Venezia, Teatro La Fenice: “Pinocchio” di Pierangelo Valtinoni

Venezia, Teatro La Fenice, Lirica e balletto, Stagione 2019-2020
PINOCCHIO”
Fiaba musicale in due atti liberamente tratta da “Le avventure di Pinocchio” di Carlo Collodi. Libretto di Paolo Madron
Musica
Pierangelo Valtinoni
Pinocchio SILVIA FRIGATO
Geppetto OMAR MONTANARI
La fata GIOVANNA DONADINI
Il gatto / dottor Gufo CHIARA BRUNELLO
La volpe / dottor Corvo CHRISTIAN COLLIA
Mangiafuoco / L’oste ROCCO CAVALLUZZI
Lucignolo / Arlecchino LARA LAGNI
Il tonno / La lumaca / Pulcinella ROSA BOVE
Gendarmi, il grillo parlante, conigli, coro di burattini, coro di bambini, coro di pesci PICCOLI CANTORI VENEZIANI
Orchestra del Teatro La Fenice
Piccoli Cantori Veneziani
Direttore Enrico Calesso
Maestro del Coro di voci bianche Diana D’Alessio
Regia Gianmaria Aliverta
Scene Alessia Colosso
Costumi Sara Marcucci
Light designer Elisabetta Campanelli
Movimenti coreografici Silvia Giordano
Ballerini Davide Bellomo, Matilde Cortivo, Eva Dabalà, Samuel Moretti, Ilario Marco Russo, Nik Simonetti
Nuovo allestimento Fondazione Teatro La Fenice
Venezia, 19 dicembre 2019
“C’era una volta un pezzo di legno”. L’incipit del più celebre tra i capisaldi della letteratura infantile campeggia, in bella calligrafia, insieme ad altre citazioni, su una delle due quinte verdi, che incorniciano il boccascena, mentre La fata introduce la storia del burattino più famoso del mondo e Il grillo parlante – cui presta la voce il Coro di voci bianche – esordisce con un allegro “Cri. Cri. Cri.”, nel descrivere il buon Geppetto intento a dar forma al suo Pinocchio, e Il gatto e La volpe e Lucignolo già si presentano, confessando le loro poco nobili inclinazioni. Tutto questo si vede e si sente nel Prologo dell’opera Pinocchio di Pierangelo Valtinoni, su libretto di Paolo Madron, prima che inizi la favola vera e propria, nell’allestimento ideato da Gianmaria Aliverta, coadiuvato da Alessia Colosso (scene), Sara Marcucci (costumi), Elisabetta Campanelli (luci), Silvia Giordano (movimenti coreografici). Una prima versione dell’opera risale al 2001: un atto unico destinato ad essere suonato e cantato, in larga parte, da bambini e ragazzi, che vide la luce al Teatro Olimpico di Vicenza, ottenendo tale successo, da indurre la casa editrice inglese Boosey & Hawkes a commissionare agli autori una versione ampliata della partitura – risultante in due atti con esecutori esclusivamente professionisti –, che venne rappresentata in tedesco per tre stagioni consecutive, dal 2006 al 2008 (e poi ripresa nel 2011) alla Komische Oper di Berlino. Dalle sponde della Sprea il nuovo Pinocchio di Valtinoni e Madron è approdato ad altre prestigiose rive, quali Amburgo, Lipsia, Monaco, Torino. Ed ora è sbarcato in laguna. Già Croce riteneva che il romanzo di Collodi piacesse non solo ai piccoli, ma anche agli adulti. Un’opinione evidentemente condivisa anche dal compositore vicentino che, insieme al librettista, vi individua la presenza, tipica nelle fiabe, di due livelli di lettura: il primo è alla portata di ogni bambino, l’altro, più complesso, riguarda una tematica esistenziale – e letteraria – particolarmente importante come quella legata alla figura paterna. Il punto centrale del Pinocchio valtinoniano è rappresentato, infatti, dalla ricerca del padre: una tematica, che è alla base anche di due opere successive dello stesso autore – La Regina delle nevi e Il Mago di Oz – dando origine ad una “Trilogia della ricerca”. La partitura realizzata per Berlino mantiene intatte la freschezza e l’attitudine della prima versione a coinvolgere i ragazzi. L’organico – un po’ più nutrito di un ensemble da camera, soprattutto per la sua ricchezza di strumenti a percussione – è finalizzato a un raffinato utilizzo dei colori orchestrali come il colore del pianoforte, per indicare la fata, oppure quello dei fiati per Il grillo parlante. Vi sono chiari riferimenti al sistema tonale, in una sintesi tra vari elementi: dal classico, al pop, al rock, a certi ritmi ricorrenti nel repertorio del Novecento, come la marcia di Mangiafuoco o il ragtime del Gatto e la Volpe o ancora il samba della seconda scena del primo atto, con Pinocchio, Geppetto e il grillo parlante.
Sul versante registico, Gianmaria Aliverta – che mette in scena per la Fenice Pinocchio dopo le fortunate regie di Mirandolina e Un ballo in maschera –, ambienta l’azione negli Anni Quaranta del secolo scorso – un’epoca in cui i nonni ancora raccontavano le fiabe –, aggiungendo, peraltro, alcuni elementi riferibili alla contemporaneità, come a suggerire che la storia del burattino vivente è senza tempo. La narrazione asseconda la musica, procedendo spesso per scene tra loro isolate come le puntate di una miniserie di Netflix. Affinché tutto risulti chiaro, il palcoscenico è diviso in due. In alto sta il mondo reale – una scuola, dove la fata/maestra fa leggere ai suoi ragazzi Le avventure di Pinocchio –, in basso è il regno della fantasia, dove si materializza l’immaginazione di quegli scolari, che peraltro, in alcuni momenti, scendono nel mondo fantastico, incarnando alcuni personaggi: gli aiutanti della fata, gli asinelli, i pesci. Ne risulta uno spettacolo di semplice fruizione, ma anche intrigante e divertente, a patto di assecondare – come direbbe Pascoli – il Fanciullino, che è in noi. Fantasiosi e colorati i costumi e le scene, eleganti le movenze coreografiche, bravissimi i bambini impegnati in palcoscenico, tra cui – ineccepibili nelle loro prestazioni canore, a delineare uno stuolo di personaggi animaleschi ed umani – i Piccoli Cantori Veneziani, che hanno saputo tener testa ai cantanti professionisti. Quanto a questi ultimi, Silvia Frigato è risultata un Pinocchio vocalmente garbato ed espressivo, spigliato nel fraseggio come nel gesto scenico. Improntata a dolcezza, ma anche a una pacata fermezza è apparsa la Fata, elegante nella vocalità, di Giovanna Donadini. Omar Montanari (Geppetto) ha sfoggiato una voce dal bel timbro virilmente brunito, forse un po’ in contrasto con la disarmante rassegnazione del personaggio. Molto validi anche Rocco Cavalluzzi (un Mangiafuoco più divertente che pauroso / L’oste), Chiara Brunello (Il gatto / dottor Gufo), Christian Collia (La volpe / dottor Corvo), Lara Lagni (Lucignolo / Arlecchino), Rosa Bove (Il tonno / La lumaca / Pulcinella). Perfettamente in sintonia con le intenzioni del compositore è risultata la direzione di Enrico Calesso, che ha saputo ottenere dagli agguerritissimi strumentisti dell’Orchestra della Fenice la necessaria, diffusa brillantezza dei colori, come preziosi squarci dalle sfumature delicate, oltre a una rigorosa estroversione nel rendere i molteplici ritmi ricorrenti in partitura. Successo pieno e caloroso. Foto Michele Crosera