Napoli, Teatro di San Carlo: “Norma”

Napoli, Teatro di San Carlo, Stagione d’opera e danza 2019/20
NORMA”
Tragedia lirica in due atti su libretto di Felice Romani, dalla tragedia Norma ou l’infanticide di Louis-Alexandre Soumet.
Musica di Vincenzo Bellini
Norma MARIA JOSÉ SIRI
Adalgisa ANNALISA STROPPA
Pollione FABIO SARTORI
Oroveso FABRIZIO BEGGI
Clotilde FULVIA MASTROBUONO
Flavio ANTONELLO CERON
Orchestra e Coro del Teatro di San Carlo
Direttore Francesco Ivan Ciampa
Regia Lorenzo Amato
Scene Ezio Frigerio
Costumi Franca Squarciapino
Luci Vincenzo Raponi
Napoli, 20 febbraio 2020
Norma ritorna al San Carlo di Napoli, dopo quattro anni di assenza, in una messinscena felicemente priva di inutili trasfigurazioni o modernizzazioni sceniche, poiché calata in una dimensione fiabesca, quasi soprannaturale. Il regista Lorenzo Amato si orienta in una visione tradizionale, concretizzazione del desiderio comune. Un mondo primordiale determinato da videoproiezioni di foreste  e da poche ma essenziali coordinate spaziali; l’impianto scenico di Ezio Frigerio (completata dall’austera eleganza dei costumi di Franca Squarciapino) reca in sé una potenza mitica, tra massi e sacre querce avvolte dalle rarefatte e bluastre luci di Vincenzo Raponi. Una regia che tutela la la parola scenica dei personaggi, pienamente personalizzati attraverso una austera e tragica gestualità. Una Norma che riacquista se stessa, paga d’una orchestra in stato di grazia, sotto la direzione di Francesco Ivan Ciampa, apprezzabile per il doppio carattere della strumentazione, tra foga prorompente e timbro elegiaco. La ricerca d’una intimità espressiva è la chiave di volta d’una illuminata orchestrazione, avveduta nei disegni ritmici di accompagnamento, sommessi, melodicamente espansi o, all’occorrenza, vigorosamente scanditi. Spiace ancora una volta assistere a una on hanno interessato la regia, altrettanto non possiamo dire dei soliti tagli di tradizione che colpiscono la partitura dell’Atto I (in primis “Me protegge, me difende” di Pollione “Ah! bello a me ritorna” di Norma), magari per assecondare le esigenze dei cantanti, non adusi al repertorio belcantistico; interpreti rivelatisi comunque corretti. Il soprano Maria José Siri (Norma) padroneggia uno strumento vocale apprezzabile: l’ampio fraseggio, la morbidezza degli acuti e una buona  padronanza delle agilità, sommati alla costante afflizione emotiva, costituiscono la cifra distintiva d’una interpretazione appassionata. Parimenti valida, il mezzosoprano Annalisa Stroppa. Abile fraseggiatrice, garantisce alla sua Adalgisa una voce vellutata, all’altezza delle difficoltà del ruolo. Il tenore Fabio Sartori, invece, presta al proconsole Pollione un eroico temperamento teatrale, romanticamente ispirato; vocalità solida e omogenea, fraseggio adeguatamente vario, sostenuto da un impeto drammatico.  Il coro, magistralmente preparato da Gea Garatti Ansini, c’appare pienamente convincente nei suoi contrastanti caratteri: ora contrassegnato da toni elegiaci, ed ora violentissimo e sanguinario. Corrette, poi, le prove vocali e teatrali di Fabrizio Beggi (Oroveso); Fulvia Mastrobuono (Clotilde); Antonello Ceron (Flavio). In conclusione, successo di pubblico per una Norma che s’accontenta di sé, di ciò che è, e noi con essa, pienamente convinti della paralizzante pericolosità delle regie regressive e fintamente rivoluzionarie.