Recensioni - Opera

Rigoletto di Giuseppe Verdi inaugura la stagione del Teatro Municipale di Piacenza

Leo Nucci firma la regia 

Per chi ne fosse all’oscuro, al Teatro Municipale di Piacenza la qualità è lo standard, non un optional. Ed infatti l’ennesima conferma l’abbiamo avuta quest’anno con l’opera che ha inaugurato la stagione : Rigoletto.

Sedermi in questo teatro mi fa fare un tuffo nel passato, negli anni d’oro della lirica che ho trascorso alla Scala. Lì il bello, l’arte, la magia era sempre presente, ed ora ha passato il testimone a quel di Piacenza, teatro guidato da dieci anni dalla signora Cristina Ferrari, musicista, donna di cultura e di teatro che ha elevato il Municipale a livelli altissimi.

La messa in scena di questa opera inaugurale è stata affidata al Maestro Leo Nucci, grande conoscitore dell’opera che ha interpretato per più di cinquecento volte in tutto il mondo. Sia quando cantava, sia ora che si occupa di messa in scena ,quest’uomo amava ed ama approfondire lo spartito, scoprire cosa nasconde ogni singola nota, il significato di ogni segno fatto dal compositore. Intanto ha ambientato la vicenda non a Mantova ma nella reggia del Re di Francia Francesco Primo, come nel romanzo di Hugo. E questo si evince dal grande ritratto del monarca appeso nello studio del Duca.

Ci sono tante cose interessanti e coerenti con le indicazioni di Verdi e queste arricchiscono l’opera e la rendono fruibile anche a chi non conosce la vicenda a memoria.  Intanto nel giardino della casa di Rigoletto c’è una piccola nicchia che contiene la statua della Madonna davanti alla quale vediamo Gilda inginocchiata: coerente con la storia in quanto Gilda esce solo per andare al tempio. Mentre canta “Caro nome” Gilda sta preparandosi per la notte e quindi, trepidante per l’incontro appena avvenuto, si toglie l’abito da giorno e rimane in camicia da notte.

Quando Rigoletto ritorna sui suoi passi ed incontra Marullo, quest’ultimo, mentre lo benda e lo conduce alla scala appoggiata al balcone della casa di Ceprano, gli ruba la chiave di casa per poter entrare indisturbati… e successivamente paga Giovanna perché non riveli a Rigoletto gli autori del rapimento. Altra chicca aggiunta è il fatto che nella taverna di Sparafucile il Duca viene drogato, non è completamente in sé, barcolla e si tocca la testa, cosa giusta perché se doveva venire ammazzato molto meglio che non fosse completamente cosciente.

Il Maestro Nucci e la “sua squadra” hanno inaugurato le ultime stagioni, riscuotendo sempre grande successo di pubblico e di critica. Squadra eccellente non si cambia: Salvo Piro è da sempre il regista collaboratore di Leo Nucci a Piacenza e ne riprende le regie quando vengono portate su altri palcoscenici. Uomo di teatro, profondo conoscitore delle vicende, ha una maestria nel muovere le masse e nel cogliere i particolari salienti e evidenziarli con pochi movimenti.

Le scene sono firmate da Carlo Centolavigna che questa volta ha dovuto ..sudare maggiormente in quanto, avendo il teatro di Piacenza sottoscritto l’agenda 2030 per l’uso di risorse sostenibili, le scene sono state ripescate dal Simon Boccanegra ed Elisir D’amore: la difficoltà maggiore è stata l’assemblaggio e il loro riutilizzo coerente.

Artemio Cabassi non ha bisogno di presentazioni: i suoi costumi parlano da soli, l’eleganza, la sobrietà, l’uso sapiente dei colori e delle stoffe , insomma, magnifici come solo lui li sa creare.

Le luci sono di Michele Cremona che ha cercato, con effetti particolari, di ricreare i colori dell’epoca in cui la vicenda ebbe luogo, con luci soffuse dovute alla fiamma delle candele fonte di illuminazione di quei tempi.

L’orchestra Filarmonica Italiana è stata guidata dal Maestro Francesco Ivan Ciampa, uno degli ultimi che posso definire Direttore e Concertatore. E’ sempre attento all’equilibrio tra palcoscenico ed orchestra, non copre mai i cantanti e ne favorisce l’interpretazione. In questo edizione di Rigoletto ha saputo ricreare l’atmosfera noiosa della corte, gli slanci amorosi, la drammaticità del finale. Una direzione da ricordare, complimenti a lui ed ai musicisti dell’orchestra che hanno prodotto un suono limpido e armonioso.

Corrado Casati è lo storico direttore del Coro di Piacenza, in quest’opera impegnato solo con i ruoli maschili: come sempre, ben preparato sia vocalmente che scenicamente.

Ma veniamo ora ai solisti, iniziando dal protagonista del ruolo del titolo, Amartuvshin Enkhbat. La sua voce è possente, ha un bellissimo timbro ma a volta difetta di coloritura. In questa sua interpretazione invece riesce anche a sottolineare gli stati d’animo del protagonista, non sempre ma quasi: bravo ed applauditissimo dal pubblico presente.

Il Duca di Mantova era interpretato da Marco Ciaponi, giovane tenore che aveva già cantato in questo teatro come Nemorino nell’Elisir D’amore. Sicuramente dotato di una voce squillante, di fraseggio pulito e di eleganza scenica, riesce a sottolineare sia la leggerezza, sia la smania amorosa di questo potente che si interessa solo di sé.

Altra giovanissima da tenere sotto osservazione è il soprano Federica Guida che aveva debuttato il ruolo di Gilda a Taormina, sempre in questa produzione. Sia la vocalità sia il fisico sono adatti al ruolo, è una Gilda sicura che sa tenere perfettamente la scena: molto brava e gli applausi lo hanno sottolineato.

Due artisti di spessore sono Mattia Denti nel ruolo di Sparafucile e Rossana Rinaldi in quello di sua sorella Maddalena: perfetti Ottimo il Marullo di Stefano Marchisio, Il conte di Ceprano di Juliusz Loranzi e il Borsa di Andrea Galli, giovane tenore che si affaccia da poco sui palcoscenici e che ha indubbio talento, bel timbro di voce e buona presenza scenica. Sicuramente da citare Elena Borin nel ruolo di Giovanna, Christian Barone come Monterone, Emanuela Sgarlata, la Contessa di Ceprano.

Applausi scroscianti dopo Vendetta, bissata come da copione, e alla fine dellopera.

Questa produzione ha un solo difetto: si faranno solo due recite ma chi non riuscirà ad assistervi, potrà ritrovarlo in primavera a Ferrara.