Milano, Teatro alla Scala: “Il Barbiere di Siviglia”

Teatro alla Scala – Stagione Lirica 2014/15
“IL BARBIERE DI SIVIGLIA”
Melodramma buffo in due atti di Cesare Sterbini dall’omonima commedia di Pierre-Augustin Caron de Beaumarchais
Musica di Gioacchino Rossini
Il conte di Almaviva EDOARDO MILLETTI*
Don Bartolo GIOVANNI ROMEO*
Rosina LILLY YORSTAD*
Figaro LEO NUCCI
Don Basilio RUGGERO RAIMONDI
Fiorello KWANGHYUM KIM*
Berta FATMA SAID*
Un ufficiale PETRO OSTAPENKO*
Ambrogio MICHELE NANI
Orchestra e coro del Teatro alla Scala di Milano
Direttore Massimo Zanetti
Maestro del coro Bruno Casoni  
Regia, scene e costumi Jean-Pierre Ponnelle
*Solisti dell’Accademia Teatro alla Scala
In collaborazione con Accademia Teatro alla Scala
Collaboratori alla preparazione degli allievi: Leo Nucci e Ruggero Raimondi
Allestimento del Teatro alla Scala
Milano, 27 luglio 2015
Il Barbiere di Siviglia,
opera  che per Stendhal  fa compiere  più di tutte le altre “intima conoscenza con Rossini”  torna alla Scala con la celeberrima regia di Jean-Pierre Ponnelle. Poco c’è da commentare sulle scelte di scena del successo di Ponnelle  arcinote sia ai più che ai meno appassionati. Infatti da più di 40 anni (la prima rappresentazione  fu sempre alla Scala nel ’72)  questa regia  fa innamorare il mondo per la più celebre opera del compositore pesarese. Un unico problema tecnico si è avuto all’inizio del secondo atto quando all’apertura il sipario ha travolto lo scrittoio del Dottor  Bartolo. Per il resto gli interpreti, considerando che la maggior parte di loro studiano ancora all’Accademia della Scala, hanno dimostrato una disinvoltura sul palco  e capacità recitative non scontate, grazie sicuramente al prezioso contributo apportato da Nucci e Raimondi.
Dirige l’orchestra  Massimo Zanetti, che dopo l’insuccesso per la Carmen scaligera di qualche mese fa, si riconferma non in un grande stato di forma.  Già l’ ouverture è infatti suonata eccessivamente veloce e ciò complica l’esecuzione delle dinamiche, tanto care a Rossini, come il suo noto crescendo che spesso comincia già troppo in forte. Anche nel secondo atto,  il momento del “temporale” è eseguito in maniera fiacca e con poca incisività. Una concertazione non sempre ottimale anche nell’equilibrio tra buca e palcoscenico. 
Per quanto riguarda il cast, il personaggio di Rosina è interpretato dal mezzo-soprano russo Lilly Jorstad, di recente entrata all’Accademia. Il suo fraseggio è ricercato e preciso e la sua voce davvero apprezzabile. Si dimostra fin da subito dotata di un’ottima gestione del canto d’agilità e omogeneità di proiezione. Anche la sua recitazione è convincente e ben riesce a sottolineare le caratteristiche tipiche di Rosina, “docile”, ma “vipera”. Il tenore Edoardo Milletti, (Il Conte d’Almaviva) è dotato di  voce bella e calda, in verità sembra già orientata a un lirismo più donizettiano (Elisir, Don Pasquale…). Sicuramente il fattore emotivo ci avrà messo lo zampino e il giovane cantante ha affrontato l’aria d’entrata con qualche durezza ma ha  complessivamente saputo gestire il ruolo in modo positivo .
Il compito di interpretare Bartolo spetta a  Giovanni Romeo. Il suo è un ruolo difficile, ostico da un punto di vista sia vocale che interpretativo. Ha comunque successo in entrambi i casi, sfoggiando un buon timbro e una fluidità vocale eccezionale, considerata la sua giovane età. Il suo è sicuramente un Bartolo efficace: ossessivo,  geloso e “trombone” al punto giusto.  
E veniamo al Figaro di Leo Nucci. Il cantante, classe 1942, per qualità vocali e performance sul palco dimostra almeno la metà dei suoi anni. Si cala da un palo, salta, corre e a ciò unisce una agilità vocale unica, qualità per la quale è conosciuto a livello mondiale. Insomma  il suo è un Figaro storico e lo è a buon diritto. Il basso Ruggero Raimondi (Don Basilio) riesce ad avere ancora valide frecce al suo arco. La vocalità ancora imponente, il fraseggio incisivo ed elegante sono una garanzia. La sua “calunnia” riscuote meritatamente un enorme consenso tra il pubblico. Puntuale l’aria “il vecchiotto cerca moglie”, cantata con voce  chiara, precisa  negli acuti e musicalmente sicura dal soprano egiziano Fatma Said. Senza troppe pretese è il Fiorello di Kwanghyun Kim che nel pianissimo del coro iniziale (“Piano pianissimo”) tende a cantare un po’ troppo forte, come a volersi imporre  su coro e orchestra. Corretto l’ufficiale di Petro Ostapenko. Alla fine dello spettacolo, gli oltre dieci minuti di applausi hanno siglato l’esito più che positivo di una recita complessivamente riuscita.