Firenze: funziona l’Amico Fritz urban style

Ascoltare L’amico Fritz è una buona occasione per conoscere meglio Pietro Mascagni, oltre alla notissima Cavalleria Rusticana. L’opera del compositore livornese, eseguita per la prima volta a Roma nel 1891, presenta un’eccellente scrittura melodica nella parte vocale e una altrettanto eccellente tessitura orchestrale, coprotagonista dell’azione scenica. Basti pensare al suo Intermezzo fra il secondo e terzo atto che può competere in bellezza con quello della già citata Cavalleria Rusticana, tanto da essere proposto in varie incisioni discografiche. La vicenda, tratta un romanzo poi diventato testo teatrale per la Comédie Française, entra con facilità nelle corde stilistiche di Mascagni presentando una tormentata (ma non troppo) storia d’amore con lieto fine.

Nell’allestimento fiorentino presentato nella Sala Zubin Mehta al Teatro del Maggio l’opera ha un’ambientazione urbana che ricorda la New York degli anni Trenta del Novecento e una rurale che potrebbe essere Alsazia, ovvero il luogo dell’azione, ma anche la Toscana vinicola o la Napa Valley. Una scelta, quella della regista Rosetta Cucchi, che conferisce sostanza e leggerezza al tempo stesso, facendo in modo che il pubblico segua la storia in modo agevole. La doppia attività di Fritz Kobus, ristoratore in città e imprenditore di vino, è così assolutamente credibile e i personaggi che ruotano intorno a lui sono ben descritti nei loro abiti cittadini (gli amici sfaticati, il rabbino e la governante che diventa barista) e in quelli da lavoro nell’azienda agricola, dove appare anche coraggiosamente un furgoncino elettrico in azione.

Il cast ha risposto benissimo all’impegno, a partire dal Fritz del tenore Charles Castronovo protagonista di un’ottima prova, dove ha convinto anche nelle note più basse. Il rabbino David visto dal baritono Massimo Cavalletti è sì un rompiscatole come impone la vicenda, ma non manca di una certa dose di ironia da rendere simpatico il personaggio, oltre alla voce autorevole. Il mezzosoprano Teresa Iervolino è bravissima nel ruolo di Beppe lo zingaro, mentre l’impegno del soprano Salome Jicia si è fatto apprezzare maggiormente nel secondo atto con il duetto “Faceasi vecchio Abramo”, Bene anche i tre esponenti dell’Accademia del Maggio Musicale Dave Monaco, Francesco Samuele Venuti e Caterina Meldolesi.

Vogliamo concludere con il lavoro straordinario del direttore Riccardo Frizza, non solo nell’Intermezzo bensì durante l’opera intera, dando lucentezza al suono dell’Orchestra del Maggio Musicale che non solo non disturba le voci ma le valorizza in una lettura d’insieme. Da sottolineare anche la prova della spalla Salvatore Quaranta, giustamente salito sul palco insieme al cast, il cui violino solo ha sorretto la canzone di Beppe “Laceri, miseri”. Pubblico numeroso e festante, sempre un bel segnale per un teatro d’opera.

Michele Manzotti
(9 marzo 2022)

La locandina

Direttore Riccardo Frizza
Regia Rosetta Cucchi
Scene e costumi Gary McCann
Luci Daniele Naldi
 Personaggi e interpreti:
Suzel Salome Jicia
Fritz Kobus Charles Castronovo
Beppe Teresa Iervolino
David Massimo Cavalletti
Federico Dave Monaco
Hanezò Francesco Samuele Venuti
Caterina Caterina Meldolesi
Coro e Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino
Maestro del Coro Lorenzo Fratini

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