L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

OH! Ha la pancia fuori!

di Irina Sorokina

Discutibile e discusso, ma non privo anche di elementi interessanti (a partire dal direttore e da alcune voci) il Tannhäuser al Teatro Comunale Pavarotti Freni di Modena in coproduzione con l'Operfestspiele Heidenheim.

Modena, 11 novembre 2022 - Il titolo della recensione di un discutibile Tannhäuser al Teatro Comunale Pavarotti Freni di Modena ha lo scopo di porre un piccolo enigma all’eventuale lettore. Oh! Non è un’esclamazione ma l’abbreviazione del nome informale del Operfestspiele Heidenheim, una piccola città nelle vicinanze di Ulm, nella regione di Baden Wurtemberg, nella beata Germania, che pur essendo piuttosto vicina a noi, dimostra molto più interesse per la cultura, l’opera e la musica in generale comprese. Tuttavia non dimentichiamo l’esclamazione oh! che potrebbe esprimere bene una certa invidia che è facile provare verso questa istituzione musicale tedesca che mette in scena Tannhäuser, una delle opere romantiche del primo Wagner, in una versione scenica discutibile, capace di scuotere gli animi, ma soprattutto presenta un cast giovane in cui si fa una gara informale tra voci una più bella dell’altra e delle capacità attoriali che lasciano indietro molti gli artisti di chiara fama.

Ma veniamo alla pancia, anzi, a più pance. La più imponente appartiene al tenore americano Corby Welch che ha sostenuto il ruolo del titolo venerdì sera (domenica pomeriggio canterà James Kee). Il cantante si classifica come un heldentenor, tenore eroico, e, difatti, lo si può ascoltare attualmente nelle parti di Erik, Lohengrin, Siegmund, Loge preferibilmente nei teatri dell’area tedesca. Noi diremmo che per essere un vero tenore eroico ci vorrebbe un timbro più bello, con più smalto, ma in tempi di grande fame di voci del genere bisogna accontentarsi. Tornando alla pancia, è per volontà della costumista Cornelia Kraske che per la maggior parte dello spettacolo il cantore ribelle giri vestito con una tuta Adidas che scopre questa parte davvero impressionante del suo corpo.

E poi, in questo Tannhauser tedesco ci sono tante altre pance, stavolta belle, delle comparse di sesso maschile dal fisico scolpito che giocano un ruolo importante nel primo atto, nella grotta di Venere. Ma qui casca l’asino: nella nuova produzione dell’OH! la grotta dell’antica dea dell’amore non c’è proprio, la faccenda del celebre cantore, della bella Elisabeth e dei Minnesänger rivali di Heinrich von Ofterdingen o Enrico di Ofterdingen, all’italiana, nome d’arte Tannhäuser, è ambientata in un orrido motel. Un motel che offre tetto e cibo ai pellegrini che si recano a Roma: il nome della città eterna figura, accanto ad una freccia, sul tetto della “struttura”, usando l’abituale definizione degli alloggi del popolare sito delle prenotazioni alberghiere Booking.

Sì, un motel a pochi soldi tutto rosso e rosa in stile americano dove i viandanti si fermano convinti di trovare non solo una cena e un letto comodo, ma anche una piacevole compagnia di un/una rappresentante del sesso opposto o anche no. Un luogo squallido ma non troppo, in un edificio lineare dall’aspetto austero, fatto di tre stanze con le tende trasparenti e i letti ben larghi, abitate da due fanciulle – di questo siamo sicuri – e da due giovanotti – in questo caso non siamo affatto sicuri, perché le loro sembianze e gli atteggiamenti sono francamente ambigue, le movenze effeminate e le scarpe eleganti indossate sono femminili senza alcun dubbio (nel finale sarà quasi impossibile distinguere i maschi dalle femmine grazie ai costumi, o, per meglio dire, le mutande di raso). La struttura divisa in tre elementi dello scenografo Stefan Brandtmayr non scompare, rimane anche negli atti successivi, e rimane il dominio del color rosso: lasciamo alla fantasia dello spettatore il tentativo di decifrare il significato delle fantasie dell’artista. Una cosa è chiara: come il regista Georg Schmiedleitner, Stefan Brandtmayr non intende di inscenare il libretto originale, ma trasformare radicalmente il mondo leggendario del genio tedesco, avvicinarlo alla modernità e creare una nuova realtà artistica. Il regista Georg Schmiedleitner è il suo fedele alleato: L’Opernfestspiele Heidenheim OH!, come grande parte delle istituzioni operistiche tedesche, è un fenomeno del Regie Theater che punta alla rivisitazione drammaturgica e scenografica dei grandi classici.

