Recensioni - Opera

Modena: Una magica Turandot

Nell'anno pucciniano al teatro comunale di Modena non poteva mancare un'opera del maestro e la scelta è caduta sulla Turandot, proposta nella consueta versione con il finale del terzo atto scritto da Franco Alfano

L'allestimento è una ripresa curata da Marina Frigeni, dello spettacolo datato 2003, dove Giuseppe Frigeni aveva curato la regia, coreografie, scene e luci. Una Turandot essenziale ed elegante, lontana dalle consuete esplosioni di colori e di confusione.

Scene molto sobrie, dominate da una pedana a gradoni divisa in due con tanto di teste mozzate e richiami al mondo orientale con simboli, rituali, coreografie, oltre ad un gioco di luci e ombre che risulta suggestivo e poetico. Particolarmente riuscito il finale con il corpo di Liù sotto i due innamorati. Semplici, ma di impatto i costumi di Amélie Haas.

Marco Guidarini alla guida dell'Orchestra dell’Emilia-Romagna Arturo Toscanini trova sul piano musicale una concertazione ricca di dinamiche, di colori, dove emerge tutta l'energia, a tratti violenta della partitura. Ottima la prova dei fiati, in particolare degli ottoni, sostenuti dalle percussioni e dalla delicatezza degli archi.

Valido l’apporto del Coro Lirico di Modena e del Teatro Municipale di Piacenza che hanno mostrato, sotto la guida di Corrado Casati, la consueta sicurezza, omogeneità e potenza, nonostante l'infelice posizione ai lati del palco. Adeguate le voci bianche del Teatro Comunale di Modena, dirette da Paolo Gattolin.

Leah Gordon è stata una Turandot rigida e gelida, quindi riuscita. La voce è solida, di timbro scuro, ben gestita, ma con una dizione migliorabile.

Angelo Villari è un Calaf veramente credibile. La voce ha un bello smalto, gli acuti sono squillanti ed escono fluidi, senza forzature. La famosa romanza "Nessun dorma" al terzo atto riscuote applausi, merito di un'interpretazione potente e alquanto rifinita in certi passaggi.

Splendida la Liù di Jaquelina Livieri con un canto luminoso, ricco di sfumature, tra cui pregevoli mezze voci. Molto brava nel donare la giusta delicatezza, ma anche un forte senso drammatico al personaggio.

Giacomo Prestia è un Timur sofferente con un canto sempre nobile, sottolineato da un timbro caldo e avvolgente.

Ben amalgamati vocalmente, con una presenza scenica travolgente Ping, Pang, Pong, interpretati da Fabio Previati, Saverio Pugliese e Matteo Mezzaro. Valido e sicuro anche l'imperatore Altoum di Raffaele Feo. Completavano il cast Benjamin Cho (un mandarino), Haoyoung Yoo (prima ancella), Eleonora Nota (seconda ancella) e Alfonso Colosimo (principe di Persia).

Teatro sold out in ogni settore che ha tributato tantissimi applausi a tutto il cast, dove ha trionfato Jaquelina Livieri.

Un altro spettacolo vincente che conferma l'alta qualità della stagione modenese che si concluderà il 12 e il 14 aprile con "L'Orlando furioso" di Antonio Vivaldi.

Marco Sonaglia