Recensioni - Opera

Innsbruck: Salome in un labirinto a spirale

Bella messa in scena contemporanea per il capolavoro di Richard Strauss al Tiroler Landestheater

Il Tiroler Landestheater di Innsbruck si conferma un solido teatro di repertorio, azzeccando con Salome di Richard Strauss un’altra bella e interessante produzione firmata dalla regista ed ex cantante Angela Denoke.

Angela Denoke, già più volte interprete della principessa di Giudea, sceglie una messa in scena labirintica, dominata da una grande scala a spirale, che, ruotando su se stessa, crea una serie di suggestive e sempre varie ambientazioni. Un grande specchio sullo sfondo riflette la scalinata, ne confonde le prospettive, moltiplicandone a dismisura le angolazioni, quasi i personaggi si trovassero ad agire in un caleidoscopio di ispirazione escheriana.

Così troviamo una scenografia che ruota quasi ininterrottamente, a simboleggiare la smania dei personaggi di Strauss, catturati e imprigionati nel loro stesso labirinto interiore da cui non riescono a liberarsi. Salome infatti viene rappresentata quasi come una bambola, una ragazzina capricciosa che non è cresciuta e di cui vediamo in scena sempre il suo doppio infantile. Ella è affascinata dal profeta Jochanaan, lo desidera in modo compulsivo e ne decreta la morte quasi come un gioco dispettoso. Tuttavia anche lei è una vittima della società malata in cui è stata costretta a crescere.

Infatti la messa in scena passa dal simbolismo astratto della scenografia al più crudo realismo quando entrano in scena Erode e la sua corte. Il tetrarca stesso altro non è che un maniaco infatuato di Salome, mentre Erodiade è una vecchia perfida ammantata di un’improbabile tuta di strass e glitter, quasi un’icona kitsch della decadenza. Con loro la percezione scenica si ammanta di morbosità, vizio e cattiveria. Vizio che culmina nella splendida scena della danza dei sette veli, originale e innovativa, in cui la danza si trasforma ben presto in una voluttuosa e morbosa ammirazione dei pochi movimenti di Salome da parte di tutta la corte maschile. La scena culmina poi in un crudo e violento stupro da parte di Erode nei confronti Salome.

Una soluzione maiuscola che fa piazza pulita dell’immaginario spesso stilizzato e banale della celebre danza, la teatralizza ottenendo un effetto di grande resa drammatica anche grazie all’ottima recitazione e affiatamento dell’ensemble e delle comparse del teatro.

Altro colpo di scena nel finale, in cui Jochanaan non viene veramente decapitato, ma riesce a fuggire mortalmente ferito al boia, morendo poi davanti a Salome invasata di desiderio nei suoi confronti. Anche in questo caso una soluzione innovativa e di assoluta efficacia.

Ottimo anche il versante musicale con un’intensa e coinvolgente concertazione di Lukas Beikircher che esalta il sinfonismo straussiano. Salome era Dorothea Herbert, che ha disegnato un personaggio credibile e coinvolto, sfoggiando voce sicura e calibrata. Thomas Hall, subentrato come sostituzione all’ultimo, ha illuminato la serata con una bella voce e un’interpretazione delle migliori. Uwe Eikötter ha incarnato un Erode perfido e vanesio, mentre Susanna von der Burg era una Erodiade dai tratti caricaturali. Jon Jurgens si conferma una garanzia dell’ensemble tirolese interpretando con partecipazione la parte di Narraboth.

Efficace e attento anche tutto il resto del numeroso cast: Zsófia Mózer, Junghwan Lee, Michael Gann, William Blake, William Tyler Clark, Julien Horbatuk, Johannes Maria Wimmer, Esewu Nobela, Oliver Sailer, Valentin Vatev, Jannis Dervenis, Laura Curry.

Caloroso successo nel finale.

Raffaello Malesci (18 Marzo 2022)