Venezia, Teatro Malibran: “Prima la musica e poi le parole” & “Der Schauspieldirektor”

Venezia, Teatro Malibran, Lirica e balletto, Stagione 2019-2020 “PRIMA LA MUSICA E POI LE PAROLE”
Divertimento teatrale in un atti, libretto di Giovanni Battista Casti.
Musica di Antonio Salieri
Un maestro di cappella SZYMON CHOJNACKI
Un poeta FRANCESCO VULTAGGIO
Donna Eleonora, virtuosa seria FRANCESCA BONCOMPAGNI
Tonina ROCÍO PÉREZ
DER SCHAUSPIELDIREKTOR”
Singspiel in un atto kv 486, libretto di Johann Gottlieb Stephanie.
Musica di Wolfgang Amadeus Mozart
Monsieur Frank, Schauspieldirektor KARL-HEINZ MACEK
Monsieur Eiler, ein Banquier MARCO FERRARO
Monsieur Buff, Schauspieler SZYMON CHOJNACKI
Monsieur Herz, Schauspieler FRANCESCO BORTOLOZZO
Madame Pfeil, Schauspielerin MICHELA MOCCHIUTTI
Madame Krone, Schauspielerin ROBERTA BARBIERO
Madame Vogelsang, Schauspielerin VALERIA DE SANTIS
Madame Herz, ein Sänger ROCÍO PÉREZ
Mademoiselle Silberklang, ein Sänger FRANCESCA BONCOMPAGNI Monsieur Vogelsang, ein Sänger VALENTINO BUZZA
Orchestra del Teatro La Fenice
Direttore Federico Maria Sardelli
Maestro al clavicembalo Roberta Paroletti
Regia Italo Nunziata
Luci Andrea Benetello
Nuovo allestimento Fondazione Teatro La Fenice
Venezia, 20 ottobre 2020
Per molti il binomio Mozart-Salieri è come avvolto da un alone torbidamente romantico, complice il famoso film Amadeus di Miloš Forman, del 1984, tratto dall’omonima pièce teatrale di Peter Shaffer, del 1979, a sua volta derivante dal breve dramma di Puškin Mozart e Salieri, del 1832. Nella trasposizione cinematografica la prematura dipartita di Mozart viene attribuita all’incontenibile, patologica invidia, che Antonio Salieri, Kapellmeister presso la corte di Vienna, avrebbe nutrito verso di lui, tanto da architettare un diabolico piano per sopprimere questo suo troppo geniale rivale. Ma si tratta, in buona parte, di invenzione. Reale invece fu la competizione, di ben altra natura, che oppose, su iniziativa dello stesso imperatore Giuseppe II d’Asburgo, l’affermato maestro di Legnago al salisburghese, che allora non godeva di una posizione altrettanto solida a Vienna. La “disfida” avvenne durante una festa di corte, svoltasi il 7 febbraio 1786 per celebrare il ritorno nella Capitale di una sorella dell’imperatore: l’arciduchessa Maria Cristina, consorte del principe Alberto di Sassonia-Teschen, che risiedeva a Bruxelles come Governatore generale dei Paesi Bassi austriaci. Per l’occasione, nell’Orangerie annessa al Palazzo di Schönbrunn ci fu la rappresentazione – inframezzata da cena, ballo e rinfreschi – di due brevi opere buffe, entrambe dal carattere metateatrale: Der Schauspieldirektor (L’impresario teatrale), un Singspiel di appena cinque numeri, con la parte iniziale costituita solo da lunghi dialoghi parlati – la cui composizione era stata affidata dall’augusto committente a Mozart –, seguito da Prima la musica e poi le parole, un intermezzo di tredici numeri, suddivisi in sette scene, con recitativi interamente musicati, commissionato a Salieri. Dunque, un confronto tra opera italiana e opera tedesca.
La scelta da parte della Fenice di proporre tale dittico in questo scorcio di stagione rivela degli aspetti particolarmente interessanti, anche considerando le difficoltà del tribolato periodo di pandemia, in cui ci troviamo: è la prima volta che un titolo di Salieri compare in un cartellone a Venezia; con la rappresentazione di Der Schauspieldirektor, la Fenice ha messo in scena, negli anni, tutto il repertorio operistico mozartiano, ad eccezione della sola Finta giardiniera; lo spettacolo è allestito in forma completa con scene, costumi, arredi e quant’altro, grazie, tra l’altro, all’impegno degli studenti della Scuola di Scenografia dell’Accademia di Belle Arti di Venezia, nell’ambito del progetto “Atelier della Fenice al Malibran”. Nell’evento, di cui ci occupiamo, l’ordine di esecuzione delle due operine è stato invertito rispetto alla prima assoluta di Schönbrunn, perché nel frattempo il salisburghese ha assunto molta più importanza di Salieri, e quindi spettava al suo Singspiel il diritto di concludere – “dulcis in fundo” – lo spettacolo.
