Recensioni - Opera

Monaco: il Barbiere di Siviglia e il gioco del teatro

Colorata e divertente messa in scena dell’icona del teatro di Rossini al Gärtnerplatztheater

Ritorna in scena al Gärtnerplatztheater di Monaco “Il Barbiere di Siviglia” di Gioachino Rossini, uno spettacolo presentato a Luglio e che ora riprende le scene per rimanere stabilmente in cartellone nel teatro bavarese. Lo spettacolo è prodotto in collaborazione con il Gran Teatro del Liceu di Barcellona e con il Theatre du Capitole di Tolosa.

Josef Köpplinger, anche sovrintendente del teatro bavarese, punta tutto sulla comicità per una messa in scena in cui la gag e la recitazione comica la fanno da padrona, trasformando l’opera di Rossini in uno spassosa e irriverente commedia di situazioni. La scena, imponente e funzionale di Johannes Leiacker, sfrutta ampiamente la pedana rotante del teatro, mostrando da una parte l’appartamento borghese anni cinquanta di Don Bartolo e dall’altra, in rapida e continua alternanza, una strada di vago sapore spagnolo. Il tutto è decorato con una tappezzeria che rimanda alle spine di un cactus, pianta iconica e onnipresente in ogni angolo della rappresentazione.

Capita però che proprio sotto i balconi di Don Bartolo ci sia niente meno che un bordello, con tanto di signorine discinte che attirano i passanti, ma riescono anche a circuire un pretino imberbe introducendolo alle tentazioni del sesso. Il conte di Almaviva è un guappo che ricorda “I Vitelloni” di Fellini, mentre Figaro arriva in vespa e sembra avere un rapporto spigliato con le signorine del bordello. Per strada appare poi anche una disadattata famiglia di grassi, tre palestrati lavoratori che indulgono a bighellonare davanti al bordello, una ragazza incinta con carrozzina, che non manca di rimproverare Figaro incolpandolo di essere il padre della tenera creatura e che nella stretta indiavolata del primo atto partorirà addirittura un secondo figlio.

Non va meglio in casa di Don Bartolo, dove imperversa un maggiordomo, Ambrogio impersonato dal bravissimo Dieter Fernengel, invenzione scenica originale ed efficacissima del regista, che cura i cactus sul balcone, spruzza il diserbante sulla malcapitata orchestra e sul Conte, ma, soprattutto, è il leitmotiv di tutta la messa in scena, assurgendo a vero e proprio personaggio comico a cui capitano le più inverosimili disgrazie: dal tranciarsi le dita spiando dietro la porta a essere colpito da un fulmine durante il temporale, fino a farsi azzannare da un improbabile gatto nel finale.

Rosina è una scaltra e disinibita fanciulla anni cinquanta, mentre Don Bartolo è un dottore tutt’altro che anziano, ma evidentemente troppo preciso, complessato e di conseguenza facile bersaglio di ogni tipo di burla. Don Basilio arriva immancabilmente in bicicletta e sembra quasi Don Camillo uscito dal racconto di Giovannino Guareschi. Per concludere degnamente la carrellata dei personaggi, Berta, non poteva che essere, oltre che attenta cameriera e sorvegliante di Rosina, anche la tenutaria del bordello, che in occasione della sua unica aria, ritira il contante ricavato dal lavoro delle nostre signorine.

Köpplinger inventa, aiutato dai divertenti e appropriati costumi di Alfred Mayerhofer, un mondo colorato e vario in cui la gag la fa da padrona. Al regista va dato il merito di aver preparato i cantanti e i figuranti in maniera precisa e millimetrica: non c’è un momento nelle due ore di spettacolo dove ogni interprete non segua in modo attento e preciso il filone del suo personaggio, per quanto strampalato possa sembrare. Da una scena all’altra e da un atto all’altro non mancano di ritornare i pretini maliziosi intenti a nuove avventure; la nostra mamma, nel secondo atto con due figli a carico; le prostitute sempre intente ad un lavoro coscienzioso; la famiglia dei grassi che si piazza in casa di Bartolo immota davanti al televisore e, immancabili, le disavventure del maggiordomo Ambrogio. Le scene di insieme poi, in particolare quella del temporale, diventano veri pezzi di bravura, con tutti gli interpreti, figuranti e cantanti che si incastrano perfettamente in una ridda di azioni indiavolate. Niente di più lontano dall’idea di cantante lirico fermo e impalato a proscenio.

Una preparazione accurata per una grande prova di insieme di tutto il cast. La materia drammaturgica di Sterbini è comunque labile, un pretesto per la sua grande invenzione musicale del cigno di Pesaro, perciò l’eccesso di azione non disturba più di tanto, anzi finisce per esaltare i momenti musicali lasciati giustamente sgombri e focalizzati sulla musica. Il regista poi non ha paura di assommare scena su scena, facendo spesso prevalere la controscena sulla scena, ottenendo comunque sempre un gioco brillante, con la precisione e la raffinatezza comica di un vaudeville. La scelta è conseguentemente seguita fino in fondo, anche a costo di tagliare alcuni recitativi e di rendere un po’ meno comprensibile la storia.

Michael Brandstätter, a capo dell’orchestra del teatro, propone una lettura dai tempi molto serrati, esaltando particolarmente la brillantezza della partitura rossiniana. Omogeneo e affiatato il cast vocale dove spicca il Figaro del bravo Matija Meic, che sfoggia una voce piena, sonora, timbrata ed è artista completo, eclettico, spigliato e guascone al punto giusto. Levente Pàll è un giovane Don Bartolo dalla voce chiara, risolve brillantemente la sua parte, mostrando spazio di miglioramento negli ostici sillabati del buffo rossiniano. Accanto a lui Alexander Grassauer è un Basilio elegante e allampanato che porge una voce di basso elegante, calibrata, addirittura eccessivamente flautata in alcuni passaggi, per poi esplodere nell’aria iconica della “Calunnia”, ben condotta e che ha riscosso vivo successo. Il Conte di Almaviva era Joseph Dennis, che sfoggia una voce da tenore di grazia ben impostata, dal timbro particolare. Il tenore, partito un po’ freddo, migliora raggiungendo ottimi risultati nel corso della serata. La Rosina di Jennifer O’ Loughlin è vivace e sfrontata, svettante negli acuti risulta meno a fuoco nel grave della parte. Professionali ed efficaci Elaine Ortiz Arandes come Berta e Daniel Gutmann come Fiorello.

Una bella serata di teatro comico dunque, che il pubblico ha dimostrato di gradire molto con lunghi applausi nel finale. Repliche fino a fine Novembre.

R. Malesci (28 ottobre 2021)