Non solo; Georg Schmiedleitner dichiara apertamente di voler andare contro Wagner, “contro questo falso mito, contro questa santità, contro questa falsa contemplazione” e riesce perfettamente nel suo intento: il mondo al maschile con la gara canora risulta molto meno importante delle sofferenze del protagonista nevrotico e trasandato, lacerato tra l’amore celeste e l’amore terreno.

Il palcoscenico modenese viene calcato da un cast pressappoco formidabile tra cui spiccano il bravissimo soprano Leah Gordon nel ruolo di Elisabeth e il raffinato baritono Birger Radde in quello di Wolfram von Eschenbach, due stelle assolute di questo Tannhäuser. La Berger, una bellissima “walchiria” bionda dal fisico armonioso e dal viso bello ed espressivo, fa la sua prima apparizione in mezzo al pubblico e lo fa sprofondare in uno stato quasi ipnotico: è perfetta, non le si può rimproverare nulla, incarna un’Elisabeth giovane, sensibile, intelligente e piena di coraggio da leonessa. Emette le prime note sotto luci accese che non perdonano nulla, girando tra le file di spettatori, sale in palcoscenico e recita e canta in modo ancora più suggestivo. La voce di soprano pulita e splendente, estesa e morbida, solida nei centri e brillante negli acuti si distingue anche per una particolare grinta: nessuna imprecisione, nessuna forzatura. L’aristocratico Radde da subito si rivela un vero fenomeno, un artista completo, dalle sembianze nobili e dal fisico elegante che vengono “abitati” da una voce di baritono bella, ben timbrata e virile. Eppure non basta, canta in modo intelligente, rivela una comprensione profonda del testo poetico e musicale, delizia l’orecchio grazie alla linea armoniosa e raffinata. Le attese più grandi vengono esaudite nella celebre aria “O, du mein holder Abendstern” che provoca in sala qualcosa simile ad una catarsi.

Anne Schuldt è una Venus piena di grinta e passione rispecchiate nella sua voce piena e grintosa, da una particolare sfumatura amarognola. Nel ruolo del langravio Tijl Favets ritaglia nello spettacolo uno spazio tutto suo, disegna un personaggio vivace e giovanile, sinceramente coinvolto nella vicenda d’Elisabeth e, come tutto il cast, affascina per la voce bella e fresca.

Mostrano una perfetta preparazione musicale e brillano dalle voci belle e perfettamente educate tutti i partecipanti della gara canora al castello di Wartburg, Martin Mairinger – Walther von der Vogelweide, Young Kwon – Biterolf, Christian Sturm – Heinrich der Schreiber, Gerrit Illenberger - Reinmar von Zweter e Julia Duscher nella parte di un giovane pastore.

L’attuale Tannhäuser coprodotto da Opernfestspiele Heidenheim OH!, Fondazione Teatro Comunale di Modena e Fondazione I Teatri di Reggio Emilia non lascia certo indifferenti e provoca reazioni e giudizi contraddittori. Trova, oltre ai cantanti, un punto fermo – e brillantissimo - nella figura del direttore artistico del festival tedesco Marcus Bosch che alla guida dell’Orchestra dell’Emilia-Romagna Arturo Toscanini raggiunge i vertici dell’interpretazione, ottiene un suono bellissimo, profondo e ricco di sfumature da tutte le sezioni e offre dinamiche fortemente coinvolgenti. Non è da meno il Czech Philarmonic Choir Brno diretto da Petr Fiala (secondo maestro Michael Dvorak) con le voci belle e nobili dei suoi artisti, generosamente applaudite dopo il coro dei pellegrini.

Osannati calorosamente tutti gli interpreti, “buata” generosamente la squadra che ha messo in scena questo discutibile, ma funzionante Tannhäuser, senza parlare del grido “Sei inascoltabile” che emette uno spettatore dopo aver ascoltato la voce di Corby Welch per una quindicina di minuti. Gli si potrebbe dare ragione per una minima parte, strada facendo il tenore americano canta con sempre più grinta e sicurezza e ottiene un successo meritato. Alla fine un grande entusiasmo dalla parte del pubblico e moltissime chiamate sul palco per tutti gli artisti.


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