Innsbruck: l‘Olimpiade 1936 è medaglia d’oro

Sette minuti di applausi, più quelli a scena aperta alla fine di ogni singola aria, hanno consacrato la conclusione dell’Olimpiade di Antonio Vivaldi all’Innsbrucker Festwochen der alten Musik: una celebrazione in musica capace di coniugare un cast stellare ad un allestimento semplicemente geniale, il tutto rimanendo fedele al dettato metastasiano – sublime il libretto che, non per nulla, è il più intonato della storia dell’opera – ed alla partitura che si sviluppano in un arco narrativo capace di passare dal brillante al tragico.

Stefano Vizioli, uomo di teatro acutissimo e raffinato, trasporta l’azione all’epoca delle Olimpiadi di Berlino del 1936, quando Jesse Owens – con sommo scorno dei nazisti – vinse quattro medaglie d’oro, una delle quali nel salto in lungo dove primeggiò grazie ai suggerimenti del campione di casa e beniamino del regime Luz Long.

I due atleti divennero amici, come testimoniato da una fitta corrispondenza che si interruppe nel 1944 quando Lang cadde nella battaglia di Cassino, vittima di una guerra non sua.

Il parallelo con Megacle e Licida è dunque quasi naturale, tenendo però ben conto che tra i due il rapporto assomiglia molto a quello tra Alessandro ed Efestione, cosa che sia Metastasio che Vivaldi non mancano di rimarcare seppur sempre in trasparenza.

Funziona tutto nella palestra immaginata dal brillante Emanuele Sinisi – i bei costumi sono invece di Anna Maria Heinreich – nella quale si muovono i personaggi insieme a sei mimi-atleti che punteggiano l’azione con sapide controscene tra cavalli con maniglie, anelli e sacchi da boxe.

Vizioli gioca intelligentemente per sottrazione, lasciando intuire senza prevaricare, consegnando al pubblico un meccanismo drammaturgico perfettamente oliato – si vede quando uno spettacolo ha beneficiato di un lungo periodo di prove – e teatralissimo.

Megacle e Licida si guardano, si sfiorano cercandosi e sfuggendosi, il tutto sotto gli occhi di Argene e Aristea, vere donne Alfa.

Centrate anche le caratterizzazioni di Clistene, qui re puttaniere circondato da ragazzette-oggetto, e di Aminta, archetipo del Gustav von Aschenbach di “Morte a Venezia” ma anche di Edward Morgan Forster.

Alessandro De Marchi – e con lui la Innsbrucker Festwochenorchester in forma smagliante – si rende protagonista di una prova maiuscola rifuggendo innanzitutto dal quel barocco-“sveltina” fatto di metronomi alla biscroma capaci di “stupire” solo chi si accontenta dell’effetto facile.

La sua Olimpiade si dipana su un tessuto dinamico sinuoso, il suono è turgido, le scelte agogiche intelligentemente ammiccati, il tutto su tempi sempre calibratissimi.

Bejun Mehta, decano dei controtenori in carriera, è Licida di incredibile sensualità; la linea di canto è adamantina, i colori ricchi. “Mentre dormi Amor fomenti” è resa con un’intensità che pare provenire da una dimensione altra.

Non gli è da meno Raffaele Pe – che la regia vuole in perpetuo movimento – capace di dare voce e corpo ad un Megacle dal fraseggio finemente cesellato e ricco di sfumature.

Bruno de Sá è ufficialmente un extraterrestre: il suo Aminta si giova di agilità funamboliche ma mai fini a loro stesse, l’estensione è impressionante tanto da toccare e tenere, in cadenza, un Fa sopracuto luminosissimo. Per lui ovazione al termine di “Siam navi all’onde algenti” che Vizioli ha immaginato come una sorta di siparietto a sé stante.

Ottima a prova di Margherita Maria Sala, contralto vero, nei panni di un’Aristea volitiva e a tratti quasi ferina, così come convince pienamente l’Argene indomita e nobilissima di Benedetta Mazzucato.

Christian Senn si dimostra ancora una volta interprete di prim’ordine disegnando un Clistene animato da mille sentimenti contrastanti.

Ultimo ma non meno importante Luigi De Donato, Alcandro risoluto e dal bel timbro brunito.

Puntuali gli interventi del Coro Maghini.

Del successo trionfale si è già detto, ma in questo caso rimarcarlo non è pleonastico.

Alessandro Cammarano
(4 luglio 2023)

La locandina

Direttore Alessandro De March
Regia Stefano Vizioli
Scene Emanuele Sinisi
Costumi Anna Maria Heinreich
Personaggi e interpreti:
Clistene Christian Senn
Aristea Margherita Maria Sala
Licida Bejun Mehta
Megacle Raffaele Pe
Argene Benedetta Mazzucato
Aminta Bruno de Sá
Alcandro Luigi De Donato
Innsbrucker Festwochenorchester
Coro Maghini

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