA TIBURZI
Ernesto FRANCESCO VERNA

Itulbo RICCARDO PALAZZO
Goffredo SINAN YAN
Adele ALEXANDRA OIKONOMOU
Orchestra  e Coro del Teatro Massimo Bellini
Direttore Miquel Ortega
Maestro del Coro Luigi Petrozziello
Regia Giovanni Anfuso
Scene Giovanna Giorgianni
Costumi Riccardo Cappello
Regista assistente Angelo D’Agosta
Luci 

Catania, 29 settembre 2019
Se è sicuramente  apprezzabile e, per certi versi, coraggiosa, la scelta del Teatro Massimo Bellini di Catania di onorare l’anniversario della morte (23 settembre 1835) di Vincenzo Bellini con la messa in scena della sua terza opera,
Il Pirata, di raro ascolto e di difficile esecuzione, l’allestimento proposto, tuttavia, non incanta per quanto riguarda sia l’aspetto visivo che musicale. Innanzitutto ci si sarebbe attesi, in occasione di una ripresa così importante, che l’esecuzione, tra l’altro proposta nel teatro della città natale di Bellini dal cui palcoscenico manca da diverse stagioni, fosse integrale e non con i tagli di tradizione dei da capo delle cabalette delle cavatine di Gualtiero e Imogene nel primo atto. Poco accattivanti, inoltre, sono risultate le scarne ed essenziali scene di Giovanna Giorgianni che all’inizio ha reso la nave dei pirati con un albero su un telo in movimento che alludeva alle onde del mare e ha rappresentato il palazzo di Caldora con una facciata esterna nella quale si aprivano tre portali che, oltre a costituire certe volte quasi delle cornici per i solisti spesso immobili, davano l’impressione di avere di fronte una chiesa piuttosto che un edificio pubblico. La regia di Giovanni Anfuso, se, da una parte ha il merito di non proporre soluzioni cervellotiche come quelle che purtroppo si vedono nei teatri oggi, è apparsa, però, piuttosto statica con il Coro e i solisti spesso schierati come se si trovassero in un concerto sinfonico-corale. Coerenti, infine, con il resto della messa in  scena, che non brilla certo per idee innovative, i costumi, alquanto anonimi, di Riccardo Cappello.
Passando all’aspetto musicale, va segnalata la concertazione  professionale di Miquel Ortega, anche se non sempre tesa ad accentuare quei contrasti dinamici che l’avrebbero resa un po’ più viva. Già nella sinfonia, per esempio, l’Allegro agitato, con quei due stupendi accordi di re minore in forte e accentati ad apertura del primo tema, avrebbe avuto bisogno di un piglio maggiore, tale da rendere più stridente il contrasto con l’introduttivo Andante maestoso. Per il resto i tempi sono apparsi corretti e le sonorità nel complesso adeguate, anche se i momenti migliori sono stati, senza dubbio, quelli che hanno visto protagonista il coro, preparato molto bene da Luigi Petrozziello. Forse poco aiutati dalla regia, gli interpreti non riescono a  rendere la complessità emotiva dei loro personaggi. Pur dotato di una bella voce dal timbro chiaro, ma di scarso spessore, Filippo Adami veste i panni (strettini per la sua vocalità) di Gualtiero. La resa complessiva è alquanto alterna e solo nell’aria dell’atto 2 sembra trovare la sua giusta dimensione espressiva.  Poco coinvolgente l’Imogene di Francesca Tiburzi, volto noto al pubblico catanese per aver prestato la sua voce comunque interessante ad Alaide nella Straniera; l’artista ha esibito una linea di canto,  un fraseggio e un’intonazione che non vanno oltre la correttezza, ai quali avrebbe giovato un maggiore spessore drammatico e tecnico soprattutto nel canto d’agilità. Valida la prova di Francesco Verna che, grazie a una voce omogenea con ottimi  centri e una linea di canto  curata, è stato un solido  Ernesto.  La sua intepretazione ha restituito sulla scena con una certa efficacia il carattere autoritario del personaggio. Sul piano della correttezza e in ruolo i comprimari, Riccardo Palazzo (Itulbo), Sinan Yan (Goffredo) e Alexandra Oikonomou (Adele). Alla fine applausi per tutti e successo personale per la Tiburzi da parte del pubblico che comunque ha mostrato di apprezzare questo allestimento.