Roma, Teatro dell’Opera: “Il Barbiere di Siviglia”

Opera di Roma, Teatro Costanzi, stagione 2020/2021
“IL BARBIERE DI SIVIGLIA”
Opera buffa in due atti su libretto di Cesare Sterbini dalla commedia omonima di Pierre-Augustin Caron de Beaumarchais
Musica di Gioacchino Rossini
Il Conte d’Almaviva RUZIL GATIN
Rosina VASILISA BERZHANSKAYA
Figaro ANDRZEJ SILONCZYK
Don Bartolo ALESSANDRO CORBELLI
Don Basilio ALEX ESPOSITO
Berta PATRIZIA BICCIRÉ
Fiorello ROBERTO LORENZI
Un ufficiale LEO PAUL CHIAROT
Un notaio PIETRO FAIELLA
Ambrogio PAOLO MUSIO
Orchestra e coro dell’Opera di Roma
Direttore Daniele Gatti
Maestro del coro Roberto Gabbiani
Regia e istallazioni Mario Martone
Costumi Anna Biagiotti
Luci Pasquale Mari
Roma, 5 dicembre 2020 (diretta televisiva)
Nel segno di Rossini cerca di partire la stagione dell’opera di Roma con una produzione – pensata per la sola trasmissione televisiva e in streaming – de “Il barbiere di Siviglia”.  Una produzione che si staglia per coerenza ed efficacia della proposta.
Merito in gran parte dovuto a Mario Martone nella doppia veste di regista teatrale e televisivo – accoppiata quanto mai opportuna in questo tipo di produzione – che firma uno spettacolo esemplare per intelligenza e senso del teatro. Regia fatta di pochissimi elementi ma che sfrutta la stessa struttura teatrale come strumento narrativo. Il palcoscenico è vuoto, la sala attraversata da corde tese a incrociarsi, una sorta di mostruosa ragnatela che avviluppa i personaggi che verrà spezzata in modo liberatorio con il felice scioglimento della vicenda. Ad arricchire questo semplice impianto è l’uso di tutti gli spazi del teatro, dai palchi alle poltrone della platea allo stesso podio del direttore – dal quale Almaviva-Don Alonso dirige la lezione di canto di Rosina. Martone gioca tra passato e presente, tra reale e virtuale – durante “Largo al factotum” vediamo Daniele Gatti e Andrzej Filonczyk che attraversano in motoretta una Roma semideserta per le politiche di confinamento governativo e l’aria termina con la vestizione e l’entrata in scena del baritono. Curatissimo il lavoro sui personaggi di cui Martone esalta i caratteri anche introducendo soluzioni originali ma sempre coerenti: Don Basilio non è il solito prete untuoso, ma in fondo bonario,  ma un laico scontroso che a stento reprime la propria violenza autenticamente temibile, Rosina mostra il  suo carattere battagliero, perchè ragazza istruita ed emancipata come attesta incontrovertilmente il suo leggere di nascosto dal tutore gli scritti proto-femministi di Madame de Stael. Molto belli i tradizonali costumi di Anna Biagiotti in cui qualche voluto anacronismo – come la mascherina di plexiglas indossata da Figaro nella scena della rasatura – contribuiva a rafforzare il gioco metateatrale sotteso a tutto lo spettacolo. Daniele Gatti dirige splendidamente. Una lettura vibrante, ricca di colori e di ritmi, nervosa e teatrale, curata nelle tinte e nelle scelte agogiche. Una direzione che esalta la perfetta macchina ritmica di Rossini e quasi ne carica i contrasti tra la morbida dolcezza delle effusioni liriche e le insolite asprezze che increspano il mare orchestrale nelle arie e nei recitativi di Bartolo e Basilio la cui forza teatrale è emersa come in poche altre occasioni. Gatti ha il merito di leggere i personaggi in un’ottica quasi da opera seria, liberandoli da ogni tratto caricaturale per evidenziarne la natura proterva e prevaricatrice, ingentilita al più dall’ipocrisia di Bartolo e nemmeno celata dalla scontrosità di Basilio ma ha soprattutto la fortuna di avere due strepitosi cantanti attori perfettamente in linea con questa visione dei personaggi. Alessandro Corbelli è ormai quasi al di sopra di ogni giudizio. Forse con gli anni la voce si è un po’ sul piano degli armonici ma nulla conta quando ci si trova di fronte ad uno dei più grandi artisti di sempre. Tecnica mostruosa – i sillabati sono sciorinati con una naturalezza quasi inverosimile – linea di canto ancora solidissima e interprete di levatura storica. Il suo Bartolo non è per nulla un vecchio brontolone in fondo innocuo ma un personaggio complesso e temibile. Astuto, ipocrita ma feroce nell’intimo – e si veda quanto Corbelli sa essere alternativamente mellifluo e tagliente in “A un dottor della mia sorte” – per una volta un vero avversario per Figaro e Almaviva. Al suo fianco Alex Esposito toglie Bartolo da qualunque cliché comico avvicinandolo a figure minacciose come il Podestà di “La gazza ladra”. Duro, sprezzante, la sua calunnia non è un bonario artificio ma un’arma spietata pronta a conficcarsi nella carne della vittima. La voce pur mantenendo tratti baritonali ha la giusta robustezza per il ruolo, ottime la tecnica e il senso dello stile, la qualità dell’attore perfettamente in linea con quella del cantante.Un gradino sotto gli altri, pur presentando un insieme di cantanti interessanti,  anche in prospettiva futura considerando la giovanissima età. Il polacco Andrzej Filonczyk è un Figaro d’innegabile comunicativa, con quel tocco di guasconeria che non guasta al personaggio. La voce è interessante, di bel colore e – dall’ascolto televisivo – robusta e sonora. Si nota una certa inesperienza e la necessità di maturare il che non sorprende se pensiamo a un cantante neppure trentenne. Nell’insieme una prova godibile e un giovane da seguire nei prossimi anni.
Più smaliziata sul piano stilistico la russa Vasilisa Berzhanskaya nei panni di Rosina. Prodotto del sempre fertile vivaio dell’Accademia rossiniana di Pesaro il giovane mezzosoprano si mostra in possesso di una voce particolare come timbro e che mostra di saper ben sfruttare non certando una levigatezza che non gli è propria ma giocando sui contrasti. La tecnica è ottima, l’interprete vivace e partecipe nonostante un po’ di ovvia inesperienza, la presenza scenica perfetta per il ruolo.Rusil Gatin è un Almaviva simpatico e dalla buona linea di canto, musicale ed elegante, la voce è leggera con una tendenza fin eccessiva a un canto sospiroso e qualche incertezza sugli acuti, in questa logica e opportuno il taglio di “Cessa di più resistere”. Gatin è’ ancora molto giovane – poco più di trent’anni – è evidente che la voce richiede un’ulteriore maturazione. Va segnalata la pronuncia italiana pressoché perfetta di tutti e tre i giovani cantanti.
Brava vocalmente e scenicamente la Berta di Patrizia Bicciré, completano il cast Roberto Lorenzi (Fiorello), Paolo Musio (Ambrogio), Pietro Faiella (un notaio), Leo Paul Chiarot (un ufficiale). L’opera è ancora visibile sulla piattaforma RaiPlay