Jacques Offenbach (1819-1880)
Opéra-comique in tre atti
libretto di Eugène Scribe e Henry Boisseau

Bababeck  Marcel Beekmann
Il Grande Mogul  Andreas Horl
Saëb  Oleksiy Palchykov
Kaliboul  Daniele Normanno
Xailoum  Andrea Owens
Maima  Brenda Rae
Balkis  Svetlina Stoyanova
Perizade  Siena Luce Miller

Direzione musicale  Jérémie Rhorer
Regia  Max Hopp 
Scenografia  Marie Caroline Rössle
 Costumi  Ursula Kudrna 
Progetto luci   Franck Evin 
Coreografia   Martina Borroni
Coreografia   Lorenzo Soragni
Drammaturgia  Kathrin Brunner

Filarmonica di Zurigo
Coro dell’Opera di Zurigo
Associazione Extras all’Opera di Zurigo

Abbiamo già avuto modo di vedere questa opéra-comique rarissima a Strasburgo nel 2018. La città, vittima di un attacco terroristico dove perse la vita un italiano, era blindatissima ma il TRILLOPARLANTE andò comunque in trasferta per assistere a tre recite di Barkouf. L’opera venne eseguita per poche recite a cavallo tra il 1860 e 1861 per poi sparire completamente dal repertorio. Il pubblico parigino apprezzò l’opera e la caustica critica politica mentre la stampa fu molto severa verso questo lavoro. La censura si accanì durante le prove cercando di alleggerire i riferimenti politici e ad un certo punto proibì l’opera del tutto salvo ricredersi. Vari cantanti si succedettero durante le lunghe prove. Quindi una serie di eventi negativi, come avete letto, congiurarono contro Offenbach al suo primo lavoro per la Salle Favart. Seguirono per questa sala prestigiosa, seconda solo all’Opéra, nel 1867 Robinosn Crosué (verrà eseguito a Parigi nel dicembre 2024) e poi Vert-vert, Fantasio e Les Contes d’Hoffmann (1881). Barkouf si avvale dell’edizione critica di Jean-Christophe Keck che ha ritrovato la partitura dalle collezioni private degli eredi con una opera certosina per ricomporla. Senza il suo lavoro Barkouf non sarebbe stato eseguibile: nell’ ‘800 vennero pubblicati solo una decina di brani per canto e pianoforte e nessun libretto visto le poche rappresentazioni. Speriamo che lo spartito canto e piano venga presto pubblicato da Bote & Bock.


Essendo l’opera rara trattiamo un attimo la trama bizzarra e fantasiosa.
Maïma ama Saëb. Balkis ama Xaïloum, un rivoltoso condannato a morte da Bababeck vicerè del Grand-Mogul di Lahore. Quest’ultimo è stufo delle continue rivolte e defenestrazioni dei suoi ministri e mette a capo del governo UN CANE, BARKOUF. Forse l’etimologia deriva dall’inglese BARK BARK il verso del cane. Si scopre che Maïma era la padrona di Barkouf e per azzardo Bababeck affida a lei l’interpretazione dei latrati. Maïma, ascoltando il cane, fa abbassare le tasse, libera Xaïloum e i suoi compagni e non concede in matrimonio Saëb alla brutta Périzade figlia di Bababeck. Questi organizza quindi una congiura per avvelenare il cane ma tutto gli si rivolta contro. Lahore è minacciata da nemici e il cane valoroso muore in battaglia. Le coppie si ricostituiscono e Saëb governerà il paese.
L’opera viene eseguita senza i dialoghi francesi: si opta per un narratore che parla in tedesco che racconta la storia e i personaggi tra un pezzo musicale e l’altro.
Vi sono tre tenori tra i protagonisti. Il principale per verve comica è Bababeck che già emerge nell’introduzione con i suoi falsetti, la pronuncia caricata e le mossette. Viene subito in mente il tenore che interpreta Aristeo/Plutone nell’Orfeo all’Inferno recente successo di Offenbach.


Marcel Beekman è davvero bravo, sia sotto il profilo vocale che come attore: esagera nel canto e nell’azione portando alla frenesia il suo personaggio come è giusto che sia. Nelle sue Strofe al N°6 della partitura abbaia più volte prima che lo faccia Barkouf. Velocissimo il suo sillabato che sostiene l’ampio ensemble dei congiurati nel terzo atto.
Ottimo Andrew Owens (Xaïloum) tenore di Philadelphia che diverte nelle sue arie travolgenti dove vorrebbe distruggere tutto e tutti. Veloce e scattante il suo canto, è accompagnato da 4 ballerini in rosso come lui che con la loro energia esaltano la melodia rapinosa.


Il terzo tenore è il più lirico ma anche il meno interessante nello sviluppo della trama: Oleksiy Palchykov è un Saëb troppo impalato ed immobile. La sua romanza del 2° atto è ben cantata ma resta isolata dal contesto. Nel terzo atto ha una altra romanza rivolta a Maïma ma poco cambia. Si vorrebbe un attore più coinvolto nella pièce.
Protagonista femminile è Brenda Rae come Maïma: voce squillante e ben educata. Nell’introduzione è una ragazza del mercato e a fine primo atto canta un lungo e originale duetto con Balkis. Aumenta sempre più la sua felicità alla vista di Saëb (trasportato da cavalli sadomaso!) e dopo aver riconosciuto Barkouf. Brava nel duetto con Bababeck ha poi una grande canzone bacchica a metà del terzo atto, un valzer trascinante con una cadenza piena d’acuti ben svolti.


Balkis è l’ottima Svetlina Stoyanova ascoltata di recente alla Scala in Rusalka. Il ruolo emerge meno di Maïma ma la cantante è da prime parti: eccelle nel duetto a fine primo atto e nel terzetto del terzo atto con Xaïloum e Maïma dove discutono della congiura verso il cane. Kaliboul è un eunuco cantato correttamente da Daniel Norman e divertentissimo è il grasso Grand-Mogul Andeas Hörl che ha una sola aria ma molto caratteristica. Rispetto a Strasburgo l’aria viene cantata più velocemente e con maggior energia mentre il coro sostiene con caustiche risatine. Eccezionali gli 8 ballerini che saturano ogni spazio dell’opera con mille costumi stravaganti. Vestiti di bianco con piume da rivista, 7 farfalle verdi e un pavone conturbante fino al balletto nel prefinale. Abbiamo anche ragazze pon-pon e soldati dalla cresta rossa per il Grand-Mogul. Valzer rapinosi e marce accelerate caratterizzano tutta la partitura. Jérémie Rhorer sa ormai la partitura a memoria dopo le recite del 2022 e azzecca tutti i forsennati tempi della partitura. Coro sonoro e partecipe.


La regia di Max Hopp esalta ogni brano con mille invenzioni che tengono desta l’attenzione dello spettatore. Uno spettacolo molto riuscito che speriamo trovi il posto in una edizione in DVD. Torniamo da Zurigo molto soddisfatti.

Fabio Tranchida