Genova: l’Eden di Béatrice et Bénédict

All’Opera Carlo Felice di Genova (rinnovato anche nel nome, mettendo da parte Teatro) va in scena la prima esecuzione in Italia della composizione di Hector Berlioz Béatrice et Bénédict, sua terza ed ultima opera dopo i grandi e complessi capolavori quali Benvenuto Cellini e Les Troyens. Opera che arriva in un periodo travagliato e vissuto del compositore, che ormai 58enne vede con occhio critico il tempo musicale circostante e dove invece Richard Wagner assurge all’essere il nuovo faro ispiratore per la musica che verrà.

Béatrice et Bénédict trae la sua essenza dal testo di William Shakespeare Much Ado about Nothing, ovvero Molto rumore per nulla, svuotata poi dallo stesso Berlioz nei versi e nella musica di quella negatività che faciliterebbe tutti nella miglior comprensione di una trama assai complicata. Una composizione travagliata, dicevamo, su cui lo stesso compositore inizia a ragionare e meditare già nel 1832, per poi tornarci in maniera sporadica nel corso degli anni, fino alla definitiva versione, a noi oggi pervenuta, andata in scena nel 1862 a Baden-Baden, per l’inaugurazione del nuovo teatro.

Nonostante la bellezza musicale, Béatrice et Bénédict non entra nel grande repertorio e sono davvero poche le rappresentazioni che si possono contare, in particolare tra Germania, Francia e Gran Bretagna. Ed è proprio dalla Francia, ed in particolare da Lyon, che arriva la coproduzione a cui lo scrivente uditore ha assistito, dove le laboriose, creative e coraggiose mani del regista Damiano Michieletto e del suo team prendono in possesso la partitura, cercando di darle un senso laddove lo stesso Berlioz non riesce a darne.

Dimentichiamo quindi la Sicilia, e Messina in particolare, per trovarci inondati di luce in questa grande sala che è testimone degli accadimenti nel primo e secondo atto, con una parentesi boschiva che ritroviamo sotto forma di giardino dell’Eden. Quell’Eden che vide l’amore primordiale tra Adamo ed Eva: l’amore, il tema principale e fulcro dell’opera, che vediamo rappresentato in duplice veste. L’amore di Héro e Claudio, approvato dalla società circostante e concordato secondo volere dei padri, e quello, appunto, di Béatrice et Bénédict, passionale ed impulsivo, che vi si contrappone totalmente.

Da qui, dunque, ecco in scena Adamo ed Eva, che da innamorate e vaganti essenze umane si ritrovano messi a nudo, imbrigliati dalla società che gli incatena, travolgendo il loro giardino – il colpo di genio di Paolo Fantin (i costumi sono di Agostino Cavalca e le luci di Alessandro Carletti, mentre Chiara Vecchi cura le coreografie) – che distrugge la foresta sollevando un’enorme griglia che diventa prigione) e addossando loro le vesti matrimoniali. E qui la comparazione con le farfalle che saranno presenti per tutta l’opera: prima svolazzanti, poi catturate e messe in una teca illuminata, per poi poter essere liberate alla fine dell’opera dai due protagonisti, segno di quel secondo matrimonio (tra Béatrice e Bénédict) che vuole essere libero, senza catene o imposizioni. Senza voler dimenticare il saltellante scimpanzè, rappresentante l’istinto e lo spirito di animale libero di agire e fare secondo la propria intenzione.

A guidare Orchestra e Coro, quest’ultimo sapientemente preparato Claudio Marino Moretti, dell’Opera Carlo Felice di Genova troviamo il direttore emerito della Fondazione, Donato Renzetti, senatore custode della direzione “all’italiana” – perfettamente a suo agio anche nel repertorio francese – che conduce con mano sicura l’intera partitura, accompagnando e sempre sostenendo il palco, ed evidenziando le preziosità di questo impaginato minore di Berlioz.

Una compagnia vocale giovane, fresca, italo-francese: se della parte cantata ben si può dire, altrettanto lo si può fare nei recitativi parlati, con una evidente padronanza della lingua francese da parte degli interpreti madrelingua, servendo parola e musica in maniera equivalente.

Cecilia Molinari (Béatrice) si conferma artista di grandi qualità, con una totale padronanza vocale e scenica, esaltate in particolare nella gran scena in cui le si disvela l’amore per Bénédict, il baldanzoso tenore francese Julien Behr che si impone sulla scena con fare sicuro e con bella voce, nonostante in alcuni punti gli acuti manchino di completo sfogo. Acuti brillanti e fierezza di intenti che troviamo invece in Benedetta Torre (Héro), che dopo la prima aria eseguita con pulizia ed eleganza ma qualche timore, ci regala momenti di bellezza, in particolare nel duetto con la fida Ursule (il contralto Eve-Maud Hubeaux), di cui si sono apprezzati il colore brunito della voce e lo stile del porgere, nel cantato e nel parlato. Nicola Ulivieri, artista apprezzato in molti ruoli e di casa al Carlo Felice, veste qui i panni del generale Don Pedro, confermando la bellezza e la sapienza nell’uso dello strumento vocale, oltreché la maturità nell’affrontare il ruolo di “padre” per l’ufficiale Claudio, promesso sposo di Héro, interpretato dal giovane baritono francese Yoann Dubruque, di bella presenza e freschezza vocale. Completano il cast il padre di Héro (nonché zio di Béatrice), il Governatore di Messina Léonato, interpretato dall’attore francese Gérald Robert-Tissot, e Somarone, figura inserita nell’opera direttamente dallo stesso Berlioz, ovvero il maestro di cappella incaricato di curare il coro per la festa nuziale, interpretato dal baritono belga Ivan Thirion, totalmente coinvolto scenicamente e con una buona resa vocale.

Si può dunque parlare di sfida vinta per la nuova direzione? La sala piena, 350 giovani entusiasti, la curiosità per un’opera mai data in Italia e la qualità della resa sembrano portarci a dire di sì!

Una sfida che dimostra come si possa e si debba fare una programmazione che esce dai soliti schemi, dal solito cartellone nazionalpopolare che rende contenti i pochi ma non istruisce, non accultura e non appaga i molti. Dunque tutti a Genova, Béatrice et Bénédict si replica fino al 6 novembre!

Leonardo Crosetti
(28 ottobre 2022)

La locandina

Direttore Donato Renzetti
Regia Damiano Michieletto
Scene Paolo Fantin
Costumi Agostino Cavalca
Coreografia Chiara Vecchi
Luci Alessandro Carletti
Personaggi e interpreti:
Don Pedro Nicola Ulivieri
Claudio Yoann Dubruque
Bénédict Julien Behr
Léonato Gérald Robert-Tissot
Héro Benedetta Torre
Béatrice Cecilia Molinari
Ursule Eve-Maud Hubeaux
Somarone Ivan Thirion
Orchestra e coro  dell’Opera Carlo Felice Genova
Maestro del coro Claudio Marino Moretti

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