“Il barbiere di Siviglia” del ROF Autunnale

Pesaro, Rossini Opera Festival, Il ROF Autunnale
“IL BARBIERE DI SIVIGLIA”
Dramma comico in due atti su libretto di Cesare Sterbini, dall’omonima commedia di Pierre Beaumarchais
Musica Gioachino Rossini
Il Conte d’Almaviva JUAN FRANCISCO GATELL
Don Bartolo CARLO LEPORE
Rosina AYA WAKIZONO
Figaro IURII SAMOILOV
Don Basilio MICHELE PERTUSI
Berta ELENA ZILIO
Fiorello / Ufficiale WILLIAM CORRÒ
Ambrogio ARMANDO DE CECCON
Orchestra Sinfonica “Gioachino Rossini”
Coro del Teatro Ventidio Basso
Direttore Michele Spotti
Maestro del Coro Giovanni Farina
Regia, Scene e Costumi Pier Luigi Pizzi
Regista collaboratore e Luci Massimo Gasparon
Produzione ROF 2018
Pesaro, 25, 27, 29 novembre 2020, in streaming
Lo spettacolo di maggior richiamo del Rossini Opera Festival Autunnale in streaming è certamente stato Il barbiere di Siviglia, con la ripresa dell’allestimento che nella stagione 2018 fu presentato alla Adriatic Arena, ora adattato alle scene del Teatro Rossini di Pesaro. Decine di migliaia di persone lo hanno seguito in diretta su vari canali in tutto il mondo, manifestando grande entusiasmo e, al tempo stessa, nostalgia delle rappresentazioni dal vivo. Lo sforzo organizzativo fa onore alle migliori tradizioni del ROF, centrando l’obbiettivo di uno spettacolo non solo rigoroso e completo nella proposta musicale, ma anche elegante, dinamico, spiritoso, insomma divertente nell’accezione più ampia e nobile del termine. Rivedendo sullo schermo la produzione di due anni fa, è inevitabile procedere a un confronto tra quell’esperienza dal vivo e la riproposizione a distanza. Per cui, a differenza del solito, merita iniziare con qualche considerazione sull’allestimento. Pier Luigi Pizzi e la sua équipe sono riusciti ad adattare magnificamente lo spettacolo teatrale alle anguste dimensioni televisive, senza che nulla si perdesse della freschezza, luminosità, spazialità dell’idea originaria. In effetti, in questo Barbiere di Pizzi lo spazio assume una funzione fondamentale: quella di porre in collegamento fondali e architetture neoclassici, bianchi, puri, immobili, quasi algidi, con la vitale fisicità dei personaggi in azione, tutti animati da un movimento incessante e da un’interrelazione quasi febbrile. Questa forbice spazio-personaggi si riverbera poi in relazioni interne ancora più significative: la più evidente è l’eccezionalità dei costumi di Rosina, che a differenza degli altri tipi non veste abiti di primo Ottocento né indossa alcun tipo di calzature, presentandosi da subito come l’elemento originale, l’autentico “personaggio” protagonista. Quanto alla comicità, le gags incominciano presto e attraversano tutta l’esecuzione, giacché il loro carattere non è estemporaneo ma connaturato alla recitazione e all’intonazione: Don Bartolo canta con la r moscia, che Rosina imita sfacciatamente; poi giunge Don Basilio, balbuziente; infine Almaviva nelle vesti di Don Alonso strascica la s. L’effetto complessivo accentua la tipizzazione dei caratteri, ma garantisce un effetto comico davvero notevole.
Se in uno spettacolo, e in particolare nel Barbiere, l’elemento più importante deve essere l’estetica, tanto semplice in termini scenografici quanto sofisticata in quelli attoriali degli interpreti (che devono risultare a ogni costo bellissimi, accattivanti e brillanti), allora la scelta dei cantanti è perfetta, e probabilmente corrisponde alle ambizioni del regista. Diversamente, sarebbe difficile comprendere perché la direzione artistica del ROF abbia voluto chiamare di nuovo Aya Wakizono a interpretare Rosina. Oggi come nel 2018, infatti, emergono alcuni problemi nella linea di canto, nel fraseggio, nelle agilità e negli acuti, gravati da una certa fatica. Juan Francisco Gatell è invece un ottimo Almaviva; ascoltandolo, i ricordi corrono a un’altra serata pesarese, dell’agosto 2011, quando al Teatro Rossini un superbo Alberto Zedda diresse il suo ultimo Barbiere in forma di concerto, appunto con Gatell nella parte del tenore. Anche a distanza di nove anni, Gatell è sempre molto corretto. Iurii Samoilov è un giovane cantante che nelle stagioni pesaresi ha interpretato soltanto Omar in Le siège de Corinthe del 2017: è un Figaro che recita con molta naturalezza, accentuando anche troppo la sensualità di ogni movenza (aumentata nella percezione dalla regia televisiva); si compiace di una gran voce, quasi sempre ben timbrata, anche se l’espressività musicale non sempre convince, forse proprio per essere spesso sopra le righe, cioè dovuta a un’emissione di forza (ma con linea di canto univoca, frasi strascicate, qualche portamento). Naturalmente, la questione verte anche sull’impostazione del personaggio: se Figaro deve essere l’alter ego popolano di Almaviva, allora Samoilov ne è interprete ideale. Carlo Lepore è un grande Don Bartolo, sia nel caratterizzare un personaggio che gli sembra cucito addosso, sia nello stile musicale, arguto, coerente, attento al rispetto della scrittura rossiniana, insomma molto equilibrato (se non fosse per il vezzo della r, da cui ogni tanto egli stesso decide di prescindere). Il sillabato del duetto con Rosina è godibilissimo, al pari di ogni altro intervento nei quadri d’insieme. Anche il Don Basilio di Michele Pertusi è magnifico: il basso, reduce dal ruolo protagonistico del Marin Faliero di Bergamo di pochi giorni prima, ai suoi 55 anni sfoggia una fermezza che ben pochi dei suoi colleghi più giovani possono vantare (e che, infatti, aveva lasciato stupefatti gli ascoltatori dell’opera donizettiana; lo stesso effetto si produce anche a Pesaro). Una storia del ROF ancora più annosa rappresenta Elena Zilio, incarnazione perfetta di Berta e perla dei comprimari dell’esecuzione. È difficile valutare con sicurezza un’esecuzione musicale in streaming, anche quando la rilevazione acustica è impeccabile; in ogni caso, la prova dell’Orchestra Sinfonica “Gioachino Rossini” e del Coro del Teatro Ventidio Basso, diretti rispettivamente da Michele Spotti e Giovanni Farina, è stata pregevolissima.    Foto © ROF