Staatsoper Stuttgart: “Das Rheingold”

Staatsoper Stuttgart, Stagione Lirica 2021/22
“DAS RHEINGOLD” (L’oro del Reno)
Prologo della sagra scenica Der Ring des Nibelungen, in quattro scene.

Libretto e musica di Richard Wagner
Wotan GORAN JURIC
Donner PAWEL KONIK
Froh MORITZ KALLENBERG
Loge MATTHIAS KLINK
Alberich LEIGH METROSE
Mime ELMAR GILBERTSSON
Fasolt DAVID STEFFENS
Fafner ADAM PALKA
Fricka RACHAEL WILSON
Freia ESTHER DIERKES
Erda STINE MARIE FISCHER
Die Rheintöchter, Woglinde TAMARA BANJESEVIC
Wellgunde IDA RÄNZLÖV
Flosshilde AYTAJ SHIKHALIDZE
Staatsorchester Stuttgart
Statisterie der Staatsoper Stuttgart
Direttore Cornelius Meister 
Regia Stephan Kimmig
Scene Katja Haß
Costumi Anja Robes
Luci Gerritt Jurda
Movimenti scenici Bohar Meric 
Drammaturgia Miron Hakenbeck
Stuttgart, 21 novembre 2021
La Staatsoper Stuttgart ha sempre avuto una posizione di primo piano della storia dell’ interpretazione wagneriana. Uno tra gli esiti artistici di maggior rilievo negli ultimi decenni fu sicuramente il famoso Stuttgarter Ring andato in scena tra il 1999 e il 2000 e affidato a quattro registi diversi: Joachim Schlömer per Das Rheingold, Christof Nel  per Die Walküre, Jossi Wieler e Sergio Morabito per Siegfried e Peter Konwitschny per Götterdämmerung. Un allestimento che ricevette grandi consensi di pubblico e critica, ricordato ancora oggi tra i risultati artistici più significativi della gestione di Klaus Zeheilein, trasmesso più volte dai canali televisivi tedeschi e disponibile anche in DVD. Del resto, le produzioni wagneriane della Staatsoper Stuttgart hanno sempre goduto di notevole rinomanza.Negli anni Sessanta, la Württembergiche Staatsoper era addirittura definita la Winterbayreuth per la qualità degli spettacoli e la presenza fissa nei cartelloni di artisti come Wieland Wagner e Wolfgang Windgassen, che hanno scritto pagine fondamentali nella storia interpretativa di Wagner. Una tradizione wagneriana che ha radici antiche: va ricordato che Stuttgart fu la prima città tedesca ad allestire una propria messinscena del Ring dopo quella originale di Bayreuth e che il Bayreuther Festspiel ha sempre potuto contare su una forte presenza di orchestrali e coristi provenienti dalla Staatsoper. Ancora oggi, questo teatro annovera tra il pubblico molti appassionati wagneriani, tanto che le esecuzioni delle opere del compositore di Leipzig sono sempre tra quelle per cui occorre prenotare i posti con molto anticipo. Per chi viene ad assistere a una rappresentazione wagneriana a Stuttgart, tutto questo si nota dalla concentrazione assoluta con la quale il pubblico della Staatsoper assiste all’ esecuzione e nell’ affinità stilistica istintiva con cui orchestra e coro eseguono una musica che per i musicisti rappresenta davvero una sorta di lingua madre.
Quando la prima parte della tetralogia, Das Rheingold, venne presentata per la prima volta nel marzo 1999, ci fu all’ epoca grande stupore per l’ idea di affidare le quattro giornate della sagra scenica a quattro diversi registi. L’ allora Intendant e direttore artistico Klaus Zehelein giustificò questa idea dicendo che era arrivato il momento di dire addio a tutte le pretese di sottoporre il ciclo nella sua totalità a un’ unica elaborazione scenica, in particolare dicendo addio ai progetti utopici di realizzazione che erano diventati obsoleti alla fine del XX secolo. Inoltre, la cronologia dello sviluppo creativo del Ring mostra chiaramente diverse fasi di fermo, comprese le interruzioni, quindi un progetto che mutò parecchie volte rispetto alla concezione originale. Non sembrava un esercizio intellettuale inutile, secondo Zehelein, smontare i pezzi del ciclo singolarmente, guardarli per poi – forse – poter vedere con maggior chiarezza cosa tiene insieme la Tetralogia nel suo nucleo.
