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Julius Caesar di Battistelli apre la stagione dell'Opera di Roma e trionfa

Musica

Julius Caesar di Battistelli apre la stagione dell'Opera di Roma e trionfa

Grandi applausi a Carsen e Gatti per la versione moderna del dramma

ROMA, 20 novembre 2021, 22:39

di Luciano Fioramonti

ANSACheck

L 'OPERA DI ROMA APRE CON JULIUS CAESAR DI BATTISTELLI - RIPRODUZIONE RISERVATA

L 	'OPERA DI ROMA APRE CON JULIUS CAESAR DI BATTISTELLI - RIPRODUZIONE RISERVATA
L 'OPERA DI ROMA APRE CON JULIUS CAESAR DI BATTISTELLI - RIPRODUZIONE RISERVATA

La tensione continua e incalzante, generata dal flusso musicale magmatico di Giorgio Battistelli e una messa in scena potente pensata dal regista Robert Carsen hanno reso trionfale l'apertura di stagione 2021-2022 dell'Opera di Roma con la tragedia ''Julius Caesar''. Il pubblico che il 20 novembre ha gremito il Teatro Costanzi per questa prima assoluta del lavoro commissionato espressamente al compositore romano su libretto in inglese di Ian Burton si è lasciato conquistare dalle strutture nervose e complesse di una musica contemporanea lontana anni luce dalla cantabilità dei titoli tradizionali del melodramma.
    L' orchestra dell'Opera di Roma, guidata da Daniele Gatti, al suo addio dopo tre anni da direttore musicale, e il coro hanno offerto una prova notevole. In platea, tra le personalità che non hanno voluto perdersi lo spettacolo, c'era anche il neo sindaco di Roma Roberto Gualtieri, che della Fondazione Teatro dell'Opera è il presidente.
    Ai grandi meriti di Battistelli, fresco del Leone d'Oro alla carriera, che ha costruito una rete sonora avvolgente e solida con squarci improvvisi enfatizzati dalle percussioni e dagli ottoni, si è affiancato l'allestimento studiato dal regista canadese. Carsen ha ambientato nella Roma di oggi la vicenda che ricalca il capolavoro di Shakespeare. Il tempio della politica dell'Urbe lascia il posto agli scranni di un Senato dei nostri giorni tra i quali si muovono personaggi in giacca, cravatta e valigetta. Le trame e i giochi di potere, però, sono gli stessi, la scena - lascia intendere il regista - può svolgersi in qualsiasi parte del mondo.
    E' così che i moderni Cassio e Bruto, temendo la tirannide, decidono il piano per eliminare Giulio Cesare, proprio quando il popolo vuole che sia proclamato re. Il sipario si alza appunto sulla manifestazione dei sostenitori che inneggiano al loro idolo. La forza e la popolarità del vincente, però, vengono considerate un pericolo. A nulla serviranno i presagi di un indovino e i sogni neri di Calpurnia, la moglie di Cesare, che lo scongiurano dal presentarsi in aula alle Idi di Marzo.
    Proprio Bruto, amato da Cesare, sferrerà il colpo mortale dopo l'agguato del gruppo di cospiratori. "Saremo ricordati per quelli che hanno lottato per la liberta del nostro paese", si dicono dopo l' assassinio . E quando il popolo, pronto a seguire nuovi leader, pretenderà di sapere la verità, la risposta di Bruto è: "Cesare era ambizioso e l'ho ucciso. Amo Cesare ma amo di più Roma". Sarà però il fantasma della vittima a vendicarsi, spingendo al suicidio gli artefici della cospirazione in un crescendo 'noir' che culmina nella spettrale immagine di morte che pervade l'aula.
    Battistelli, che era in platea, ha definito la sua opera in due atti ''amletica, di dubbio, un lavoro psicologico più che sulla violenza. È una scrittura densa, cupa. Sul piano drammaturgico e musicale, ci sono parti dove il canto fuori scena si incastra nell'orchestra, ibridazioni tra suono dell'orchestra e suono umano". Un apprezzamento particolare va, in proposito, ai 70 artisti del coro, istruiti da Roberto Gabbiani, chiamati al superlavoro nel dare voce al popolo romano.
    Al termine il pubblico ha premiato tutti con lunghi applausi e battito di piedi che hanno sovrastato qualche sparuto 'buu' dai loggioni. Omaggio particolare per il compositore saluto sul palcoscenico con Carsen e Gatti. Molti apprezzamenti per il cast, quasi tutto di madre lingua inglese: Clive Bayley (Julius Caesar), Elliot Madore (Brutus), Julian Hubbard (Cassius), Ruxandra Donose (Calpurnia, unico ruolo femminile), Dominic Sedgwick (Antony), Michael Scott (Casca), Hugo Hymas (Lucius), le scene di Radu Boruzescu, i costumi di Leon Carvalho, le luci di Peter Van Praet e dello stesso Carsen.
    I consensi, in definitiva, hanno decretato il successo della decisione azzardata di aprire la stagione con una opera commissionata oggi. Al Costanzi non succedeva da 120 anni, quando per l' inaugurazione del 1901 si scelse 'Le maschere' di Pietro Mascagni che a Roma, diretta dall'autore, fu accolta bene ma risultò un fiasco negli altri cinque grandi teatri italiani in cui venne rappresentata in contemporanea.
   

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