Maria de Buenos Aires applaudita a Jesi

Omaggio a Piazzolla per aprire la nuova stagione del Pergolesi

Maria de Buenos Aires
Maria de Buenos Aires
Recensione
classica
Teatro Pergolesi di Jesi
Maria de Buenos Aires
27 Agosto 2021

Sulle note del nuevo tango di Astor Piazzolla si apre la 54esima stagione lirica del teatro Pergolesi di Jesi, che celebra il centenario della nascita del compositore argentino con uno dei suoi capolavori, l’ operita  tangueira Maria de Buenos Aires. Scritta nel 1968 a quattro mani con il poeta Horacio Ferrer, con cui Piazzolla collaborò a lungo, la pièce è dedicata a Milva e racconta attraverso un testo complesso, involuto, onirico, le vicende umane di Maria, una giovane donna innamorata del tango e dedita alla prostituzione,  la sua morte e la discesa agli inferi. La morte è per Maria una sorta di catarsi, perché attraverso essa la sua ombra ritrova la verginità  e rinasce partorendo una bambina che porta il suo stesso nome.

Accanto alla protagonista, interpretata  dal mezzosoprano Giuseppina Piunti, il baritono Enrico Maria Marabelli, nel ruolo El Playador, entrambi non sempre convincenti sul piano vocale, e l’attore Davide Mancini che ha interpretato  con molta passionalità l’importante ruolo narrante di El Duende, il folletto. Ma tra le righe del libretto appaiono come fantasmi altri personaggi, che vivono tra sogno e realtà: ladri, prostitute, marionette;   gli psicanalisti, che Maria incontra dopo che “è morta per la prima volta”; e infine il bandoneon,  con le pieghe del suo mantice  e con il “torbido avorio dei tasti”, che  diventa il simbolo del Male che ha travolto Maria, simbolo  e metafora a sua volta della città di Buenos Aires.

Gli aspetti visionari del libretto si moltiplicano attraverso i continui rimandi alla sacralità cristiana, principalmente nei temi della morte e resurrezione, racchiusi nel nome stesso della protagonista, “novella Madonna di una religione che riparte dagli ultimi e ruota intorno ai ladri, alle prostitute e ai loro protettori” come scrive la regista Stefania Panighini, che ha curato anche scene e costumi. Una storia quindi dove infimo e sublime si sposano anche attraverso i vari livelli di lingua usati nel libretto, dal dialetto lunfardo usato dai malviventi nei sobborghi della capitale argentina ai riferimenti biblici di cui è intriso; un libretto la cui bellezza  ha goduto  di una traduzione  poetica di grande suggestione, proiettata in sala.

L’allestimento, una nuova produzione della Fondazione Pergolesi Spontini in coproduzione con il Teatro dell’opera Giocosa di Savona e l’Ente Luglio Musicale Trapanese, coerentemente con il testo di Ferrer ha voluto un’ ambientazione desolata e dimessa, dove i personaggi si muovevano tra lamiere ed impalcature, e in cui i diversi momenti solo strumentali della partitura erano interpretati non dai ballerini di tango argentino  eleganti e patinati a cui si è abituati, ma da danzatori del Gruppo CoreoTango ASD Gioki Tango Savona che hanno portato in scena lo spirito originale di questo ballo nato nei sobborghi, fatto di lacrime e sudore, passione e struggente malinconia, e vietato dalla dittatura degli anni 70.

Aldo Sisillo, alla guida dell’orchestra e Coro dell’Opera Giocosa, ha interpretato con gesto incisivo e attento la complessa partitura, la cui articolazione  non rimanda a quella tradizionale dell’opera lirica, e che Piazzolla infatti considerava una via di mezzo tra un oratorio e una cantata: alle sezioni con chiari riferimenti alle danze argentine si alternano quelle con titoli ibridi, anche di ascendenza religiosa (come il Miserere Canyengue de los ladrones antiguos en las alcantarillas, la Milonga de la Anunciación o il Tangus Dei).

Su tutto, l’off-beat del 3+3+2 e della sincopa caracteristica, per una musica straordinaria sul piano ritmico e timbrico, con i frequenti assoli molto ben eseguiti del violino e del bandoneon.

Uno spettacolo coinvolgente sul piano sonoro e visivo che la Fondazione Pergolesi Spontini rende per la prima volta  accessibile a non vedenti/ ipovedenti e non udenti/ipoudenti grazie al  progetto  “opera accessibile” a cura di ALI Accessibilità Lingue Inclusione , in collaborazione con Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti Onlus e Ente nazionale Sordi onlus, sezioni provinciali di Ancona.

 

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Piace l’allestimento di McVicar, ottimo il mezzosoprano Lea Desandre