Alla Monnaie la storia di Ali

Nuova opera sul dramma dell’emigrazione

Ali
Ali
Recensione
classica
Teatro KVS di Bruxelles
Ali
21 Aprile 2024 - 27 Aprile 2024

La storia è vera, quella di Ali Abdi Omar, un dodicenne somalo che dopo l’uccisione del padre, per non subire la stessa sorta, è costretto a lasciare il suo paese e impiegherà due anni per arrivare a Bruxelles passando per le mani dei trafficanti di migranti e rischiando più volte di perdere la vita come, purtroppo, è  successo a tanti altri che hanno intrapreso il suo stesso cammino. Una nuova opera che nasce dall’incontro fortuito di Ali con il regista Ricard Soler Mallol, di Barcellona, già in passato impegnato in progetti dal taglio multiculturale e interdisciplinare. Ne é nato un lavoro molto piacevole dal punto di vista musicale, che mescola musica etnica, classica e jazz, con voci molto belle, riuscite coreografie da strada, che centra l’obiettivo di commuovere  nel denunciare gli orrori delle rotte migratorie e il cinismo dell’Europa di fronte alla spartizione di migranti, ma che avrebbe meritato qualche idea in più nella messa in scena. Per le musiche hanno lavorato insieme tre artisti: Grey Filastine, specialista di musica elettronica e percussionista,  il marocchino Walid Ben Selim che ama fondere differenti tradizioni culturali, e il violoncellista americano Brent Arnold. L’idea di base è stata quella di ricreare le atmosfere dei luoghi attraversati ma anche gli stati emozionali dell’adolescente in stato di passaggio, geografico, quanto emozionale, che sta diventando uomo nel peggiore dei modi, lottando per la sopravvivenza.  La partitura comprende molte registrazioni ambientali, ben integrate in un’ora e mezzo di composizione con sonorità che fanno rivivere con realismo e poesia la strada percorsa  e le emozioni vissute. Sul podio il maestro Michiel Delanghe guida con giusto ritmo incalzante l’Orchestre de chambre de la Monnaie. Ali è interpretato benissimo dal giovane controtenore Sanele Mwelase. originario di Johannesburg: la sua angelica voce in falsetto rimanda all’infanzia e alla purezza e rende ancora più terribili, per contrasto, le prove che il giovane deve subire, dalla traversata del deserto all’anno di prigionia in Libia dove è picchiato ogni giorno per convincere la madre  restata in Somalia a vendere delle terre per pagargli la traversata del Mediterraneo.  La madre, che è anche la narratrice, è interpretata altrettanto bene dal giovane mezzo belga Raphaële Green, diplomata in canto classico e già all’attivo diverse parti in produzioni della Monnaie,  Il ruolo di narratore è affidato anche al baritono Kamil Ben Hsaïn Lachiri che interpreta ben quattro ruoli di personaggi chiave del lungo viaggio. Il libretto, firmato dallo stesso regista e dal vero protagonista, è chiaro, gli avvenimenti sono raccontati in ordine cronologico ma in modo fin troppo esplicito, con un risultato eccessivamente didascalico. Sensazione di eccessiva semplicità, accentuata dalle scene e dai costumi di Marie Szersnovicz. L’idea di base è di piazzare l’orchestra in alto, sopra una impalcatura, ed il sotto cosi ridotto funziona bene, ad esempio, per la detenzione in Libia e infine per proiettarvi le uniche vere immagini della storia, quelle del salvataggio in mare da parte di una nave di SOS Méditerranée che sarà, dopo estenuanti trattative, autorizzata a sbarcare i profughi a Malta. Strepitosa la scena dell’Europa che si presenta tutta scintillante, con piume e paillettes, con proclami di solidarietà e fratellanza, ma infastidita in realtà del doversi occupare dei nuovi arrivati. La nuova creazione, prodotta dalla Monnaie con il supporto di Enoa e Creative Europe, è stato presentato al KVS, il teatro fiammingo di Bruxelles, previste delle rappresentazioni speciali per le scuole.

 

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