Firenze: le Nozze di Figaro convincono la Pergola

Sono passati trent’anni da quando il Maggio Musicale Fiorentino, che nel 1992 vedeva la sua 55esima edizione, mise in scena il capolavoro mozartiano Le Nozze di Figaro al Teatro della Pergola secondo un progetto che prevedeva la messa in scena, diluita su più edizioni, della trilogia Mozart-Da Ponte, affidata a Zubin Mehta per la direzione musicale e a Jonathan Miller per la regia. Miller a Firenze aveva fatto assai discutere, nel 1986, con la sua regia della Tosca di Puccini ambientata in epoca fascista, che, invece, è stata una delle regie più azzeccate e riproposte, alla faccia dei chiusi di mente. Con Le Nozze di Figaro il regista inglese mise tutti d’accordo. E lo fa ancora. Aver rivisto questo gioiello della storia dell’opera dopo trent’ anni e nel teatro per il quale era stata pensata da Miller – ma anche dove ebbe luogo, il 12 giugno 1788, la prima rappresentazione dell’opera in Italia dopo il debutto al Burgtheater di Vienna nel 1786 –  , è stato ancora una volta un sollucchero. Per più motivi, che indichiamo in ordine sparso. Intanto la regia di Miller, ripresa da Georg Rootering, che ne fu il primo assistente. Le scene essenziali e figurative sono di Peter J. Davison, i costumi in stile d’epoca di Sue Blane e le luci sono curate da Emanuele Agliati: si tratta di una ambientazione basata sul tempo in cui l’opera stessa è stata scritta e i colori e i costumi (bellissimi), servono anche per capire “come l’opera potesse ‘apparire’ al tempo in cui debuttò sulle scene viennesi” come ha dichiarato lo stesso Rootering. Ripresa che ha funzionato perfettamente.

Le Nozze di Figaro, come noto, prende spunto per il soggetto da  Le mariage de Figaro di  Beaumarchais del 1778, e creò non poche difficoltà di censura presso la corte viennese, soprattutto al librettista Da Ponte, date le idee ormai rivoluzionarie che  vengono esposte e personificate nei vari personaggi, caratteri non solo della commedia per musica, ma intrisi di pensiero illuminista. Mozart, con la sua musica, dà ai personaggi una vita, li affranca dagli stereotipi (anche dell’opera buffa) dei ruoli e, nel corso della storia narrata nelle Nozze,  li rende vivi, persone che esternano i sentimenti e i pensieri. Un soggetto del genere  è particolarmente congeniale al genio di Salisburgo, che crea situazioni e personaggi che si prestano a un’indagine psicologica in musica senza eguali prima di allora, con il risultato di una rivoluzione della retorica musicale e teatrale.

Il cast scelto per questa ripresa è assolutamente adeguato: ognuno dei protagonisti è ben caratterizzato nel ruolo, anche i comprimari, sia vocalmente sia nella presenza scenica, che trasmette la percezione di un lavoro “di gruppo”, di affiatamento. Alessandro Luongo è un ottimo Conte di Almaviva, la cui performance vocale è assai apprezzata, come quella di Luca Micheletti nel ruolo di Figaro e di Benedetta Torre in quello di Susanna. Meno spigliata nella performance vocale ma anche lei ottima in scena è la contessa di Almaviva interpretata da Kirsten MacKinnon. Buono vocalmente il Cherubino di Serena Malfi, meno efficace, invece, come presenza scenica. Elegante l’interpretazione del ruolo di don Basilio affidata a Paolo Antognetti e intrisa di comicità raffinata è quella di Fabio Capitanucci come Bartolo. Spigliati e vocalmente buoni anche Rosalia Cid come Barbarina, Antonio il giardiniere (Davide Piva) e Antonio Garés come Don Curzio. Ma anche Sarina Rausa e Nadia Pirazzini, che dai ranghi del Coro del Maggio sono state scelte per interpretare due contadine, meritano apprezzamento. Ultima, ma non ultima, Carmen Buendìa, una Marcellina molto apprezzata, la cui aria del IV atto (“Il capro e la capretta”) è stata eseguita integralmente, consentendo di apprezzare totalmente il messaggio moderno e, purtroppo, ancora drammaticamente attuale del destino delle donne, spesso maltrattate dagli uomini, che Beaumarchais/Da Ponte con il testo e Mozart con il rivestimento musicale hanno lanciato, dopo aver denunciato, negli atti precedenti, le molestie del conte di Almaviva a Barbarina e Susanna. È vero che può fare da contraltare maschile lo sfogo, sempre nel IV atto, di Figaro, sull’infedeltà delle donne (perché non è al corrente dell’inganno che Susanna e la contessa stanno tramando ai danni del Conte), ma lo spettatore sa che Susanna è innocente e che Figaro si ricrederà…

A guidare solisti, orchestra e il sempre ottimo coro del Maggio (diretto da Lorenzo Fratini) Theodor Gulschbauer, una rivelazione. Perfettamente a suo agio con la partitura, l’ha padroneggiata egregiamente e restituita senza tagli, rendendo la musica parte dell’azione essa stessa, come deve essere in questo capolavoro.

Uno spettacolo molto bello, apprezzatissimo dal pubblico e gioisamente concluso con una lunga pioggia di fiori lanciati sul palco al cast.

Donatella Righini
(10 maggio 2022)

La locandina

Direttore Theodor Guschlbauer
Regia Jonathan Miller
ripresa da Georg Rootering
Scene Peter J. Davison
Costumi Sue Blane
Luci Emanuele Agliati
Movimenti coreografici Livia Risso
Personaggi e interpreti:
Il Conte d’Almaviva Alessandro Luongo
La Contessa d’Almaviva Kirsten MacKinnon
Susanna Benedetta Torre
Figaro Luca Micheletti
Cherubino Serena Malfi
Marcellina Carmen Buendía
Bartolo Fabio Capitanucci
Don Basilio Paolo Antognetti
Don Curzio Antonio Garés
Barbarina Rosalia Cíd
Antonio Davide Piva
Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino
Maestro del coro Lorenzo Fratini

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