Il tema centrale di Prima la musica e poi le parole e Der Schauspieldirektor è la parodia del mondo teatrale, un soggetto particolarmente diffuso nel Settecento soprattutto dopo la pubblicazione del graffiante “pamphlet” Il teatro alla moda di Benedetto Marcello. Il regista, Italo Nunziata, ha ideato un allestimento divertente, spostando l’azione nel Novecento. Secondo la sua concezione, non priva di argomentazioni convincenti, ha deciso di ambientare l’opera di Salieri negli anni Quaranta, un’epoca nella quale la situazione teatrale descritta nel libretto – dominata da quella follia bonaria, in base alla quale tutto è possibile, anche al di là di ogni concezione realistica – era ancora attuale. L’opera di Mozart è invece trasposta negli anni Cinquanta: i protagonisti sono otto interpreti in cerca di impresario, che vivono solo in scena (ogni riferimento pirandelliano è tutt’altro che casuale). Essi si presentano tutti con vestiti incolori, e solo nel momento in cui si esibiscono davanti all’impresario, spogliandosi di quegli abiti, prendono finalmente colore, vita. Due ambientazioni diverse – più concreta e fissa quella relativa al primo titolo: un ufficio manageriale; più astratta e mutevole quella relativa al secondo, con la comparsa di siparietti funzionali ai provini degli attori e dei cantanti – per un problema comune, da cui nascono intriganti, quanto divertenti dispute: che cosa proporre al pubblico? Assecondare la sua voglia di divertirsi o creare uno spettacolo con un contenuto importante da comunicare? In Salieri, i personaggi si trovano a dover allestire un’opera in soli quattro giorni, dunque sono costretti ad andare subito al nocciolo della questione, Ma in fondo anche i personaggi di Mozart devono affrontare lo stesso dilemma. Momenti di irresistibile comicità sono legati, in particolare, ai personaggi femminili: in Salieri, la cantante tragica e quella buffa, per le quali l’importante è che si lavori e si viva in palcoscenico; nell’opera mozartiana, altre due prime donne del melodramma, che si contendono ferocemente il primato in palcoscenico, e ben presto perdono le staffe, in netto contrasto rispetto all’eleganza dei loro costumi.
Quanto all’interpretazione musicale, Federico Maria Sardelli, un’autorità per quanto riguarda la musica antica – basti pensare al lavoro che svolge come artista, studioso e scrittore sull’immensa opera di Antonio Vivaldi – grazie alla sua estrema attenzione al colore strumentale, diffusamente vivido e brillante, ad una scansione ritmica in generale incisiva ed energica, alla capacità di sostenere efficacemente le voci, ha offerto un’interpretazione elegante, che ha messo in luce la raffinatezza del lavoro di Salieri, fatto di continue citazioni da opere di se stesso e di altri, tutte ben riconoscibili ai privilegiati ascoltatori del 1786, in particolare dall’opera di Giuseppe Sarti Giulio Sabino, che era andata in scena pochi mesi prima, diretta da Salieri stesso. Analoga la sua prestazione nell’interpretazione dell’opera di Mozart, che contiene delle arie bellissime, appartenenti alla maturità di Mozart, e rivela una qualità musicale strepitosa, con momenti anche malinconici, che non ritroviamo nell’opera di Salieri.
Tutti all’altezza della situazione i cantanti, tra i quali si sono messe in luce le due primedonne Francesca Boncompagni e Rocio Pérez, rispettivamente Donna Eleonora e Tonina nell’opera di Salieri; Mademoiselle Silberklang e Madame Herz in quella di Mozart, che hanno affrontato le difficoltà delle loro parti dimostrando ottima tecnica, estesa tessitura, sensibilità interpretativa, espressivo fraseggio, presenza scenica. Di buon livello è risultata la prestazione di Szymon Chojnacki (Un maestro di cappella in Salieri/Monsieur Buff in Mozart), che ad una disinvolta vocalità ha coniugato non trascurabili doti attoriali. Hanno superato la prova anche Francesco Vultaggio (Un poeta in Salieri), che ha dimostrato versatilità dal punto di vista sia vocale che interpretativo, segnalandosi nell’esilarante caricatura di una cantante seria; e Valentino Buzza (Monsieur Vogelsang in Mozart), che si è fatto apprezzare per la voce gradevolmente timbrata. Si sono fatti onore, infine, nel Singspiel, i numerosi recitanti: Karl-Heinz Macek (l’impresario Frank), oltre alle primedonne e ai relativi personaggi di supporto – Michela Mocchiutti (Madame Pfeil) e Marco Ferraro (Monsieur Eiler); Roberta Barbiero (Madame Krone) e Francesco Bortolozzo (Monsieur Herz). Positivo il contributo di Valeria de Santis (Madame Vogelsang). Successo pieno e caloroso, decretato da un pubblico divertito.