“Da una Casa di Morti” di Janacek all’Opera di Roma

Teatro dell’Opera di Roma Stagione di Opere e Balletti 2022/2023
“DA UNA CASA DI MORTI”
Opera in tre atti
libretto di Leos Janàcek da Memorie da una casa di morti di Fedor Dostoevskij.
Musica di Leos Janàcek
Alexandr Petrovic Gorjancicov MARK S. DOSS
Aljeja giovane tartaro PASCAL CHARBONNEU
Filka Morozov, in prigione sotto il nome di Luka Kuzmic STEFAN MARGITA
Il  grande Prigioniero ERIC CAVES
Il piccolo Prigioniero Nikita, Cekunov, Il Cuoco LUKAS ZEMAN
Il Direttore della Prigione CLIVE BAYLEY
Skuratov JULIAN HUBBARD
Kedril  MARCELLO NARDIS
Un prigioniero fabbro, interprete di don Giovanni e del Bramino ALES JENIS
Un giovane Prigioniero PAWEL ZAK
Una Prostituta CAROLYNE SPROULE
Sapkin MICHAEL S. SCOTT
Siskov LEIGH MELROSE
Cerevin CHRISTOPHER LEMMINGS
Il vecchio Prigioniero COLIN JUDSON
Il Prigioniero ubriaco EDUARDO NIAVE*
Prima Guardia MICHAEL ALFONSI
Voce dalle Steppe LUCA BATTAGELLO
Terza guardia ANTONIO TASCHINI
*dal progetto Fabbrica Young Artist Program del Teatro dell’Opera di Roma
Coro e Orchestra del Teatro dell’Opera
Direttore Dmitri Matvienko
Maestro del coro Ciro Visco
Regia Krzysztof Warlikowski
Scene e costumi Malgorzata Szczesniak
Video Denise Gueguin
Luci Felice Ross
Drammaturgo Christian Longchamp
Movimenti coreografici Claude Bardouil
Maestro dei combattimenti Renzo Musumeci Greco
Nuovo allestimento del teatro dell’Opera di Roma in coproduzione con Royal Opera House Convent Garden Londra, Theatre de la Monnaie Bruxelles, Opéra National de Lyon
Roma, 25 maggio 2023
Mai eseguita al Teatro dell’Opera di Roma questa interessantissima partitura di Janacek è stata affidata, possiamo dire a buon dritto finalmente, alle cure musicali del maestro Dmitri Matvienko, del direttore del Coro maestro Ciro Visco ed all’allestimento registico di Krzystof Warliakowsky. Questi ambienta la cupa vicenda in un moderno carcere senza alcuna contestualizzazione ideologica, non un lager, un gulag, Guantanamo, come se il dolore, la violenza e la morte corporale e spirituale non avessero tempo e luogo. Anche le luci non permettono di definire le ore del giorno o la stagione in corso e tutto sembra congelato in un algido eterno presente dal buio del quale emergono i racconti dei vari prigionieri come se la memoria della vicenda di Alexandr Gorjancicov e degli altri personaggi affiorasse da una sorta di sfera ideale archetipica dell’umanità. Curatissimi sono parsi la recitazione e la cura dei movimenti scenici. Unico punto debole di questo allestimento purtroppo forse problema di non facile soluzione era la estraneità della lingua che non permette appigli di sorta per chi non la conosca. Il testo più simile ad una sceneggiatura cinematografica che non ad un libretto d’opera al quale siamo abituati scorre per forza di cose assai velocemente sui soprattitoli rendendo spesso complicato tenere dietro alla vicenda o viceversa riuscire a non perdere il ritmo del testo. La struttura ritmica del libretto e della musica così strettamente legate fra loro crediamo che renderebbero davvero arduo mettere in atto qualunque tentativo di trasposizione in italiano anche se probabilmente garantirebbe una maggior diffusione di una opera davvero preziosa del repertorio novecentesco. Chissà che non possa esser un progetto per un futuro lavoro sul testo.Il ricco, complesso e variegato linguaggio dell’orchestra viene dominato dal maestro Matvienko con equilibrio, ricchezza timbrica e sensibilità e più di un’occasione di sarebbe voluto poter chiudere gli occhi ed abbandonarsi al mistero del solo ascolto. Stesso discorso vale per gli interventi del coro preparato dal maestro Visco il quale oltre a superare brillantemente le non poche difficoltà tecniche, ha saputo trovare una tinta sonora che ben si amalgamava con quella dell’orchestra nell’evocare e ridestare le emozioni del profondo.Tutti assolutamente bravi sia sotto il profilo scenico che vocale i numerosissimi artisti che hanno impersonato i personaggi dell’opera, non ce ne vogliano ma è impossibile ricordarli tutti nello spazio di un articolo. Assai apprezzabile il programma di sala per la ricchezza e la qualità delle fonti presentate. Alla fine lunghi applausi per tutti da un teatro purtroppo non completamente pieno. Forse una proposta artistica di tale valore e rarità avrebbe meritato una promozione più incisiva e probabilmente diversa da quella messa in atto per il repertorio tradizionale Foto Fabrizio Sansoni