Recensioni - Opera

Sold out per Le Nozze di Figaro alla Scala

Terza rappresentazione, sabato 7 ottobre al Teatro alla Scala di Milano, de “Le nozze di Figaro”, Commedia per musica in quattro atti di Wolfgang Amadeus Mozart, su libretto di Lorenzo Da Ponte.

L’allestimento proposto è quello del compianto Giorgio Strehler, datato 1981 (la sua regia è ripresa per l’occasione da Marina Bianchi). A dirigere l’Orchestra il Maestro Andrés Orozco-Estrada, abile nel far emergere le potenzialità degli strumenti impiegati attraverso la resa di sonorità corpose e intense.

Annoverata a ragione dalla critica tra i capolavori mozartiani, quest’opera si regge su una trama concepita più che altro per indurre gli spettatori al sorriso e per donar loro momenti di spensieratezza. Ad esibirsi dei talentuosi giovani affiancati da artisti di provata esperienza.

Una sapiente mescolanza che ha condotto ai risultati paventati.

Sold out in Teatro e pubblico che applaude entusiasta alla conclusione di ogni numero. C’è spazio anche per le risate, sempre composte, che gli astanti non possono proprio trattenere di fronte alle marachelle di Cherubino, alla gelosia del Conte d’ Almaviva prima e successivamente di Figaro, ai creati equivoci che generano programmate incomprensioni. A tratti esasperante, ma pur sempre divertente, l’atteggiamento del giovane Cherubino, adolescente alla presa con le incontrollabili pulsioni sessuali tipiche della sua età, che lo spingono a desiderare di cadere tra le braccia di una donna, che sia Barbarina o la Contessa in fondo non fa differenza.

Per quanto concerne la valutazione del cast, ottima la prova del soprano Benedetta Torre, nella parte di Susanna. La sua voce è ben impostata, la dizione curata, la presenza scenica concreta.

Dinamica e spigliata, Torre si muove con eleganza e affascina il pubblico della Scala. Il baritono Luca Micheletti è Figaro. Artista poliedrico, calato nel ruolo, reagisce ai soprusi del Conte, che ambisce alla sua amata Susanna, e si dichiara pronto ad affrontarlo “suonandogli il chitarrino”.

Elementi di tragicità e comicità scaturiscono dagli atteggiamenti del suo personaggio che, sostenuti e rinforzati da un canto armonioso, lo rendono gradito e celebrato con convinzione dal pubblico, appena calato il sipario.

Cherubino “farfallone amoroso” è messo in vita da Svetlina Stoyanova. Deliziosa l’interpretazione dei brani: “Non so più cosa son, cosa faccio…”, ma specialmente “Voi che sapete cosa è amor”, timida confessione di chi inizia ad essere agitato da sentimenti a cui presto darà un nome. Il basso Ildebrando D’Arcangelo è il Conte d’Almaviva. La prova offerta, frutto della sua esperienza, si concretizza nel presentare un personaggio che, seppur incatenato nell’intimo dal peso di infauste contraddizioni e consapevole di appartenere ad una condizione sociale che lo pone una spanna sopra gli altri, non appare come il malvagio di turno, da detestare per la sua perfidia, anzi fa sorridere. È ciò che in fondo voleva Lorenzo Da Ponte.

Sua moglie, la Contessa d’Almaviva è interpretata dal soprano russo Olga Berzsmertna. Pregevole la sua performance canora incentrata su due momenti molto suggestivi: la dolce cavatina “Porgi, amor, qualche ristoro”, un lungo attimo di dolcezza in cui il tempo pare davvero fermarsi, e l’aria “Dove sono i bei momenti”, il cui testo evidenzia il dispiacere della donna dinanzi ai tradimenti e alle bugie del marito, ben lungi dall’esserle fedele, come promesso in passato. Tra i personaggi principali, da citare la buonissima prova di Marcellina, il mezzosoprano Rachel Frenkel (esilarante il litigio con Susanna nel primo atto), e Don Bartolo, il basso Andrea Concetti, che si riveleranno i genitori di Figaro, e del bravo Matteo Falcier, che veste i panni di Don Basilio e canta, tra l’altro, la lunga e simpatica aria “In quegli anni in cui val poco”. Nota di merito per il soprano Marija Taniguchi (Barbarina), che incanta quando è in scena sola, in apertura del quarto atto.

A completare il cast Paolo Antonio Nevi (Don Curzio), Lodovico Filippo Ravizza (Antonio), Silvia Spruzzola e Romina Tommasoni (Due contadine).

Pasquale Ruotolo