Annalisa Stroppa: con Preziosilla c’è da divertirsi

Tra poche ore Annalisa Stroppa debutterà come Preziosilla nella nuova produzione della Forza del destino al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino con la direzione di Zubin Mehta e la regia di Carlus Padrissa (La fura dels Baus); abbiamo conversato con lei intorno al personaggio e non solo.

  • Preziosilla è un personaggio tutt’altro che semplice; è un mezzo di carattere non facile da rendere senza cadere nello stereotipo. Come ne ha affrontato lo studio?

Quando mi è stato proposto di interpretare il ruolo di Preziosilla non ho avuto dubbi perché è un ruolo che, come scrittura, ricorda la caratterizzazione donizettiana e non ha l’urgenza drammatica di altri personaggi verdiani, essendo, insieme a Melitone, la parte più descrittiva e da commedia dell’opera.
Come sapete arrivo principalmente dal belcanto e dai ruoli del romanticismo francese, per il momento preferisco avvicinarmi al repertorio verdiano con scelte oculate. Come lo ha definito giustamente lei, Preziosilla è un personaggio di carattere che arrivando da un repertorio donizettiano potremmo definire preverdiano.

Ho iniziato da poco il cammino con questo ruolo magnetico e lo sto scoprendo giorno dopo giorno grazie allo splendido lavoro con il Maestro Mehta, con il regista Carlos Padrissa de “la Fura dels Baus” con tutti i miei colleghi e con il coro con il quale condivido tutte le mie scene.

Lo studio sul personaggio, come sempre è partito leggendo e approfondendo attentamente ciò che Verdi ha scritto e mettendo così in voce la parte; la sua scrittura definisce benissimo la giovane zingara, non consente particolari sfumature vocali ma richiede una grande energia a livello espressivo in una tessitura tutt’altro che facile!  La tematica che contraddistingue Preziosilla è quella della guerra, nel suo canto spicca questo carattere forte, l’accento militare, i suoi ingressi sono annunciati dai rulli di tamburi e dal piffero o da danze che ne contraddistinguo altresì il carattere popolano.

Dal punto di vista della tessitura il ruolo richiede una estensione vocale decisamente importante ma allo stesso tempo chiede anche corpo e agilità! C’è da divertirsi direi!

Inoltre, come sempre, parte dello studio è anche la lettura delle fonti letterarie attinenti a partire da “La fuerza del sino” di A. Saavedras, che mi aiutano ad entrare nell’atmosfera della giovane gitana civetta e ammaliatrice che immediatamente offre una pennellata di colore e colloca la vicenda in una pittoresca Andalusia. Sono molto curiosa rispetto ad ogni personaggio che interpreto, per questo cerco di conoscerne le varie sfaccettature al fine di esserne il più possibile fedele.

  • Da Carlus Padrissa, regista immaginifico, ci si può legittimamenteAttendere una messa in scena lontana dalla “tradizione”. Qual è il suo rapporto con il teatro di regia.

Non parto mai con un’idea convenzionale e stereotipata del personaggio ma sono molto aperta a qualsiasi tipo di interpretazione purché si rispetti l’essenza del personaggio e la richiesta del regista non vada mai contro le esigenze musicali anzi sia al servizio della musica.  Mi piace il confronto con il regista, perché parto dal presupposto che dietro alla sua idea ci siano ore e ore di studio e di lavoro creativo, e di impostazione logica, cerco di fare mie le idee che mi vengono proposte e sposarle alla scrittura musicale. Il lavoro di costruzione di un personaggio è una delle parti più interessante del lavoro di un artista, sia a livello musicale che interpretativo, è un processo meraviglioso nel quale la creta si plasma e il personaggio prende via via forma, così che ci si possa identificare appieno nelle sue vesti e viverlo.

Con Carlus Padrissa e il suo favoloso team di lavoro si è instaurato subito un bellissimo feeling che mi ha consentito di entrare immediatamente nel loro mood con idee originale che sono certa cattureranno l’attenzione del pubblico!

In questo caso Preziosilla viene messa in evidenza in maniera molto particolare, passa da essere la “leader”, alla chiaroveggente, alla trascinatrice affascinante ed eccentrica fino ad arrivare alla figura innovativa che il regista definisce “della morte Santa”: nel Rataplan verrà ricordato il terribile momento del terremoto vissuto degli artisti del Maggio Musicale Fiorentino durante la messa in scena di quest’opera in Giappone, questa immagine molto forte richiamerà  anche tutta la sofferenza vissuta nel mondo a causa del Covid.

Trovo veramente affascinate e accattivante questa loro lettura e interpretazione, uno spettacolo veramente da non perdere!

  • Non posso non chiederlo, vista la fama di quest’opera: è superstiziosa?

