Jesi, Teatro Pergolesi: “Nabucco”

Teatro G.B. Pergolesi – 48° Stagione Lirica 2015
“NABUCCO”
Dramma lirico in quattro parti. Libretto di Temistocle Solera
Musica di Giuseppe Verdi
Nabucco CARLOS ALMAGUER
Ismaele 
LEONARDO GRAMEGNA
Zaccaria 
RAMAZ CHIKVILADZE
Abigaille 
MARIA BILLERI 
Fenena 
ELISA BARBERO
Il gran sacerdote di Belo 
PAOLO BATTAGLIA
Abdallo 
ROBERTO CARLI
Anna 
ALICE MOLINARI
Orchestra dell’Opera Italiana
Coro Lirico Marchigiano “V.Bellini”
Direttore Aldo Sisillo
Maestro del Coro Carlo Morganti
Regia e scene Stefano Monti
Elementi scenici dello scultore Vincenzo Balena
Costumi Massimo Carlotto
Luci Nevio Cavina
Coproduzione Fondazione Teatro Comunale di Modena, Fondazione Pergolesi Spontini di Jesi, Fondazione Teatri di Piacenza. Allestimento dell’Ópera de Tenerife- Auditorio “Adán Martín”
Jesi, 16 ottobre 2015

In ricordo dell’archeologo siriano Khaled Asaad –custode dell’antico sito di Palmira, ucciso dai jihadisti per non aver rivelato il nascondiglio di inestimabili reperti romani – è dedicato l’allestimento del “Nabucco” di Giuseppe Verdi, che ha inaugurato la 48a stagione lirica di tradizione del Teatro G.B.Pergolesi di Jesi. Il titolo nasce da una coproduzione Fondazione Teatro Comunale di Modena, Fondazione Pergolesi Spontini e Fondazione Teatri di Piacenza, dall’allestimento dell’opera de Tenerife-Auditorio Adan Martin. Rispetto allo spazio scenico originario è stata sin da subito evidente una sorta di costrizione degli spazi scenici che non hanno aiutato lo scenografo Stefano Monti a ricreare i giusti volumi e dimensioni precedentemente progettati. Molto spesso seppur l’impianto formato da colonne rotanti e le interessanti luci e proiezioni di Nevio Cavina tentassero di sottolineare quel dinamismo degli eventi e dell’intimità dei personaggi il risultato era spesso confusionario ed approssimativo. Non aiutavano gli stereotipati movimenti registici delle masse corali, tantomeno quello dei protagonisti che più di alzare braccia al cielo o cantare fronte scena non facevano. Di grande impatto le sculture di Vincenzo Balena che ricreavano fregi dell’iconografia assiro babilonese finanche il grande dio “Bazuzu” (qui in veste di Belo) che sul finale viene squarciato dalla potenza dell’unico Dio di Israele. Interessanti anche le maschere argentate (ricordiamo una mostra del 2014 dello stesso sculture “Le maschere di Ifigenia”) dove i volti tenuti in sospensione dai figuranti ricreavano un rapporto emozionale ed empatico tra le vicende in scena e lo spettatore. Idee diverse ed alcune interessanti dunque, ma non ben assortite o forse non ben adattate al palcoscenico del Pergolesi. I costumi di Massimo Carlotto erano di bel taglio ed alcuni dai disegni anche interessanti, peccato però per i materiali di pessima qualità che in spazi così ristretti erano ancora più evidenti.
Sul piano musicale il direttore Aldo Sisillo ha diretto una funzionale Orchestra dell’Opera Italiana con partecipazione e piglio puntando un po’ troppo sui passi battaglieri e corruschi a discapito della liricità degli affetti dell’intimismo della partitura; alcune sonorità erano eccessivamente gonfiate e qualche dinamica sin troppo appiattita. Questo però non ha inficiato di massima la prestazione generale che pur non essendo notevole è stata più che funzionale allo spettacolo.
Maria Billeri (Abigaille) possiede una voce indubbiamente importante ed un senso teatrale più che consolidato per natura e per esperienza; la sua esecuzione della scrittura vocale è stata inattaccabile, salvo alcune lievissime sfocature comparse qua e là nelle agilità e negli estremi acuti. Il suo strumento è ricco di colori ed è stata davvero rimarchevole la padronanza tecnica e l’intelligenza di risolvere alcune asperità della partitura con soluzioni appropriate. Il soprano ha esibito il giusto slancio ed un fraseggio bruciante che ha regalato al suo personaggio quel temperamento dovuto.
Carlo Almaguer (Nabucodonosor) è stato tra i cantanti in scena quello più solido e dalla prestazione costante e sempre eccellente. E’ parso vocalmente sempre coinvolgente per aderenza drammatica e per le molteplicità di intenzioni che ha saputo sottolineare. L’ampia gamma di accenti, di vigore interpretativo e di vivido approfondimento della frase cantata, hanno restituito un personaggio affascinante e impeccabilmente sbalzato. Meno presente da un punto di vista attoriale. Ramaz Chikviladze (Zaccaria) ha voce sana e di bella pastosità ed ha scenicamente interpretato il ruolo con discreta credibilità interpretativa nonostante alcuni limiti nel registro acuto più che evidenti nell’aria “Come notte a sol fulgente”. Elisa Barbero (Fenena) ha delineato un personaggio credibile. La voce è bella sia per colore che incisività ed è riuscita a creare notevoli nuances espressive e varietà di accenti soprattutto nei momenti più squisitamente lirici. Leonardo Gramegna (Ismaele) possiede uno strumento notevole ma anche un eccessivo slancio ed abbondante generosità a scapito spesso di musicalità e di un senso del fraseggio che dovrebbe essere più sorvegliato ed approfondito. La sua prestazione è stata comunque tra le migliori della serata ed è stato apprezzato dal pubblico marchigiano con generosi consensi.La compagnia di canto era completata dal sicuro Paolo Battaglia (Il gran sacerdote di belo), Roberto Carli (Abadallo) e dalla squillante Alice Molinari (Anna). Ottima la prova del Coro Lirico Marchigiano “Vincenzo Bellini” diretto dal maestro Carlo Morganti. Pubblico soddisfatto che ha gradito e ringraziato con applausi abbondanti. Foto BINCI