Madrid: Médée celebra i 100 anni della Callas

Questa stagione inizia in modo assolutamente magistrale. Sceglie niente di meno e niente di più che l’impeto e la forza della Médée del geniale Luigi Cherubini. L’epitome del dramma e della tragedia. La storia di Euripide è eterna e avvincente, come espressa da François-Benoît Hoffmann in questo libretto che narra la portata della tragedia che è l’amore, la furia incontenibile che scatena nel cuore ferito il desiderio di vendetta e l’ostinazione trascinata nella follia che il tradimento può generare. Non c’è misura di calamità in questa storia sanguinosa mesa in scena dal brillante Paco Azorín.

Ed è proprio il sangue che in un attimo colora una scena monocromatica dai toni scuri dove la luce gioca un ruolo trascendentale. In scena una struttura in ferro innovativa, semplice e allo stesso tempo complessa che definisce un’impalcatura da cui dipende un secondo livello che ospita un palco che scende e sale a piacimento dell’intensità drammatica. Un ascensore circola su e giù per la struttura senza sminuire le scale interne che permettono ai personaggi di continuare a muoversi. E l’elemento chiave di questa scenografia più che meravigliosa è il movimento che consente e che si integra con vero successo nel campo visivo dello spettatore. E ovviamente le luci sui lati creano un’atmosfera senza eguali.

Una menzione speciale merita l’inserimento di un gigantesco schermo cinematografico che aggiunge eleganza all’immagine visiva del complesso così come dinamismo e delicatezza. Quell’accento cinematografico che circonda ogni cosa fa sì che l’azione si ingrandisca e raggiunga un vero risultato paragonabile solo a quello che la squadra di artisti realizza sul palco.

Tutto inizia con un silenzio drammatico in cui si susseguono azioni che servono a introdurre i personaggi chiave, facendo riflettere i loro compiti principali non per togliergli peso ma affinché lo spettatore venga in qualche modo coinvolto anche dalla loro macabra essenza. Mentre la sala si sta ancora riempiendo, sul palco stanno già accadendo cose, in particolare quelle che hanno a che fare con la presenza dei bambini che verranno assassinati. Questi bambini hanno diverse immagini in tutta la trama e sono interpretati da attori diversi, apparendo anche tra la platea per stare davanti al palco con la stessa visione che abbiamo tutti, ma con un elemento in sintesi e cioè la prospettiva del ” presenza malvagia” di sua madre che li osserva e finisce per cantare completamente sdraiata sul pavimento, cosa che limita la sua colonna respiratoria e mette alla prova la sua maestria come cantante.

Il lavoro di Maria Pia Piscitelli è meraviglioso. Il ruolo di Médée è una vera sfida per i grandi artisti e lei ne esce vincente e favorita. Come fece a suo tempo la magnífica María Callas, ecco perché l’assemblea è in onore del centenario della sua nascita. Il soprano italiano riesce ad arrivare al cuore di tutti con una performance accattivante e perseverante, sapendo superare un elemento molto particolare, ovvero l’uso permanente di occhiali scuri, che ovviamente sottrae lo shock facciale primario che esiste in questi casi e rende il suo lavoro ancora più credibile.

All’inizio dello spettacolo si annuncia che il tenore siciliano Enea Scala soffre di raffreddore e, nonostante la sua salute cagionevole, interpreterà stasera il coinvolgente Jason della storia. E una volta ascoltato, una volta ammirata la sua galante forza scenica e la sua qualità di voce, con una certa ironia, è impossibile non chiedersi se ScalaTenore brilla così quando non è al cento per cento delle sue capacità, cosa può essere come quando è? per garantire che tu come pubblico possa vederlo. Geniale, meraviglioso e grandioso.

Come lo è il coreano Jongmin Park con un Créon semplicemente sublime e meraviglioso che trasmette compostezza sul palco e sicurezza di corde vocali privilegiate. E sì, è un privilegio aver potuto godere del lavoro del soprano catalano Sara Blanch che sa sfruttare al massimo l’opportunità di brillare che il primo atto offre a Dircé e quello di Nancy Fabiola Herrera con la sua impeccabile e convincente Néris.

