Berlino: Anja Harteros domina Tosca

La recita del 24 gennaio chiude la produzione di Tosca alla Deutsche Oper di Berlino. Nel grande teatro tedesco il ruolo eponimo è andato ad Anja Harteros, con Jorge de León (Cavaradossi) e Ludovic Tézier (Scarpia) a completare il bellicoso trio.

Alla guida dell’Orchestra della Deutsche Oper il trentaduenne Yoel Gamzou, con la ripresa della regia di Boleslaw Barlog del 1969, la prima Tosca alla Deutsche Oper. Una regia che è ormai ‘classica’, ma che è invecchiata molto bene.

Certo, la staticità dell’azione, non aiutata dalle scene magnifiche ma ingombranti, ha reso un po’ ingessato il fluire della vicenda e soprattutto lo scorrere umorale dei focosi personaggi, con una neutralità e una ricerca di realismo che affidano alla sola musica e alle capacità attoriali dei protagonisti tutto il valore simbolico. Capacità attoriali a volte un po’ indebolite da una richiesta di sforzo patetico eccessivo ed esasperato, molto vecchia scuola, che rendevano un po’ tragicomiche le situazioni.

L’effetto però è visivamente magnifico: ci si può letteralmente immergere nella Roma della Tosca di Balrog, beandosi dell’estrema cura delle palette timbriche scelte per scene e costumi (magnificamente realizzati da Filippo Sanjust) e riscoprendo un’accorta semplicità che lascia allo spettatore il compito di trarre le considerazioni dal proprio coinvolgimento emotivo.

Coinvolgimento che non sarebbe avvenuto senza le straordinarie doti di Anja Harteros: la cantante tedesca non ha più la voce di una fanciulla, ma la domina con totale sicurezza e scaltrezza. Ciò che stupisce della sua Tosca infatti è l’abilità con cui la Harteros balza da un carattere all’altro, ora gesti plateali, ora sovraeccitati, ora improvvisi ripiegamenti intimi, ora un bigotto irrigidirsi.

La contraddizione nasce dalla profonda insicurezza del personaggio, che Anja Harteros riesce a sottolineare con grandissima cura senza mai esagerare. Bastano pochi gesti delle mani, un fraseggio più dubbioso, una maggiore apertura su una frase e poi uno scatto, uno slancio, una falcata che riempie tutta la scena, complici anche gli svolazzanti abiti da Diva, e subito tutto il mondo emotivo di Tosca, complesso e delicato, è davanti ai nostri occhi. A lei va l’assoluto predominio del palcoscenico. Anche perché i personaggi intorno a lei si muovevano assai poco, forse per sottolineare i convulsi movimenti della protagonista, forse perché attorialmente meno disinvolti, nonostante le validissime prove.

Jorge de León è un Cavaradossi più che convincente, dalla voce profonda e imponente capace di sovrastare l’orchestra senza problemi (magnifico E lucevan le stelle), anche se manchevole di quello slancio da giovane idealista. Ottimo lo Scarpia di Tézier, maestoso e fiero nel portamento, molto preciso nell’intonazione, ma che non è riuscito a dare al suo personaggio quella punta di perversa perfidia, quel sadismo plateale, quell’ebbrezza di potere ed influenza che lo rendono lo Iago mefistofelico dell’opera di Puccini.

Byung Gil Kim è un Angelotti un po’ rustico, anche per la pronuncia incerta e le movenze grottesche, mentre Noel Bouley è un Sagrestano ben calato nel ruolo macchiettistico del personaggio, da cui non si distacca ma che interpreta con grande convinzione e voce rotonda.

Molto sgraziato lo Spoletta di Jörg Schörner, questo sì eccessivamente ridotto a macchietta, buoni gli interventi dello Sciarrone di Timothy Newton, borsista dell’Opera Foundation Australia palesemente nervosissimo e disorientato.

Meno convincente del cast la direzione di Yoel Gamzou. L’Orchestra della Deutsche Oper, al di fuori dei buoni squilli dei corni e degli ottimi soli di violoncello e clarinetto dall’E lucevan le stelle, ha dato una prova piuttosto farraginosa, insicura nell’intonazione e in diversi passaggi di insieme, soprattutto nelle seconde parti dei fiati e tra violini I, II e viole, e in generale poco duttile. In questo non ha risposto bene al gesto di Gamzou che non è riuscito a trarre dall’Orchestra la libertà richiesta, col risultato che molto spesso i cantanti sono parsi più andare in scontro aperto con la compagine che non sentirsi sostenuti nelle loro parti. Diversi anche gli scollamenti tra palco e buca, infatti, sintomo di un matrimonio non perfettamente riuscito. Applausi copiosissimi per tutti, con vere ovazioni per il trio dei protagonisti.

Alessandro Tommasi
(24 gennaio 2020)

La locandina

Direttore Yoel Gamzou
Regia Boleslaw Barlog
Scene e costumi Filippo Sanjust
Personaggi e interpreti:
Tosca Anja Harteros
Mario Cavaradossi Jorge de León
Scarpia Ludovic Tézier
Angelotti Byung Gil Kim
Il sagrestano Noel Bouley
Spoletta Jörg Schörner
Sciarrone Timothy Newton
Un carceriere Padraic Rowan
Orchester der Deutschen Oper Berlin
Kinderchor der Deutschen Oper Berlin
Chor der Deutschen Oper Berlin
Maestro del coro Thomas Richter
Maestro del coro di voci bianche Christian Lindhorst

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