Il Falstaff di Gatti

Alla Scala la ripresa dell'opera con la regia di Carsen

Recensione
classica
Teatro alla Scala Milano
Giuseppe Verdi
19 Ottobre 2015
Che Danielle Gatti abbia Falsaff nelle sue corde è indubbio, come anche che l'abbia diretto con una precisione e una verve ineguagliabili. Non una sbavatura, trasparenza assoluta, sonorità aspre alternate a dolci abbandoni. L'orchestra della Scala è stata davvero funambolica sotto la sua guida e ciò è sufficiente per consigliare di tornare a vedere lo spettacolo firmato da Robert Carsen, già in cartellone nel 2013. All'epoca ne era stata fatta una recensione sul sito del GdM e per tanto accenniamo soltanto che la messa in scena non ha peso la freschezza originaria. Con anche delle impertinenze, allora non notate, che fanno doppiamente sorridere quando alcune parole del libretto vengono elegantemente tradite dal regista. In casa Ford per esempio si nomina spesso il paravento, che nella cucina anni Cinquanta di Alice proprio non ci sta, sicché Carsen ora lo sostituisce con un armadio di formica ora con un tavolo con tovaglia per i giovani innamorati. Ma le allegre comari (Eva Mei, Laura Polverelli, Marie-Nicole Lemieux) sono talmente spiritose che tutto funziona a meraviglia. Più ardua la sostituzione del liuto che Nannetta (Eva Liebau, la migliore delle voci femmnili) dovrebbe portare in scena, mentre qui lei si accontenta di accendere una radiolina che trasmette la dolce berceuse per introdurre Falstaff. Il quale è poi costretto a spegnerla con un gesto ammiccante per lasciar posto all'orchestra. Insomma il ritmo da vaudeville scelto dal regista non viene mai meno e sottolinea per contrasto i momenti cupi, come la disperazione di Ford (Massimo Cavalletti) per essere tradito o l'attacco del terzo atto col povero "pancione" ridotto a dialogare con un cavallo indifferente alle sue disgrazie. Protagonista e mattatore è Nicola Alaimo, che non fa rimpiangere i suoi illustri predecessori, anzi ha liberato il personaggio da una gestualità stratificata per tradizione. Spiace segnalare i tanti palchi e soprattutto posti vuoti in platea, segno che la Scala ha bisogno di rifondare il rapporto con gli spettatori (la serata in questione era fuori abbonamento), rivedendo i prezzi, andando a scovare nuovo pubblico. Comunque molte le risate durante lo spettacolo e molti gli applausi alla fine, specie per Gatti e Alaimo.

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