A Salisburgo trionfa la Tosca fiorentina

Quasi venti minuti di applausi, di cui almeno la metà con tutto il pubblico della Großes Festspielhaus, hanno posto il sigillo sulla Tosca “fiorentina”, ultimo appuntamento del Festival di Pentecoste quest’anno dedicato a “Roma Æterna”

Grande alchimista di un’esecuzione perfetta Zubin Mehta, un ragazzaccio di ottantacinque anni appena compiuti capace di prendere sotto la sua ala solisti, orchestra e coro traendo da tutti la parte migliore fondendola poi in un meraviglioso racconto in musica in cui nulla è lasciato al caso risultando però sempre spontaneo.

Il suono dell’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino è sontuoso ma privo di qualunque affettazione o autocompiacimento e su questo fa leva Mehta  per dare vita ad una lettura vivida e coinvolgente in cui il narrato si anima di minuscoli “rubati”, di dinamiche coinvolgenti aprendosi in squarci melodici di assoluta bellezza. Una Tosca in Techicolor-Cinemascope ma allo stesso tempo intima nella quale il direttore indiano respira con i cantanti – la mano sinistra è tutta per loro –mettendoli nelle condizioni ideali per esprimersi al meglio.

L’esecuzione in forma di concerto – solo uno schermo alle spalle dell’orchestra su cui si proiettano, una per atto, le fotografie di Sant’Andrea della Valle, di Palazzo Farnese e di Castel Sant’Angelo – giova a porre tutta l’attenzione sulla musica che emerge dunque in tutta la sua geniale potenza.

La compagnia di canto è di quelle che una volta si sarebbe definita “discografica”, fatta di divi capaci di porsi interamente al servizio della musica con l’umiltà che è propria solo dei grandi.

Nel ruolo-titolo Anna Netrebko – giunta a sostituire all’ultimo minuto la prevista Anja Harteros – esibisce un fraseggio sontuoso che si coniuga alla bellezza del timbro che negli anni si è tornito brunendosi. Controllo dei fiati, facilità di emissione, ricerca di colori fanno il resto; la sua Tosca è passionale ma non avventata, tragédienne elegante ma al contempo fiera delle sue fragilità.

Al suo fianco il Cavaradossi  attraversato da una vena fanciullesca di Jonas Kaufmann che si pone definitivamente come interprete di riferimento del personaggio. Kaufmann padroneggia un canto sontuoso fatto di mezzevoci – l’attacco in pianissimo di “Qual occhio al mondo” è un capolavoro e non è l’unico – che poi si dispiegano in slanci appassionatamente disperati; a questo si unisce una sensibilità interpretativa che fa la differenza.
Magnifico lo Scarpia elegantemente sadico di Luca Salsi – arrivato in corsa da Vienna al posto dell’annunciato Bryn Terfel – capace di mettere al servizio del personaggio tutta la gamma di colori e accenti che la sua voce possiede.

Alfonso Antoniozzi, cantante tra i più intelligenti, è un Sagrestano finalmente privo da qualsiasi macchiettismo e  ricco di sense of humour mentre Alessandro Spina è Angelotti di grande autorevolezza.

Extralusso – e ben più che comprimari – lo Spoletta di Francesco Pittari e lo Sciarrone di Giulio Matrototaro, così come fa altrettanto bene Adolfo Corrado come Carceriere.

Cecilia Bartoli canta in Lederhosen e romanesco impeccabile lo stornello del Pastore dandogli finalmente la dignità che merita  spazzando via in meno di due minuti decenni di bambini stonati e monocordi; semplicemente fantastica.

Il Coro del Maggio, preparato da Lorenzo Fratini, è protagonista di una prova maiuscola così come bene fanno le voci bianche del Theater Kinderchor dirette da Wolfgang Götz.

Del trionfo si è già detto, ma vale la pena ripeterlo: venti minuti di applausi scroscianti.

Alessandro Cammarano
(24 maggio 2021)

La locandina

Direttore Zubin Mehta
Personaggi e interpreti:
Floria Tosca Anna Netrebko
Mario Cavaradossi Jonas Kaufmann
Il Barone Scarpia Luca Salsi
Cesare Angelotti Alessandro Spina
Sagrestano Alfonso Antoniozzi
Spoletta Francesco Pittari
Sciarrone Giulio Mastrototaro
Carceriere Adolfo Corrado
Un pastore Cecilia Bartoli
Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino
Salzburger Festspiele und Theater Kinderchor
Maestro del coro Lorenzo Fratini
Maestro del coro voci bianche Wolfgang Götz

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