L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Quel che resta della felicità

 di Suzanne Daumann

Felicissima ripresa, a Nantes, di Die tote Stadt nella produzione dell'Opéra National de Lorraine. Un grande momento di teatro musicale fra riflessione ed emozione.

NANTES, 13 marzo 2015 -Die tote Stadt di Erich Wolfgang Korngold (1897 – 1957) è una di quelle opere che vanno ben al di à dell'intrattenimento musicale. Fra riflessione ed emozione, quest'opera affronta i grandi temi dell'umanità: vita, morte, amore. Creata nel 1920 non ha in nulla perduto la sua attualità.

A Bruges, vecchia città congelata nel passato, vive Paul, il vedovo, anch'egli coneglato nel passato e nel lutto per la sposa. Nella sua casa, ha trasformato la sua camera in un tempio alla sua memoria: vi conserva i suoi oggetti, il ritratto, una treccia. Un giorno, incontra Marietta, una giovane danzatrice, bella e vivace, che rassomiglia singolarmente alla defunta Marie. La loro relazioni lo condurrà alla gelosia, ai confni della follia, e finalmente imparera a lasciarsi andare e tronare alla vita.

Questa produzione dell’Opéra National de Lorraine, felicissimamente ripreda dalla Angers Nantes Opéra in questa primavera 2015, va dritta all'essenziale. Una squadra ben assortita mantiene un perfetto equilibrio fra cuore e ragione. La regia di Philipp Himmelreich mostra senza fronzoli la solitudine profonda dei personaggi nel loro mondo. Per il primo e il terzo atto nella casa di Paul, Raimund Bauer ha costruito una scenografia semplice quanto efficace che mostra sei volte esattamente lo stesso locale in due file di tre, ammobiliati sei volte con la stessa poltrona e la stessa lampada. Ogni personaggi si evolve così nel suo spazio isolato, i dialoghi e le azioni sceniche sono mimati a distanza, perfino negli atti amoroso fra Paul e Marietta. Le luci di Gérard Cleven bagnano questi ambienti di diversi colori, secondo il colore musicale del momento. Così si crea un'atmosfera particolare, oscillante fra sogno e realtà, che si adatta perfettamente a quest'opea. Il ritratto di Marie è una videoproiezione del volto della giovane che interpreta Marietta. Nella scena finale dell'atto III questa proiezione comincia impercettibilmente a ingrandirsi rafforzando, così, con abilità e senza nulla di superfluo, l'angoscia dell'azione.

Il cast è stato, nondimeno, eccellente: Daniel Kirch canta la parte di Paul. Tenore lirico, soave e virile, non si risparmia; si lancia senza paura fra gli abissi emotivi del suo personaggio, traduce le sue emozioni senza mai esagerare, sa gestire le sue forze attraverso tutti i forte e i fortissimo conserva l'energia necessaria per un fignale pregnante, che commuove fino alle lacrime. La sua partner, il soprano Helena Juntunen, è altrettanto ammirevole nel ruolo di Marietta. Bella, bionda, voce cristallina e duttile, danza, si presta con grazie alle acrobazie del gioco scenico. Incarna con brio questa lontana cugina di Carmen e Violetta Valéry. Come loro, è seducente, ama l'amore senza falsi pudori, come loro deve affrontare la morte, benché in tutt'altra maniera. Ha a che fare con la moglie morta del suo amante, il modo in cui lui si è legato al passato, ha cessato di vivere a sua volta, è come morto. Attraverso il loro legame lei lo riporta dunque alla vita.

Notevoli anche i ruoli secondari: Maria Riccarda Wesseling, mezzosoprano, canta la parte della serva Brigitta, e dispiace che non sia parte più estesa! Il baritono Allen Boxer nei panni dell'amico Frank è caloroso e convincente, e John Chest intona la canzone di Pierrot con una nostalgia pressoché insostenibile. Questo effetto è enfatizzato dall'abito surreale che indossa, nulla a che vedere con il classico Pierrot. Tutta la scena davanti alla casa di Marietta, nelle allucinazioni di Paul, somiglia a una lasciva danza macabra.

Thomas Rösner dirige l’Orchestre National des Pays de la Loire con rara intensità. Tiene viva la tensione della partitura dalla prima all'ultima nota

Una serata memorabile, un'esperienza forte, questa Città Morta, da cui non si esce indenni se si ha vissuto l'esperienza della perdita di una persona cara. Una serata stregata che non ci lascerà presto.

Bravi tutti, grazie per questo grande momento all'opera!

foto Jef Rabillon


 

 

 
 
 

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