Io non sono superstiziosa e in genere mi affido sempre al Buon Dio!!! però in questi giorni ho trovato un bel chiodo piegato in palcoscenico e l’ho immediatamente raccolto, un altro mi è stato regalato da un carissimo collega ed inoltre nel parco del teatro ho trovato un quadrifoglio!!! Direi che con questi elementi portafortuna donati casualmente dal destino possiamo stare tranquilli :)

Incrociamo le dita!

  • Ha cantato sotto la guida di bacchette prestigiose: come si lavora con Zubin Mehta?

Quando si ha la fortuna di lavorare con maestri di questa levatura artistica non si può altro che esserne estremamente felici ed attingere il più possibile dai loro insegnamenti. Il maestro Mehta è una fonte inesauribile di esperienza, poter debuttare questo ruolo con lui per me è una grandissimo privilegio, un onore.

Cura, attenzione per ogni dettaglio, serietà, puntualità, passione e tanta gioia di poter fare musica lo contraddistinguono! La sua presenza costante ad ogni prova e il suo esempio valgono più di mille eloqui e spiegazioni!

Mi colpiscono di lui inoltre la sua grande semplicità, la sua grandezza d’animo e la sua umiltà!

  • Quali sono le sue sensazioni circa il tornare ad esibirsi con il pubblico in sala dopo mesi di streaming?

Cantare davanti a delle telecamere per lo streaming in un teatro vuoto è stata una sensazione stranissima, straniante, fredda anche se sapevo che al di là di quella telecamera ci sarebbe stato il pubblico che tanto avrebbe voluto essere in teatro e nonostante non fossero in sala ho sempre cantato per loro!

Mi mancava il loro calore e il fatto di respirare quell’atmosfera ogni volta unica, magica e speciale, propria dello spettacolo dal vivo!

E’ una gioia immensa oggi poter vedere di nuovo il teatro che torna a vivere animato da orchestra, coro, attori, comparse, tecnici, sarte, truccatori, maestri di palcoscenico e il nostro amato pubblico! Una straordinaria normalità alla quale non eravamo più abituati! Calcare il palcoscenico, sentire l’odore di quelle tavole di legno, lasciarsi abbagliare delle luci in sala! La Musica è vita! Quanto mi è mancato tutto ciò!

Il teatro è un po’ lo specchio della vita, è un’allegoria della società con la sua complessa armonia, oggi più evidente che mai, conseguentemente all’incerta esperienza del confinamento. Il teatro è un piccolo universo, in cui tutti sono estremamente connessi e necessari.
Rivedere i nostri teatri finalmente aperti dopo un periodo così lungo è qualcosa di straordinario! Qualcosa che forse non sapevamo apprezzare appieno.

Vedendo i teatri vuoti negli scorsi mesi arrivava una fitta al cuore e credo che tutti ci siamo resi ancor più conto che la magia sta nel fare le cose insieme!

Devo dire che l’entusiasmo di questo nuovo inizio si respirava ad ogni prova, nella compagnia e in tutti gli addetti ai lavori!

Ora vivo tutto in modo ancora più speciale, è la mia prima produzione dal vivo in Italia con scenografia, costumi, coro orchestra e sono felice di poter ripartire da qui, dal meraviglioso Teatro del Maggio musicale Fiorentino che colgo l’occasione di ringraziare per questo invito!

  • Si sarebbe potuto fare di più a sostegno dei lavoratori dello spettacolo?  

E’ stato un periodo difficile per tutti i settori in particolar modo quello dello spettacolo. 

Mi sono resa conto di quanto i lavoratori dello spettacolo siano precari e poco riconosciuti e tutelati proprio in un Paese che è il simbolo dell’opera per eccellenza che ci identifica nel mondo! Ho vissuto varie esperienze lavorative dal marzo 2020 siano ad oggi: in streaming, con distanziamenti, registrazioni in teatri vuoti, forma da concerto, rappresentazioni all’estero etc…. questo significa che c’è stato un grande  sforzo da parte di tutti per tenere vivo lo spettacolo, ma mi rendo conto di essere stata una delle poche fortunate, seppur abbia subito inevitabilmente numerose cancellazioni e perdite di contratti,  molti colleghi si sono ritrovati a casa per più di un anno senza poter recepire alcun sussidio.

Dietro a ciascuno di noi c’è una storia fatta di tanto studio, sacrificio, dedizione, preparazione, la nostra è una formazione continua. Inoltre dietro al palcoscenico ci sono tantissimi lavoratori che non appaiono ma insieme agli artisti permettono la buona riuscita dello spettacolo. Teniamo conto anche che i teatri con i loro spettacoli creano indotto e turismo!

Il nostro è un lavoro che non offre un prodotto tangibile e materiale ma è altrettanto importante perché alimenta l’anima e il cuore.

Spero che la situazione difficile e inaspettata che abbiamo vissuto faccia riflettere e vengano pensate soluzioni utili anche a tutela dei lavorativi dello spettacolo.

Alessandro Cammarano

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