Il direttore musicale Ivor Bolton assicura che i leggii del Real riescano ad affascinare ed emozionare il pubblico supportati da una partitura semplicemente perfetta. La musica diventa movimento, ad esempio con le acrobazie che compaiono in alcuni momenti brillanti e intensi, come ad esempio la fine del primo atto. Tutto è straordinariamente senza tempo e assolutamente impossibile da localizzare nel tempo e nello spazio. Perché i costumi, ad esempio, sono sorprendenti, eleganti, particolari e molto originali.

Fin dove è capace di arrivare la sete di vendetta, vale la pena chiedersi quale sia il limite della ragione quando si viene traditi. L’amore della madre è incontrollabile o ha una capacità irrazionale di fermarsi e macchiarsi irrimediabilmente. L’amore è di per sé una tragedia, oppure senza amore siamo condannati a essere preda dei nostri estremi. Medea è irrazionale ed estrema ma tremendamente plausibile.

Tragedia significa che in questi tempi di tale intensità emotiva tutto viene ridimensionato. A un certo punto vengono citati i dati attuali sulle morti di minori da parte dei genitori. Il che, oltre a sottolineare l’atroce portata del parricidio, inquadra un po’ la contemporaneità. Un passaggio un po’ scomodo al terzo atto non sminuisce la resa complessiva anche se i testi proiettati sul sipario in quel momento risultavano per molti difficili e impossibili da leggere. Il fuoco che tutto consuma dà il tocco finale a un montaggio che merita applausi in piedi. E non si può che dire in conclusione che Medea alza l’asticella per il resto della stagione e diventa una garanzia che srà stupenda per il resto dell’anno.

Ricardo Ladrón de Guevara
(1º ottobre 2023)

Originale spagnolo

El inconmensurable drama La semidiosa extranjera que se enamoró del argonauta inaugura la nueva Temporada de Ópera del Teatro Real

De una forma absolutamente magistral comienza esta temporada. El escoge nada menos y nada más que el ímpetu y la fuerza de la Médée del genial Luigi Cherubini. El epítome del drama y la tragedia. La historia de Eurípides es eterna y arrebatadora, así lo plasma François-Benoît Hoffmann en este libreto que narra el alcance de la tragedia que es amar, la furia incontenible que desata en el corazón herido el deseo de venganza y la obcecación dibujada en locura que la traición puede generar. No hay mesura para calamidad en esta historia de sangre que dirige un brillante Paco Azorín .

Y es que precisamente es la sangre la que en un momento lleva el color a una escena monocorde en tonos oscuros donde la luz juega un papel trascendental. Sobre el escenario una innovadora, simple y a la vez compleja estructura de hierro que define un andamio del que depende un segundo nivel que alberga un escenario que baja y sube al antojo de la intensidad dramática. Un ascensor circula arriba y abajo la estructura sin restarle importancia a las escaleras internas que permiten a los personajes mantenerse en movimiento. Y es que el elemento clave de esta más que maravillosa escenografía es el movimiento que permite y que se integra al campo visual del espectador con verdadero acierto. Y por supuesto las luminarias que están a los costados crean un ambiente inigualable.

Especial mención merece la incorporación de una gigantesca pantalla de cine que aporta elegancia a la imagen visual del conjunto a parte de dinamismo y delicadeza. Ese acento cinematográfico que envuelve todo hace que la acción se magnifique y alcance un verdadero logro comparable solo al que la plantilla de artistas logra sobre las tablas.

Todo se inicia con un silencio dramático en el que hay acciones que sirven para presentar a los personajes clave, haciendo que sus principales faenas se vean reflejadas no para restarles peso sino para que el público de alguna manera se involucre aún con lo macabras que son. Mientras la sala aún se está llenando ya hay cosas que pasan en el escenario, específicamente las que tienen que ver con la presencia de los niños que serán asesinados. Estos niños tienen varias imágenes a lo largo de la trama y son interpretados por diferentes actores llegando incluso a aparecer entre el patio de butacas para situarse frente al escenario con la misma visión que todos tenemos, pero, con un elemento en suma y es la perspectiva de la ¨presencia maligna” de su madre que los observa y termina cantando totalmente acostada en el suelo, lo que limita su columna de respiración y pone a prueba su maestría como cantante.

