Festival d’Aix-en-Provence:”Written on Skin”

Festival d’Aix-en-Provence 2012, Grand Théâtre de Provence
“WRITTEN ON SKIN” (Scritto sulla pelle)
Opera in tre parti su libretto di Martin Crimp.
Musica di George Benjamin
Opera commissionata dal  Festival d’Aix-en-Provence, Nederlandse Opera Amsterdam,  Théâtre du Capitole de Toulouse,  Royal Opera House Covent Garden London e Teatro del Maggio Musicale Fiorentino.
Creazione Mondiale.
The Protector
CHRISTOPHER PURVES
Agnès BARBARA HANNIGAN
Angel 1 – The boy BEJUN MEHTA
Angel 2 – Marie REBECCA JOE LOEB
Angel 3 – John ALLAN CLAYTON
The Mahler Chamber Orchestra
Direttore George Benjamin
Regia  Katie Mitchell
Scene e costumi Vicki Mortimer
Luci Jon Clark
Nouva produzione del Festival d’Aix-en-Provence con la Nederlandse Opera Amsterdam, Royal Opera House Covent Garden London,  Théâtre du Capitole de Toulouse,  Teatro del Maggio Musicale Fiorentino.
Aix-en-Provence, 9 luglio 2012

Abbiamo assisitito al  Grand Théâtre de Provence alla creazione mondiale dell’opera di  George Benjamin “Written on Skin” commissionata come titolo moderno dal Festival d’Aix en Provence, in collaborazione con altre importanti istituzioni teatrali europee.
Una novità musicale interessante questa partitura, ben scritta e strutturata che non lascia per nulla indifferenti, anche grazie a una esecuzione di alto livello. La musica, già dalle prime battute crea un clima di mistero e ha qualche richiamo britteniano, ma è un elemento isolato, perchè nello sviluppo dell’opera appare quanto mai personale e originale.  George Benjamin ha affermato di avere cercato non solo la massima attinenza con il testo ma sulle caratteristiche vocali di ogni singolo interprete. L’opera, che si sviluppa in 15 scene che si sviluppano in quadri collegati tra loro, senza interruzione, è tratta da una leggenda occitana del XIII° sec.  e ci presenta dei personaggi dalla natura alquanto ambigua: il marito o protettore (baritono), sua moglie Agnès (soprano) e il ragazzo (controtenore). Il marito, un  ricco proprietario terriero invita un artista (il ragazzo) a creare  un libro di miniature  nel quale si dovrà esaltare  in immagini l’esercizio spietato del potere politico e il pacifico godimento che fornisce ordine domestico, incarnato dall’umoltà e totale  obbedienza della  moglie Agnes. La creazione di questo libro, a poco a poco, attraverso un gioco di seduzioni, diventa l’elemento che porta alla ribellione la moglie, costringendo il marito a vedere chi è  realmente Written on skin esplora dunque  le conseguenze esplosive di una auto-scoperta, ed i limiti del potere che un essere umano può esercitare su un altro.
Il libretto, che alterna che alterna momenti di poesia a un linguaggio crudo, come già abbiamo fatto cenno, si integra perfettamente con la musica che si presenta con uno stile che si potrebbe definire in qualche modo classico. Non ci sono “arie” che ci collegano a una visione tradizionale dell’opera. Ogni suono viene cantato o suonato in una forma espressiva tra l’antico e il contemporaneo. Questo mix è anche evidenziato dalla presenza in orchestra di strumenti quali la viola da gamba e la glassharmonica che apportano un colore particolare alla musica. Written on Skin mette in luce inoltre un reale lavoro  d’équipe tra  George Benjamin, qui anche in veste di direttore d’orchestra, il librettista Martin Crimp, la regista e la scenografa e costumista Vicki Mortimer, creatrice di un impianto scenico fisso su due livelli, dei quadri che rappresentano il passato e il presente dei personaggi e il crescendo delle loro tensioni personali. Fondamentale anche l’apporto delle luci di Jon Clark.
La compagnia di canto è composta da straordinati cantanti-attori. Cristopher PurvesBarbara Hannigan,  Bejun Mehta,  Rebecca Jo Loeb, Allan Clayton sfoggiano voci, colori e gesti perfettamente in linea con la musica. Una prova straordinaria anche per la Mahler Chamber Orchestra. Una serata di altissimo livello artistico ed emotivo, alla quale il pubblico ha risposto con vere e proprie ovazioni, un fatto veramente raro per una creazione contemporanea. Sicuramente è un’opera che merita di essere vista e rivista. Foto Pascal Victor/ArtComArt