Piú di vent’ anni dopo, la nuova gestione artistica della Staatsoper Stuttgart ha deciso di riprendere il concetto delle quattro regie per una nuova produzione del monumentale ciclo wagneriano, affidata alla direzione musicale di Cornelius Meister, il Generalmusikdirektor del teatro. Le prime due giornate del Ring saranno allestite nella stagione in corso e le altre due nella prossima. Nella stagione 2023/24 dovrebbero tenersi due o tre rappresentazioni del ciclo completo. Per il Rheingold che ha dato inizio al progetto, la parte scenica è stata realizzata da Stephan Kimmich, regista originario di Stuttgart che nel 2019 aveva ottenuto un buon successo con la sua messinscena di Der Prinz von Homburg. Purtroppo questa volta l’ esito non è stato altrettanto soddisfacente. A parte l’ idea abbastanza bizzara di ambientare lo svolgimento della vicenda tra gli artisti di un circo, il modo in cui il regista ha condotto il racconto scenico è sembrato abbastanza confuso. Dal mio punto di vista ho avuto la netta impressione che i distinti episodi non si componessero in una narrazione d’ insieme e alcune trovate, come quella di Erda che antrava guidando una bicicletta, apparivano senza senso. L’esito complessivo della messinscena era decisamente insufficiente e mostrava una mancata comprensione delle problematiche poste dal testo.
Di livello decisamente molto superiore era la parte musicale, guidata con sicurezza e maturità interpretativa da Cornelius Meister la cui direzione ha ripetuto gli splendidi esiti del Lohengrin di tre anni fa. Il quarantumenne musicista di Hannover possiede la sicurezza tecnica necessaria a dipanare tutti gli intrecci di una partutura molto complessa e a mettere in evidenza i Leitmotive che ne formano la struttura rilevante. La concezione musicale di Cornelius Meister è sembrata più attenta ad indagare i rapporti tra i vari personaggi che agli aspetti epici e mitologici del testo ed è stata superbamente realizzata da una Staatsorchester Stuttgart apparsa in forma davvero strepitosa e che ha confermato una volta di più la sua profonda affinità stilistica con la musica di Wagner. Pienamente adeguata alle esigenze della partitura era anche la compagnia di canto, quasi interamente formata da elementi stabili dell’ ensemble della Staatsoper. Il basso croato Goran Juric ha dato una buona raffigurazione di Wotan, con un fraseggio di tono introverso e preoccupato dell’ immutabilità del destino. Molto buona anche la prestazione del mezzosoprano americano Rachael Wilson. La cantante nativa di Las Vegas è un’ interprete sensibile, musicale e molto attenta alle sfumature del testo, e la sua raffigurazione di Fricka era interessante per il tono appassionato del fraseggio. Magnifica la prova di Matthias Klink come Loge. Il tenore originario di Fellbach, uno dei cantanti più amati dal pubblico di Stuttgart, ha veramente impressionato per la varietà dell’ accentazione e le sottigliezze di una dizione assolutamente perfetta nel rendere tutte le sfumature di quello che è il vero motore drammaturgico della vicenda. Stine Marie Fischer nella parte di Erda ha potuto mettere in mostra tutti i pregi di una bella voce scura e brunita da vero contralto, con un fraseggio dal tono più preoccupato che minaccioso. Molto buona anche la Freia del giovane soprano assiano Esther Dierkes per gli accenti appassionati della sua interpretazione. Il baritono londinese Leigh Melrose impersonava un Alberich dal tono più dolente che rabbioso, molto incisivo nella scena della maledizione. I due giganti Fasolt e Fafner erano interpretati da David Steffens e Adam Palka con voci perettamente adeguate all’ imponenza e al tono minaccioso delle due parti. Molto riuscite dal punto di vista scenico e vocale anche le prove di Moritz Kallenberg (Froh), Pawelo Konik (Donner), Elmar Gilbertsson e delle tre Figlie del Reno (Tamara Banjesevic, Ida Ränzlöv e Aytaj Shikhalidze). Al termine, lunghi applausi per tutti i componenti della parte musicale e molti fischi per il team registico. Foto Matthias Baus