El trabajo de @MPiaPiscitelli es maravilloso. El rol de Medea es un verdadero reto para las grandes artistas y ella de él sale airosa y favorecida. Tal y como la magnífica María Callas lo hizo en su tiempo, por ello el montaje es en honor al centenario de su nacimiento. La soprano italiana María Pía Piscitelli logra llegar a la fibra de todos con una interpretación cautivante y perseverante sabiendo sortear un elemento muy particular que es el uso de gafas oscuras permanentemente lo que obviamente resta la conmoción facial primaria que hay en estos casos y logra que su trabajo sea aún más creíble.

Al comienzo de la función se advierte que el tenor siciliano Enea Scala sufre un resfrío y que pesa a su quebranto de salud interpretará esta noche al envolvente Jason de la historia. Y una vez que lo escuchas, una vez que admiras su gallarda fuerza escénica y su calidad de voz, con cierta ironía, es imposible no preguntarse si @ScalaTenore brilla así no estando al cien por cien de sus capacidades cómo podrá ser cuando si lo está para asegurarte como público el poder verlo. Brillante, maravilloso y grandioso. Como también lo es el Coreano @JongminParkBass con un Creonte simplemente sublime y maravilloso que transmite aplomo en escena y la seguridad de unas cuerdas vocales privilegiadas. Y si, es un privilegio haber podido disfrutar del trabajo de la soprano catalana  @SaraBlanch_SB que sabe aprovechar al máximo la oportunidad de lucimiento que a la Dirce le da el primer acto y el de @NFHerrera con su Neris impecable y convincente.

El director musical @IvorBolton logra que los atriles del Real logren cautivar y emocionar al público apoyado en una partitura simplemente perfecta. La música se hace movimiento por ejemplo con las acrobacias que se presentan en algunos brillantes momentos de intensidad, como el final del primer acto por ejemplo. Todo es extraordinariamente atemporal y absolutamente imposible de ubicar en tiempo y espacio. Porque el vestuario, por ejemplo, es sorprendente, elegante, particular y muy original.

Hasta donde es capaz de llegar la sed de venganza cabe preguntarse, cual es el límite de la razón cuando se te traiciona. El amor de madre es incontrolable o tiene una capacidad irracional para detenerse y mancharse irreparablemente. Es al amor una tragedia en sí, o es que sin amor estamos condenados a ser presa de nuestros extremos. Medea es irracional y extrema pero tremendamente verosímil.

La tragedia hace que en estos tiempos de tanta intensidad emocional todo se redimensione. En un momento se citan los datos actuales de las muertes de menores de edad por parte de sus padres. Lo que más allá de recalcar la importancia atroz del parricidio enmarca un poco en la contemporaneidad. Una ligeramente incómoda transición al tercer acto no hace que se desmejore el conjunto pese a que los textos que se proyectan en ese momento sobre el telón fueron difíciles e imposibles de leer para muchos. El fuego que todo lo consume pone el broche de oro a un montaje que merece el aplauso de todos de pie. Y solo se puede decir para terminar que Medea deja el listón muy en alto para el resto de la temporada y se convierte en un sello de garantía de que será estupenda todo lo que resta del año.

Ricardo Ladrón de Guevara
(1º ottobre 2023)

La locandina

Direttore Ivor Bolton
Regia e scene Paco Azorín
Costumi Ana Garay
Luci Pedro Yagüe
Video Pedro Chamizo
Movimenti scenici Carlos Martos
Cosnulenza storico mitológica Pedro Sáenz Almeida
Personaggi e interpreti:
Jason Enea Scala
Médée Maria Pia Piscitelli
Néris Nancy Fabiola Herrera
Créon Jongmin Park
Dircé: Sara
Prima ancella Mercedes Gancedo
Seconda ancella Alexandra Urquiola
Un corifeo David Lagares
Orchestra e coro del Teatro Real
Maestro del coro José Luis Basso

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