Verona, Teatro Filarmonico: “Lucia di Lammermoor”

Teatro Filarmonico, Stagione Lirica 2020
LUCIA DI LAMMERMOOR”
Dramma tragico in due parti e tre atti su libretto di Salvadore Cammarano.
Musica di Gaetano Donizetti
Lord Enrico Ashton ALBERTO GAZALE
Lucia ENKELEDA KAMANI
Sir Edgardo di Ravenswood ENEA SCALA
Lord arturo Bucklaw ENRICO ZARA
Raimondo Bidebent SIMON LIM
Alisa LORRIE GARCIA
Normanno RICCARDO RADOS
Orchestra e Coro dell’Arena di Verona
Direttore Andriy Yurkevych
Maestro del CoroVito Lombardi
Regia e costumi Renzo Giacchieri
Scene e Projection design Alfredo Troisi
Movimenti mimici Barbara Pessina
Luci Paolo Mazzon
Verona, 2 febbraio 2020
La Lucia di Lammermoor diretta da Renzo Giaccheri è uno spettacolo di prelibata eleganza che scorre, lucido e sicuro, entro gli argini maestosi della tradizione. A questa fanno eccezione certi rivoli di sangue (se ne aveva traccia nella locandina, ma lì erano da storcere il naso) che ci hanno stupiti e trafitti, scorrendo secondo le proiezioni di Alfredo Troisi sul fondo della scena. La scelta, di natura simbolica, risulta tanto più efficace perché stridente col contesto che, per scene e costumi, armonizza veridicità storica e atemporalità fiabesca, il tutto illuminato con guanti di velluto da Paolo Mazzon.Dalla performance di Enrico, un grande Alberto Gazale, emerge tutta la stoffa dell’attore consumato. Gazale ha dominato la scena, anche in quegli attimi in cui è sembrato disturbato da qualcosa e, quindi, vagamente inaccurato. La voce è poderosa, avvincente, un canto aperto ma correttamente girato sugli acuti, come la buona scuola insegna, e dizione capace di restituire pieno senso teatrale ai versi di Cammarano. L’Edgardo di Enea Scala è sensazionale, e di certo può porsi quale pietra di paragone nella galleria di tenori che si confronteranno con questo grande carattere donizettiano. Presenza imperiosa e agile, voce sempre stagliata sopra l’orchestra, generosa, nobile, gli acuti pieni di forza ma in posizione ineccepibile rendono l’interpretazione di Scala semplicemente rampante, vero sembiante dell’amore e dell’orgoglio che scorre nelle vene dei Ravenswood. A fronte di un timbro decisamente adatto alla parte e di un’esecuzione tecnicamente pressoché impeccabile, l’interpretazione della giovane Enkeleda Kamani ci è parsa meno matura delle altre. La costituzione di questa bellissima artista, esile come una silfide, e la voce altrettanto delicata ci hanno dipinto una Lucia adolescente, innamorata sì, ma d’un amore tutto tremore e timore, in cui la passione somiglia ad una cotta – seppur fatale- e manca della consapevolezza della principessa che sfida l’ordine d’una nazione. La gestualità anche richiamava una bambina, quasi capricciosa, tanto che nella scena in cui il fratello la conduce di fronte ad Arturo, per firmare il matrimonio combinato, quello scuotere la testa con riluttanza, con quella cuffietta tutta pizzi, è stato ilare. Tuttavia, strano a dirsi, ciò è riuscito a suo modo e ricreare una Lucia ipersensibile e mentalmente instabile, e nella scena della pazzia la Kamani ci ha convinti e commossi, proprio perché a perdere il lume della ragione e a soccombere, di fronte a noi, non vi era una donna ma una bimba. Simon Lim arricchisce il paesaggio sonoro di questa Lucia col timbro del suo Raimondo Bidebent, scuro per non dire fosco, altero ma affettuoso, condito da un’ottima pronuncia. Molto corretto Enrico Zara nei panni di Lord Arturo, anche se la presenza scenica ci è sembrata poco agguerrita. Patetica e sincera, invece, nei pochi gesti di ancella dimessa e fedele e nella voce dal timbro caldo, la Alisa di Lorrie Garcia. Meritevole anche la performance di Riccardo Rados nei panni di Normanno. Il coro si è dimostrato particolarmente partecipe degli affetti, pur in una discreta presenza da compagine greca, in cui la massa era cosparsa di volti vivi, occhiate rapinose, ora dolenti ora angosciate. Molto buoni, sia per insieme che per colore i cori maschili che aprono la scena. Un plauso dunque al suo maestro, Vito Lombardi. L’orchestra è diretta con lucidità e vigore da Andriy Yurkevych, il quale sa accompagnare le voci con galanteria e riguardo, e spreme questa splendida partitura nella sua abbondanza di colori e di pigli ritmici tipicamente romantici. Il pubblico del Filarmonico tributa ai professionisti un applauso tale da dichiarare un risultato trionfale, applauso al quale ci siamo associati senza remore. Foto Ennevi per Fondazione Arena