Verona, Teatro Filarmonico:”Aida”

Fondazione Arena di Verona –  Stagione Lirica al Teatro Filarmonico 2011/2012
“AIDA”
Opera in quattro atti, libretto di A. Ghislanzoni
Musica di Giuseppe Verdi
Il Re  DESARET LIKA*
Amneris ELENA SERRA*
Aida  FRANCE DARIZ*
Radames ZVETAN MICHAILOV
Ramfis  SEUNG PIL CHOI*
Amonasro DAVIT BABAYANTS*
Sacerdotessa CHIARA FRACASSO
Un messaggero ENZO PERONI
Coro e Orchestra dell’Arena di Verona
Direttore Fabio Mastrangelo
Maestro del Coro Armando Tasso
Vincitori del IX Concorso Internazionale di Canto promosso dall’Istituto Internazionale per l’Opera e la Poesia
Esecuzione in forma di concerto
Verona, 9 novembre 2012
Qualsiasi spettatore avrebbe trovato difficile associare l’esecuzione in forma di concerto di questa Aida  al nome di un’istituzione che è al contempo simbolo e caposaldo della lirica, l’Arena di Verona. Ciò che era stato proclamato un anno fa la grande apertura delle celebrazioni per il centenario della prima opera rappresentata in Arena, per quella che sarebbe poi divenuta la stagione estiva del festival, è stata declassata ad una performance da vincitori di un concorso canoro basato sui ruoli dell’Aida. La produzione progettata in origine (ancora pubblicizzata sul sito della Regione Veneto e su Carnet Verona, il sito che mostra gli eventi che si tengono a Verona) doveva essere messa in scena, prodotta e diretta dal rinomato e raffinato Hugo de Ana. Niente di tutto ciò. In un teatro semi-deserto, la serata è stata decisamente di basso profilo: dal palcoscenico spoglio (neanche un fiore, luce o elemento che creasse un po’ di atmosfera!), su cui l’orchestra e il coro se la sono cavata egregiamente, alla desueta presenza in scena della maggior parte dei cantanti. Aida è una sfida importante anche per cantanti con esperienza, ma senza scenografie, costumi e recitazione rappresenta un compito davvero arduo. I due cantanti che sono riusciti a superare queste difficoltà con maggiore successo sono stati il soprano France Dariz, (Aida), e il basso Desaret Lika (il Re). Statuaria e composta, con una voce bella e forte ed una tecnica sicura, France Dariz ha lasciato che la sua voce recitasse per lei. Se all’inizio è sembrato che il suo registro basso fosse debole e che la sua dizione mancasse di spessore, col progredire della serata la sua esibizione ha acquisito forza e il suo registro acuto, deciso e luminoso, ben emesso, non ha mai denotato stanchezza o sforzo. A ciò si è accompagnata la sua articolazione pulita e la sua abilità sia di diminuire, o di aumentare la dinamica delle note acute sostenute, aggiungendo pathos ed espressività al suo fraseggio. Si è dimostrata generosa nei concertati, dove i suoi acuti  squillanti e corposi hanno ampiamente brillato. Con maggiore esperienza le sue qualità vocali e sceniche potranno raggiungere  esiti ragguardevoli.
Il basso, Desaret Lika ha cantato il ruolo del Re con naturalezza e la sua presenza scenica sicura e la sua voce controllata hanno conferito dignità e regalità ai suoi interventi nelle scene d’insieme. La voce piacevole e raffinata del baritono Davit Babayants, (Amonasro), è stata soave e suadente, ma mancava dell’incisività e del vigore necessari per esprimere l’intensità e la drammaticità di questo ruolo. Il Ramfis di Seung Pil Choi è stato rovinato da un vibrato poco controllato e e dalla tendenza a forzare la voce, forse dovuta ad un certo nervosismo per il debutto. Il mezzosoprano Elena Serra, nel ruolo di Amneris, trascinata dal ruolo appassionato e intenso, ha regalato una certa carica drammatica all’esecuzione. I risultati migliori si sono avuti nei momenti declamatori in cui ha fatto sfoggio del suo registro basso. Ha presentato il ruolo con grandi zelo e coinvolgimento, ma il registro centrale in particolare è stato spesso sfocato e fuori controllo, con un vibrato fastidiosamente ampio.
Il tenore Zvetan Michailov ( elemento fuori concorso) è un cantante di grande esperienza, tuttavia ha sostenuto il suo ruolo impervio di Radames con evidenti difficoltà. In Celeste Aida è parso alquanto rigido e teso, ma tutta la sua interpretazione è stata piuttosto irregolare vista la tendenza a spingere la voce invece di sostenerla “sul fiato”. A ciò si aggiunge un fraseggio piuttosto generico. Fuori concorso anche la  sacerdotessa, cantato fuori scena da Chiara Fracasso, con voce chiara e ben timbrata e il messaggero di Enzo Peroni intreprete preofessionalmente adeguato e sicuro.
L’esperto direttore d’orchestra, Fabio Mastrangelo, con un gesto elegante e sicuro ha dedicato la sua attenzione principalmente all’orchestra, avendo i cantanti alle sue spalle. Di conseguenza ci sono stati  non pochi momenti in cui  l’orchestra e i solisti non erano a tempo. Se l’orchestra, il coro e i solisti fossero stati ravvicinati, si sarebbe potuto produrre maggiore contrasto fra i diversi elementi per creare uno spazio di dimensione musicale, necessario ad una lettura coerente e alla creazione di quell’atmosfera dovuta all’esecuzione concertante e comunque insita nella musica. Le melodie orientaleggianti dei flauti nella Danza Sacra della Sacerdotessa alla fine del primo atto, ad esempio (venendo mancare il balletto) potevano suonare più sinuose. La qualità del suono nelle sezioni gravi degli archi avrebbe potuto essere rafforzata. In situazioni come questa l’orchestra è chiamata, durante tutta l’opera, a riempire i vuoti e a sostituire la messinscena che è parte integrante della partitura. I volantini distribuiti da lavoratori del teatro che protestavano, apparentemente rassegnati, indicano che la Fondazione Arena di Verona sta attraversando un momento piuttosto problematico. Foto Ennevi per Fondazione Arena