Il Falstaff anni '50 di Carsen

AL COVENT Garden di Londra, in maggio, ha pensionato lo spettacolo storico di Franco Zeffirelli; alla Scala martedì prossimo farà lo stesso con quello di Giorgio Strehler. Nasce sotto il segno di precedenti illustri la (co) produzione di Falstaff firmata da Robert Carsen: «Mi piace l'idea di proporre il mio primo Verdi scaligero cominciando dall'ultima opera, la più ricca, la più matura, quella nata dal rapporto profondo tra Boito, un librettista che adoro in generale ma in particolare per il lavoro fatto da Shakespeare, e il compositore».

Il regista canadese, oramai di casaa Milano, ha rimontato l'allestimento firmato con Paul Steinberg (scene) e Brigitte Reiffenstuel (costumi) chea Londraè stato diretto da Daniele Gatti («è stato lui che mi ha voluto») con gli opportuni aggiustamenti derivati dal parziale cambio di compagnia vocale (tra gli altri Fabio Capitanucci, Irina Lungu e Daniela Barcellona) e con Carmen Giannattasio subentrata a Barbara Frittoli nel ruolo di Alice. Della locandina ingleseè rimasto il protagonista Ambrogio Maestri: «Il Falstaff più fisicamente perfetto che ci si possa immaginare - dice Carsen mimando con le braccia stazza e simpatia del cantante pavese che proprio con Falstaff esordì alla Scala nel 2001 - È stato anche molto disponibile a ripensare certi gesti tradizionali per farli entrare con precisione in un racconto scenico che punta a sottolineare l'ironia più che la comicità, il rango nobile seppure sbiadito e non l'apparente ridicolaggine di alcuni comportamenti che sono teatrali e esageratamente pomposi per marcare la distanza tra la sua superiorità sociale e mentale e i suoi sempliciotti interlocutori». Se lo spettacolo è molto atteso, lo è anche il debutto verdiano di Daniel Harding che potrebbe essere la vera sorpresa della serata.

La contrapposizione tra classi sociali, la gioia di vivere e dello «stare insieme in famiglia, a fare festa, mangiare, bere e ridere», e i costanti richiami allo sport nazionale inglese della caccia, sono le tre linee espressive scelte da Carsen per ricreare il capolavoro verdiano, che verrà ambientato negli Anni Cinquanta, con sostanziale fedeltà alle prescrizioni sceniche originali, ma con la scena del burla del II atto collocata nella grande cucina di Ford, durante i preparativi di una sontuosa cena. «Il secondo Dopoguerra in Inghilterra è l'epoca ideale per far capire il passaggio sociale evocato in Falstaff, accolto attraverso Shakespeare da Boito e Verdi: il momento in cui l'aristocrazia è solo una sorta di sogno romantico ma ancora depositaria di saggezza e tradizione - sostiene Carsen - Il protagonista decaduto le esibisce con naturalezza: non è compreso dai rappresentanti della middle class ma che alla fine gli riconoscono superiorità di spirito e classe inimitabili. Per merito suo i personaggi alla fine sono migliori: Ford è meno cinico e sposo freddo; Alice ritrova parte della femminilità sopita dopo le attenzioni d'altri tempi di sir John».

Carsen vede in Falstaff un'opera dove ogni cosa è moderna, gioiosa e comunicativa: «Mi piacerebbe che il pubblico lo capisse, partecipando allo spettacolo, avendo voglia di essere con Falstaff e i suoi amici in palcoscenico». © RIPRODUZIONE RISERVATA Scala da stasera all'8 febbraio, ore 20, biglietti da 210 a 13 euro, tel. 0272003744

ANGELO FOLETTO