Spettacoli

Norma – Comunale Nouveau, Bologna

La stagione d’Opera del Teatro Comunale di Bologna prosegue con Norma, il sommo capolavoro di Vincenzo Bellini, in un nuovo allestimento in coproduzione con il Teatro Carlo Felice di Genova.

Norma_Bologna_2023_1
Stefan Pop

Nel corso del 2023 il mondo dell’opera (e non solo) celebra due anniversari molto importanti. Cent’anni, fa, infatti, nasceva il più grande soprano di tutti i tempi, la divina Maria Callas; in quello stesso anno, poi, veniva alla luce un’altra personalità grandiosa del mondo dell’arte, il regista Franco Zeffirelli.
Il Teatro Comunale di Bologna sceglie di ricordare l’immortale soprano greco con un nuovo allestimento di Norma, il capolavoro di Vincenzo Bellini che rappresenta, senza ombra di dubbio, uno dei titoli più significativi e identificativi della sua carriera.
In occasione della prima rappresentazione di questa produzione, viene inaugurata, inoltre, la mostra “Salotto Callas”, un’esposizione allestita negli spazi del foyer del Comunale Noveau dove è possibile ammirare la somma artista ritratta in diverse fotografie, alcune inedite, o raccontata attraverso ritagli di giornale e lettere autografe. Nel percorso espositivo spicca, inoltre, la ricostruzione di due abiti ispirati ai costumi di scena indossati dalla Callas nella produzione di Norma curata per la regia dal compianto Franco Zeffirelli per l’Opéra Garnier per l’Opéra National de Paris nel 1964.
E mentre nel foyer sfilano i ricordi, varcato l’ingresso della sala ci prepariamo a lasciarci travolgere dalla melodia belliniana.

Norma_Bologna_2023_4
Francesca Dotto

Il nuovo spettacolo è firmato da Stefania Bonfadelli, grandiosa interprete sulle scene e, da qualche anno attivamente impegnata nel mondo delle regie liriche. Perno centrale della vicenda è la guerra tra Galli e Romani, un conflitto aspro e violento che tutto travolge e distrugge. L’ambientazione diviene atemporale per sottolineare come la crudeltà e la violenza degli uomini verso i propri simili siano una costante presente in ogni tempo. Non c’è spazio per la luce, e la scena, a cura di Serena Rocca, è una landa desolata che reca evidenti segni dell’avvenuta distruzione di ogni elemento. Sullo sfondo un cielo sempre oscuro, che sembra incombere minaccioso sul destino dei protagonisti. Ben curata la recitazione, soprattutto delle due primedonne, che mette ben in evidenza la prevaricazione di un ordine militare dove la violenza è una costante che non riposa mai. Ecco allora che mentre in proscenio l’attenzione è tutta per i momenti più intimi della vicenda, sullo sfondo hanno luogo controscene, perfettamente realizzate grazie alle coreografie di Ran Arthur Braun, dove si sprecano colluttazioni, stupri, rappresaglie ed esecuzioni sommarie. Particolarmente efficaci le luci, curate da Daniele Naldi, che sanno valorizzare al meglio gli spazi scenici, e, ad un contempo, focalizzare l’attenzione dello spettatore sui momenti drammaturgicamente più significativi. Ben realizzati i costumi, di fattura prettamente militare, a firma di Valeria Donata Bettella. Interessante, in tal senso, la scelta di far indossare il medesimo costume alle due protagoniste, per meglio significare il dualismo caratteriale e spirituale delle due donne agli occhi di Pollione e della comunità. Al netto di alcune ingenuità (perché i figli di Norma vengono rappresentati come due zaini nel duetto di secondo atto tra Norma e Adalgisa?) si tratta di uno spettacolo ben realizzato e perfettamente godibile. Va riconosciuto, inoltre, al team creativo, di aver saputo sfruttare al meglio lo spazio scenico di questo teatro che si sviluppo soprattutto in lunghezza più che in larghezza (siamo curiosi di vedere come questo spettacolo verrà adattato al palcoscenico ben più ampio del Carlo Felice di Genova).

Convincente, nel complesso, il versante musicale dello spettacolo.
Norma è un ruolo da considerarsi, per esigenze vocali ed interpretative, tra i più complessi di sempre. Un personaggio totalizzante e totalitario che richiede una giusta maturità espressiva e canora. Francesca Dotto che, con questa produzione è al suo primo incontro con la sacerdotessa druidica, sfoggia una vocalità dal colore chiaro e dal timbro luminoso e dimostra di sapersi confrontate con la partitura mantenendo il proprio strumento naturale e mai caricato. L’impervia scrittura viene affrontata con musicalità e morbidezza, esibendo freschezza vocale e precisione esecutiva. Particolarmente riusciti sono i cantabili, dove risalta un adeguato controllo del legato; le pagine di maggiore spessore drammatico, poi, vengono risolte senza inutili tentativi di gonfiare la voce. Interessante la cura del fraseggio che, attraverso un opportuno scavo nell’accento, contribuisce alla creazione di un personaggio credibile in tutta la sua evoluzione psicologica: capo religioso, madre, amante, amica. Da segnalare, in tal senso, l’accorata esecuzione del finale. Un debutto felice, quindi, che con il tempo potrà raggiungere livelli di sempre maggiore introspezione. 

Veronica Simeoni disegna una Adalgisa di rango. La frequentazione del repertorio belcantista nel corso della carriera, fa sì che il mezzosoprano romano mostri una certa familiarità con lo stile belliniano. Lo strumento vocale è ben tornito, sonoro ed omogeneo in tutta la gamma; suggestivi del pari sono, dunque, il canto a fior di labbro, esibito nei momenti di maggiore abbandono, e la pienezza di un registro centrale vibrante e solare. Qualche nota lievemente appannata, specialmente nella tessitura più acuta, è ben poca cosa di fronte ad un fraseggio tanto cesellato e meditato. Nell’interpretazione della Simeoni, infatti, ritroviamo una Adalgisa animata da autentica passione; non la consueta sacerdotessa scossa da virginale timore, ma, piuttosto, una donna volitiva e pugnace, in perfetta simbiosi con la visione del progetto registico dello spettacolo. Da sottolineare, inoltre, il buon amalgama timbrico e di impasto con la voce della Dotto.

Norma_Bologna_2023_2
Francesca Dotto e Stefan Pop

Il Pollione di Stefan Pop non è certo, per chi scrive, una novità. Il tenore sfoggia una vocalità ampia e sonora, dal caratteristico colore solare e mediterraneo, dai centri corposi e dagli acuti sicuri e squillanti, esibiti con sfrontata sicurezza. Un fraseggio, il suo, travolgente e traboccante di passione che, tuttavia, nel finale segna, attraverso il ricorso ad alcune soggioganti mezze voci, il mutamento d’animo e il pentimento del personaggio.

Molto bene Nicola Ulivieri nei panni di Oroveso. Il basso possiede un mezzo dal colore chiaro che sa affrontare la scrittura belliniana con eleganza e raffinatezza. Ben scolpito l’accento, in uno con la presenza scenica autorevole e statuaria.

Benedetta Mazzetto, nel ruolo di Clotilde, spicca per una vocalità dall’ottima filigrana.
Completa la locandina il puntuale Paolo Antognetti.

Di grande spessore, dinamico e sonoro, la prova del Coro del Teatro Comunale di Bologna diretto magistralmente da Gea Garatti Ansini. Particolarmente efficace sono, cosi, il celebre “guerra! guerra!” e il sublime finale.
Non convince pienamente, al contrario, la direzione del Maestro Pier Giorgio Morandi. La lettura del Maestro, infatti, al netto di una sostanziale ed innegabile solidità, si mostra avara di sfumature e poco attenta nel ricreare quel fitto innesto di arabeschi dinamici di cui trabocca la scrittura belliniana. Complice, con molta probabilità, anche la posizione semi rialzata dell’orchestra, si avvertono sonorità troppo voluminose che portano le voci dei singoli interpreti a spingere per passare il muro di suono che si viene a creare in taluni passaggi, come ad esempio le scene di insieme. È un peccato, inoltre, come ai giorni nostri si possa eseguire, ancora, la partitura con i tagli praticati dalla tradizione esecutiva di cinquant’anni fa.
Il numeroso pubblico presente, decreta al termine dello spettacolo un successo caloroso con punte di maggiore entusiasmo per i tre protagonisti.

Norma
Tragedia lirica in due atti.
Musica di Vincenzo Bellini
Libretto di Felice Romani

Norma Francesca Dotto
Adalgisa Veronica Simeoni
Pollione Stefan Pop
Oroveso Nicola Ulivieri
Flavio Paolo Antognetti
Clotilde Benedetta Mazzetto

Direttore Pier Giorgio Morandi
Regia Stefania Bonfadelli
Scene Serena Rocco
Costumi Valeria Donata Bettella
Luci Daniele Naldi
Coreografia Ran Arthur Braun
Maestro del coro Gea Garatti Ansini
Coro del Teatro Comunale di Bologna
Orchestra del Teatro Comunale di Bologna

Foto: Andrea Ranzi